In Lombardia senza tampone irregolari e chi non ha la residenza
La denuncia del Naga. "Solo chi può pagare accede alle strutture private". E c'è chi rinuncia a farlo anche se ha i sintomi da Covid
Non solo per gli immigrati irregolari, ma anche per chi è senza residenza o domicilio, il tampone gratuito e garantito dal servizio sanitario è diventato un sogno irrealizzabile. In Lombardia chi è senza documenti o residenza non sembra averne diritto, visto che è prenotabile solo tramite il medico di base. È quanto denuncia l'associazione Naga di Milano. "Naturalmente chi può pagare troverà facilmente strutture private disposte a offrire un accesso veloce, sicuro e costoso a questo presidio diagnostico fondamentale - sottolinea Fabrizio Signorelli, direttore sanitario del Naga-, ma che ne rimangano escluse fasce sempre più ampie di popolazione costituisce un grave problema per la salute pubblica. In questa situazione, anche i soggetti con sintomi lievi saranno costretti a ricorrere ancora una volta ai presidi di Pronto Soccorso, rendendo ancor più ingestibile la già grave emergenza sanitaria”, Se difficile è la situazione di chi è senza documenti, quella di chi è privo di un alloggio stabile rischia di diventare tragica: “Chi vive in condizioni di precarietà alloggiativa non può curarsi adeguatamente né isolarsi – spiega Francesca Sabbatini, infettivologa e volontaria dell’Unità di Medicina di Strada del Naga – tanto che per loro ricorrere al tampone per diagnosticare la malattia risulta praticamente inutile; è evidente che questo aumenta molto i rischi di diffusione del contagio”. “Siamo venuti a conoscenza di situazioni di famiglie che per il timore di essere allontanate da parte delle persone con cui condividevano il luogo, pur inadeguato, in cui vivevano, hanno dovuto nascondere la loro malattia - aggiunge Anna Radice, presidente del Naga-. Se una scelta dal genere è sicuramente discutibile dal punto di vista etico, oltre che pericolosa da quello sanitario, quali sono le alternative? Che altra soluzione ha a disposizione un genitore positivo al tampone che vive in quelle condizioni, se, non avendo il medico di base, non può accedere a un ‘Covid hotel’?” “Sentiamo il dovere di mettere in luce alcune delle conseguenze nefaste della scelta politica di fingere che le persone prive di documenti o di fissa dimora non esistano -spiega la Presidente del Naga-: l’irregolarità non è una scelta, ma il prodotto di una legislazione iniqua e controproducente, e, quanto al problema dell’alloggio, le scelte delle amministrazioni locali sembrano improntate molto più alla volontà di mettere sotto il tappeto i fenomeni che a quella di affrontarli”. “Chiediamo che le strutture della sanità territoriale siano rinforzate con la massima urgenza e che siano subito rese accessibili a chiunque senza distinzioni -conclude Anna Radice-, rimuovendo gli ostacoli posti all’assegnazione del Medico di Medicina Generale; la salute è un bene comune e indivisibile, e quanto è accaduto in questi due anni di pandemia dovrebbe farci riflettere sull’impossibilità di difenderla solo per una parte della popolazione”.