Immigrati e volontariato: 10 casi di successo in Italia
Da Milano a Catania la ricerca “Volontari inattesi”, promossa da CSVnet, offre una mappatura esauriente dei rapporti tra i nuovi protagonisti dell’impegno gratuito e le realtà associative locali in cui operano (e che a volte hanno fondato)
La ricerca “Volontari inattesi”, promossa da CSVnet e realizzata dal Centro studi Medì, e presentata il 22 giugno in diretta streaming, oltre alla descrizione quantitativa e qualitativa dell’impegno volontario degli stranieri in Italia, offre anche una panoramica di 10 “buone prassi territoriali”, una mappatura che tratteggia le principali caratteristiche dei rapporti tra i volontari di origine straniera e le realtà associative, attraverso successi e criticità superate.
La prima riguarda il servizio agli anziani svolto presso l’Istituto Virgilio Ferrari di Milano , quartiere Corvetto, da parte dei volontari di Genti di Pace. Qui due domeniche al mese un folto ed eterogeneo gruppo di volontari accompagna gli ospiti alla funzione religiosa per poi condividere insieme la colazione. Genti di Pace è un movimento nato all’interno della Comunità di Sant’Egidio alla fine degli anni ’80 e attivo a Milano dal 1997. Sin da allora si è occupato di anziani, stranieri alle prese con lo studio della lingua italiana, persone senza fissa dimora, rifugiati, e la connessione con Sant’Egidio ha fatto sì che fin dall’inizio venissero coinvolte nelle attività di volontariato persone di origine straniera. Il gruppo infatti è composto da uomini e donne di diversa provenienza, cultura e religione: il suo obiettivo è di superare pregiudizi e separazioni, in nome di un’appartenenza comune.
Sempre a Milano un altro buon esempio di inserimento degli stranieri nel volontariato è la Fondazione Franco Verga , composta da una trentina di volontari di cui sette di origine straniera. La Fondazione svolge numerose attività: dagli sportelli di consulenza e di orientamento al lavoro, alle classi di lingua e cultura italiana, all’inserimento sociale delle famiglie di origine straniera nei quartieri di residenza. È principalmente attraverso gli sportelli che avviene il contatto tra la Fondazione e i futuri volontari di origine straniera, i quali decidono di unirsi nelle attività o perché spinti da un desiderio di migliorare le proprie competenze sociali (come spesso è nel caso dei richiedenti asilo), o per volontà di restituzione, o perché, più semplicemente, l’attività di volontariato risulta essere utile in primis ai volontari.
Ad Oleggio (Novara), c’è invece la Banca del tempo , nata nel 1996 grazie a un gruppo di donne mosse dalla necessità di spartirsi la cura dei figli. In questo caso l’apertura alle persone di origine straniera è stata fisiologica e ha semplicemente coinciso con l’arrivo delle famiglie dal Senegal, dal Marocco, dall’Egitto. Oggi la Banca del tempo rivolge molti dei suoi servizi ai richiedenti asilo, i quali, indirizzati qui direttamente dal Comune, restituiscono il tempo loro dedicato mettendo a disposizione il proprio, aiutando gli anziani, facendo lavori di riparazione, o offrendo qualsiasi altro servizio utile.
Il Cism, Coordinamento immigrati del sud del mondo , nato nel 1994 a Spinea (Venezia), svolge numerose attività, dallo sportello legale all’inclusione delle donne straniere, dal dopo scuola alle cene e le feste multietniche. Sin dalla sua nascita il Cism ha visto un’elevata partecipazione di volontari e volontarie immigrati. Ad oggi, proprio il coinvolgimento di nuovi volontari, in particolare di giovani di origine straniera, costituisce la principale sfida dell’associazione: la partecipazione migrante infatti è considerata un elemento imprescindibile nelle battaglie per i diritti dei migranti stessi e per la costruzione di spazi di convivenza pacifica.
Un’altra esperienza significativa è quella del Centro immigrazione asilo cooperazione internazionale (Ciac Onlus), avviata a Parma agli inizi degli anni ’90 tramite gli sportelli territoriali dedicati all’integrazione, all’asilo e alla cittadinanza, gestiti da operatori stranieri qualificati. L’aver puntato sulla qualificazione del personale straniero e avergli affidato ruoli di rilievo all’interno dell’associazione ne costituisce senz’altro uno degli elementi di maggiore importanza.
Ugualmente rappresentativo del protagonismo dei migranti nelle attività di volontariato, è il caso della Croce Rossa di Fermignano , in provincia di Pesaro e Urbino. Il comitato ogni anno a gennaio attiva il reclutamento dei volontari, che è sempre molto partecipato anche da persone di origine straniera. La loro presenza inoltre è considerata uno strumento molto efficace sia perché riduce i pregiudizi razzisti e quindi crea un ambiente più aperto ed inclusivo all’interno della città, ma anche perché abbassa l’età media dei volontari e permette un ricambio generazionale tra le loro fila.
L’associazione Stracomunitari è operativa dal 2016 a Senigallia (Ancona), dove è nata per volontà di un gruppo di volontari che già precedentemente davano sostegno ai migranti appena arrivati. Anche Stracomunitari è nato come gruppo “meticcio”, costituito da due donne e un uomo italiani, un uomo marocchino e un altro proveniente dal Bangladesh. L’associazione si occupa principalmente di distribuire generi alimentari e, a detta del presidente Mohamed Malih, è riuscito ad aprirsi all’arrivo di nuovi volontari non italiani anche grazie all’approccio non assistenzialista dell’associazione. Il suo obiettivo infatti non è quello di fornire sostegno dall’alto, ma di attivare percorsi di empowerment dal basso, tramite il coinvolgimento nella distribuzione del cibo anche degli stessi beneficiari.
La Rete Scuolemigranti , con sede a Roma, mette insieme più di 90 associazioni di volontariato attive nella provincia e impegnate nell’insegnamento della lingua italiana alle persone di origine straniera. Qui le modalità di coinvolgimento degli stranieri sono varie: non solo, come avviene tipicamente, persone che restano nella scuola in qualità di insegnanti dopo esserne state utenti, ma anche ex allievi che organizzano in autonomia corsi di lingua per lavoratori stranieri, laboratori per bambini, e mettono in piedi occasioni di socialità di vario tipo, mosse dal piacere (dimostrato dalla ricerca) che si ricava tramite le attività di volontariato.
Chi rom… e chi no è un’associazione che opera da ormai 17 anni a Scampia, nel cuore pulsante di Napoli. La prima sede dell’associazione è stata una baracca costruita all’interno di uno dei campi rom, insieme ai suoi abitanti. Il suo obiettivo è fare da ponte tra il campo e il quartiere, favorire l’incontro, abbattere i pregiudizi, tramite attività aperte a rom e non rom: laboratori per bambini, percorsi di alfabetizzazione per adulti, giornate di conoscenza all’interno dei campi rivolte alle scuole napoletane. Gli abitanti del campo non sono semplici fruitori delle attività, ma anzi forniscono all’associazione supporto di vario tipo nello svolgimento delle stesse. Sulla base del rapporto di fiducia, si compiono da anni consolidati percorsi sia di sostegno all’interno del campo che di contaminazione tra lo stesso e il quartiere circostante, nella consapevolezza che le problematiche di chi vive nell’insediamento sono in parte accomunabili a quelle di chi vive nei tanti complessi abitativi di Scampia.
A Catania l’associazione Africa Unita è composta da rifugiati, richiedenti asilo, e cittadini italiani. Dal 2017 è impegnata nel supporto alle persone straniere tramite attività che vanno dai progetti per l’integrazione a quelli per il sostegno sociale economico e sanitario, per l’inclusione e la difesa dei diritti. Africa Unita nasce dal basso, durante “l’emergenza” degli sbarchi e durante la crisi dei migranti già sbarcati, ritrovatisi senza fissa dimora. E dalla volontà di mettersi a disposizione di chi giunge in Italia si è tramutata in un’attività organizzata di affiancamento e sostegno nel percorso di richiesta della protezione internazionale, nonché di mediazione culturale in tutti i luoghi dove questo fondamentale servizio non è fornito. La capacità di aprirsi ad altri volontari di origine straniera (benché ci siano anche cittadini italiani tra le fila degli operatori) era dal principio insita in uno degli obiettivi dell’associazione, cioè svincolarsi dalla dipendenza e dall’assistenzialismo da parte dei cittadini italiani.
“Volontari inattesi” (Erickson 2020, pagg. 352, euro 27)
La scheda editoriale
La prefazione
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