Il più letale. Il rischio di estinzione per numerose specie animali a causa dell'uomo
I numeri dicono che delle 515 specie considerate a forte rischio nello studio, ben 237mila popolazioni sono andate perdute dall’inizio del 1900.
L’essere umano, immerso nel creato, gode delle sue bellezze, mentre esprime nelle sue attività il proprio ingegno e la propria creatività. Un connubio felice e fecondo? Non sempre, purtroppo. Sempre più spesso, infatti, le attività umane finiscono per creare scompiglio, distruzione e danni irreparabili tra i viventi e nell’ambiente.
Ne è esempio doloroso quanto sta accadendo negli attuali 34 hot-spot di biodiversità sparsi su tutto il pianeta: oltre 500 specie di vertebrati terrestri sono ormai sull’orlo dell’estinzione, proprio a causa di attività umane sconsiderate. Per inciso, ricordiamo che le regioni geografiche sono qualificate come hot-spot di biodiversità in base a due criteri: devono contenere almeno lo 0,5% o 1.500 specie endemiche e devono avere perso almeno il 70% della loro vegetazione primaria.
A dare l’allarme su quella che è già stata definita “la sesta estinzione di massa nella storia della Terra” – dunque, un evento di portata epocale – un recente studio (pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”), realizzato da Gerardo Ceballos dell’Universidad Nacional Autonoma de Mexico a Città del Messico, Paul R. Ehrlich della statunitense Stanford University e Peter H. Raven del Missouri Botanical Garden a St. Louis, sempre negli Stati Uniti.
Gli autori sono giunti a tali conclusioni dopo un approfondito percorso di ricerca, che ha richiesto la previa raccolta dei dati di organizzazioni internazionali per la conservazione della fauna (come Birdlife International e International Union for the Conservation of Nature, che compila in particolare la Lista rossa delle specie minacciate di estinzione).
In pratica, si è trattato di analizzare, comparandole tra loro, 29.400 specie di vertebrati terrestri, per scoprire che ben 515 di esse (1,75% del totale) hanno ciascuna ormai meno di 1000 esemplari rimanenti. E la metà di queste 515 specie si trovano in condizioni ancor più drammatiche, con una popolazione residua composta da meno di 250 individui! Per confronto, si stima che le specie di vertebrati scomparse nell’ultimo secolo siano circa 400.
Questo quadro catastrofico, purtroppo, tende a peggiorare. Le nuove stime, infatti, mostrano che 388 specie di vertebrati terrestri delle 29.400 considerate hanno tra 1000 e 5000 individui ciascuna; ebbene, poiché l’84% di esse vive nelle stesse regioni geografiche delle 515 specie prossime all’estinzione, è fondato il timore che presto possano subirne la medesima sorte. E’ acclarato che ad essere più a rischio sono principalmente le regioni tropicali e subtropicali, dove l’elevata biodiversità è fortemente influenzate dalle attività umane.
Oltre alla scomparsa vera e propria delle specie, ciò che preoccupa enormemente gli studiosi è la crescente perdita di “popolazioni”, ovvero di gruppi di una particolare specie stabilmente residenti in una determinata zona. I numeri impietosi dicono che, delle 515 specie considerate a forte rischio nello studio, ben 237.000 popolazioni sono andate perdute dall’inizio del 1900! L’importanza di questo parametro è dovuta al fatto che, con il depauperamento delle popolazioni, le specie non sono in grado di svolgere la loro funzione in un ecosistema, generando così un effetto a catena su molte altre specie. “L’estinzione genera estinzione” avvertono gli stessi autori dello studio.
In definitiva, letti nel loro complesso, i risultati ottenuti evidenziano chiaramente come sia sempre più urgente la necessità di un’azione globale per prevenire un’ulteriore perdita di specie di vertebrati terrestri. “Quello che faremo – spiega Ceballos – per affrontare l’attuale crisi dell’estinzione nei prossimi due decenni definirà il destino di milioni di specie. Stiamo affrontando la nostra ultima opportunità per garantire che i molti servizi che la natura ci fornisce non siano alterati in modo irrimediabile”. E’ tempo, dunque, di assumerci le nostre responsabilità per la custodia della nostra “casa”. Non ci sarà una seconda opportunità!