Il cohousing “da e per le persone con disabilità”: dall'idea alla realtà
Andrea Galliana, geometra di 52 anni, torinese, ha ideato un “condominio dinamico” per chi, come lui, ha una disabilità. Si è ispirata alla sua idea la cooperativa Di Vittorio, che ha realizzato un “social cohousing” in cui 7 appartamenti su 69 sono “senza barriere”
“Ho messo insieme le mie competenze di geometra e la mia esperienza di disabile ed è venuta fuori quest'idea: un condominio dinamico, in cui le persone con disabilità possano condividere spazi, ma anche attività e servizi”. Così Andrea Galliana, torinese, 52 anni, racconta il progetto a cui ha iniziato a pensare dieci anni fa e intorno al quale ha raccolto diversi professionisti, come Carla Casotti, progettista sociale ed esperta di Cohousing, ed “amici architetti, che mi hanno poi messo in contatto con la cooperativa Di Vittorio”. Ed è proprio la cooperativa Di Vittorio che, ispirandosi all'idea di Galliana, ha realizzato recentemente il “social cohousing” a Orbassano, in provincia di Torino: 69 alloggi, di cui 7 destinati a persone con disabilità. In comune e condivisione, spazi all'aperto e al chiuso , in un “complesso residenziale che sostiene l‘inclusione senza barriere e separazioni affiancando la condizione della disabilità a famiglie normodotate – si legge nella brochure di presentazione - Spazi privati e comuni sono definiti con attenzione al rapporto tra dimensione, qualità e comfort. Architettonicamente, rinnova i caratteri formali del primo complesso Arpini – già realizzato – attraverso un disegno contemporaneo dell’architettura”. La locazione avrà durata di 15 anni, al termine dei quali si avrà la possibilità di acquistare l’alloggio ad un prezzo già inizialmente concordato: il costo dell'affitto varia, a seconda della dimensione, dai 360 euro del bilocale ai 550 dell'attico.
“Il progetto somiglia, anche se non corrisponde esattamente, al mio progetto. Ho iniziato a lavorarci – ci racconta Galliana – quando ho dovuto gettare la spugna, dopo 25 anni di professione, di cui gli ultimi cinque in carrozzina. E' allora che ho iniziato a pensare a quanto sarebbe stato utile e prezioso un cohousing adattato per le esigenze patologiche diverse, che metta insieme l'esigenza di avere una casa indipendente con quella di avere spazi in condivisione dedicati, trasformando gli spazi comuni in ambienti condivisi: zona cucina, svago, televisione, palestra, ma anche una sala per le badanti condominiali, con il loro bagno, il letto, l'armadio, sala per palestre ecc. Insomma, una condivisione degli spazi, delle attività e dei servizi, che comprenda anche un ambiente per il coworking, un giardino ecc. Mi sono rivolto a un amico architetto, Paolo Romeo, che mi ha aiutato a mettere a punto l'idea e l'ha definito “condominio dinamico”, in cui ci sia la massima possibilità di scelta”.
Purtroppo, ora che l'idea, tramite la cooperativa Di Vittorio, sta prendendo forma, “per me è impensabile un trasloco: la malattia è avanzata e io non posso spostarmi da casa mia, dove comunque non ci sono barriere e posso contare sull'aiuto di mia sorella, che abita nello stesso condominio. Vorrei però che l'idea circolasse e si diffondesse, sostenuta anche dal ministero della Disabilità: certo, bisogna pensarci in tempo e scegliere questa formula prima che la disabilità sia troppo avanzata. Ma è un modello molto utile, non solo per le disabilità, ma anche per gli anziani. Il governo dovrebbe impegnarsi per fare in modo che più condomini possibili in Italia si trasformino in cohousing, magari sfruttando gli incentivi del 110%. Dobbiamo sapere che disabile possiamo diventarlo, ma anziani lo diventiamo più o meno tutti: investire nel cohousing significa essere lungimiranti e prevenire un problema, prima che divenga emergenza”.
Chiara Ludovisi