In cordata, per dire grazie. Una storia di amicizia e gratitudine
I tre amici, dopo l'intervento di Valeria, hanno fatto circa 27 chilometri di strada, 5 ore e mezza di cammino. Per dire “grazie”.
“Buongiorno Vale!”. Quando lunedì scorso, di prima mattina, ha aperto la porta di casa, non si sarebbe mai immaginata di trovare sorridenti sull’uscio tre suoi amici con lo zaino in spalla, pronti per partire. “Te l’avevo promesso, Vale, e le promesse vanno mantenute”.
A raccontare su Fb questa storia di amicizia e gratitudine è la giornalista Valeria Lusztig.
Reparto di pneumologia del policlinico di Milano. È la sera del 14 marzo. Un lunedì. Fosse stato anche un martedì o un mercoledì, alla fine poco importa. Perché quando sei da due mesi da sola, bloccata in un letto d’ospedale, attaccata all’ossigeno ad alti flussi, le giornate sono tutte uguali e le poche energie che hai le metti tutte per tenerti stretta alle lancette del tempo, desiderando ardentemente di scavallare la mezzanotte ed entrare così in un nuovo giorno.
Valeria era in rianimazione. Sapeva che la situazione era grave. I medici avevano già chiamato i suoi familiari perché la salutassero per l’ultima volta. Ma lei continuava a tenersi stretta alle lancette del tempo, “dispersa in una bolla di disperata sopravvivenza”, come racconterà qualche settimana dopo su Fb.
Non era la prima volta, in 47 anni, che Valeria lottava per sopravvivere. La fibrosi cistica le aveva compromesso a tal punto i polmoni che 5 anni fa aveva avuto bisogno di un trapianto. Dopo l’intervento, per mantenere fede ad una promessa fatta, arrivò a cima Balmenhorn, nota anche come Cristo delle Vette, sul Monte Rosa, a 4.167 metri di altitudine. L’estate scorsa una nuova ascesa, sempre sul monte Rosa, fino al Capanna Gniffetti, accompagnando col cuore la cordata di “Fragili rocce” fino a Capanna Margherita.
Poi, all’inizio di quest’anno arriva una brutta crisi di rigetto senza appello. Il 13 gennaio il ricovero al policlinico di Milano.
È la sera del 14 marzo. Valeria è allo stremo delle forze. Rivede le foto di Francesco Ferretti e di Alessia Tirelli che raccontavano il cammino alla Pieve di San Valentino (Castellarano – Reggio Emilia), dove riposano le spoglie del beato Rolando Rivi, il seminarista ucciso a 14 anni “in odium fidei” dai partigiani durante la seconda guerra mondiale.
Scorrendo quelle foto, Valeria si ricorda dell’articolo che aveva scritto, vent’anni prima per il Resto del Carlino, in cui raccontava la guarigione miracolosa di James Blacknell J., un ragazzino di Londra, affetto da grave forma di leucemia, guarito completamente dopo aver toccato una reliquia del beato Rolando.
“Lo conoscevo bene, il beato Rolando, e mi sono rivolta a lui come si fa nella disperazione, nella totale assenza di prospettiva, chiedendogli due nuovi polmoni”, racconta Valeria.
La mattina dopo, il medico che l’aveva in cura entra nella sua stanza e le dice: “Ci sono due polmoni in osservazione”.
Valeria entra in sala operatoria alle 7 del mattino e ne esce 19 ore più tardi, quando sono le 2 del giorno dopo.
Una settimana dopo l’intervento, dal reparto di rianimazione, Valeria racconta a Francesco Ferretti che le sue foto e quelle dell’amica Alessia l’avevano ispirata. “Me – scrive su Fb Valeria – la figlia più disgraziata e non certo santa o devota”.
“Francesco mi disse che sarebbe andato a ringraziare a piedi ma io, sotto morfina e stordita dall’intervento, non avevo capito che quella era una promessa che avrebbe onorato”.
E così lunedì 2 maggio, di buon’ora, Francesco Ferretti insieme a Alessa Tirelli e Federica Cattani è andato a dare il “buongiorno” a Valeria – uscita il 28 aprile, giorno del suo onomastico (s. Valeria da Milano), dal policlinico di Milano con una lettera di dimissioni di 18 pagine “a carattere piccolo” – e poi i tre sono partiti da Rivalta alla volta di Pieve San Valentino a Castellarano. Circa 27 chilometri di strada, 5 ore e mezza di cammino. Per dire “grazie”.
“Era il minimo, Vale, per te – scrive su Fb Francesco, che lo scorso luglio aveva accompagnato Valeria sul Monte Rosa –. Mi sono legato in cordata con te in una notte di stelle e di sogni per salire a Capanna Margherita. Ti ho portato fin su con i pensieri belli anche se il tuo respiro ha inciampato nei passi ripidi della salita e ha detto ‘basta così’ mentre albeggiava. Era il minimo. Quella cordata di amicizia mi lega ancora forte. Un grazie cosmico, non so davvero diretto a chi… A Rolando Rivi, pretino dal viso buono, a te per la tua simpatia e intelligenza, ad Alessia e Federica che mi hanno seguito un passo dopo l’altro. Ai fiori che ieri circondavano ogni nostro passo, al cielo azzurro e al tramonto infuocato davanti al quale la bottiglia di spergola è diventata risate leggere. Ti aspettiamo per camminare con te, ancora!”. E su Fb arrivano anche il “grazie” di Federica (“Grazie a te Valeria, che anche oggi mi riempi il cuore di gioia e gli occhi di lacrime di commozione! Sei unica!”) e di Alessia (“Mai stata tanto felice di camminare, una giornata speciale, indimenticabile, grazie”).
“Nel bel mezzo di un’epoca in cui ci siamo divisi, insultati, abbruttiti, abbiamo avuto paura e siamo diventati piccoli ed egoisti, esistono ancora i pazzi, i grati, gli amici – commenta Valeria –. Non so davvero cosa ho fatto per meritare amici e amiche così, e l’elenco dei ringraziamenti è lungo e a tratti imbarazzante. Non conosco modo adeguato per esprimere loro la mia incredulità e gratitudine, perciò vi chiedo un favore: fatelo anche voi”.