Green pass rafforzato, per Unasam gravi ricadute sociali. Le 6 richieste al governo
La direzione nazionale scrive a Draghi e Speranza e al Tavolo tecnico per la salute mentale, esprimendo preoccupazione per le conseguenze discriminanti nella vita delle persone e in particolare in quella parte di popolazione più in difficoltà. E avanza sei richieste
Il Green pass rinforzato, da oggi obbligatorio sui luoghi di lavoro, è uno strumento “discriminante” e dalle pesanti ricadute sociali: ad evidenziarlo è la direzione nazionale di Unasam, che ha inviato una lettera ai ministri Draghi e Speranza e ai componenti del Tavolo tecnico per la salute mentale. “Sentiamo il dovere e la responsabilità di intervenire, ancora una volta, a causa delle conseguenze disastrose e discriminanti che l’introduzione del green pass sta determinando nella vita delle persone e in particolare in quella parte di popolazione più in difficoltà da noi rappresentata”, scrive Unasam, da quasi 30 anni impegnata nel campo della salute mentale e dei diritti umani. “Tra le finalità della nostra azione di impegno civile – si legge nella lettera - oltre a combattere qualunque forma di istituzionalizzazione e coercizione, vi è l’impegno contro qualunque forma di discriminazione. Consideriamo il diritto alla libera scelta in campo sanitario e in salute mentale costituzionalmente inviolabile. Il limite a tale libera scelta è consentito dal nostro ordinamento, attraverso la misura del Tso, solo se si presentano quelle specifiche condizioni indicate dalla norma stessa”
Anche di fronte all'emergenza sanitaria, il diritti alla libera scelta deve essere per Unasam tutelato: “Pur considerando importanti le vaccinazioni e quindi anche la vaccinazione al covid_19 come strumento di prevenzione, riteniamo imprescindibile e inviolabile l’esercizio del diritto alla libera scelta. Pur non essendo quindi il vaccino obbligatorio, il governo, attraverso lo strumento del green pass, ha obbligato di fatto milioni di persone, inclusi i bambini, a vaccinarsi. E con l’introduzione del green pass rafforzato, ha di fatto applicato una discriminazione nei confronti di migliaia di persone ,con ricadute sociali ed economiche per le famiglie e le persone molto pesanti e molto gravi”.
La denuncia di Unasam arriva nel giorno in cui il Green pass rafforzato diventa obbligatorio, dai 50 anni in su, per poter lavorare, con sanzioni previste per i non adempienti. Questo, per Unasam, determina “non solo un danno economico e psicologico ai lavoratori e alle loro famiglie, ma un danno all’economia del nostro Paese e un danno ai servizi essenziali (scuola, ospedali, servizi territoriali, tribunali, Polizia di Stato e Carabinieri, Guardia di Finanza, etc etc). Come si pensa che queste famiglie possono mantenersi, e tutelare la loro salute e la loro salute mentale, se viene negato loro il diritto costituzionale al lavoro e ad un reddito?”.
Le visite nelle Rsa e nelle strutture residenziali
Inoltre, “con l’introduzione del green pass rafforzato è stata compiuta una ulteriore opera di grave discriminazione perché non si possono prendere i mezzi pubblici, non si può viaggiare in Italia (paradossale è il divieto di spostamento dalle Isole), non si può entrare nei negozi di abbigliamento, non si può entrare al bar a prendere un caffè, non si può mangiare al ristorante, non si può entrare negli ospedali”, ma soprattutto, sottolinea Unasam, “non si può andare a trovare i propri cari nelle Rsa e nelle tante strutture residenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali che accolgono minori, anziani, persone con disturbo mentale”.
La discriminazione dei bambini
Unasam pone poi l'accento su quel che accede ai bambini: “Ciò che consideriamo ancora più grave e inaccettabile è la discriminazione sui bambini. L’introduzione della dad per i bambini non vaccinati, il controllo del green pass da parte degli insegnanti, la richiesta nelle palestre del green pass. Bambini, che studiavano insieme, giocavano insieme, facevano sport insieme, bambini che con i loro genitori entravano in tutti i negozi e conducevano una vita sociale. Bambini a cui è difficile far comprendere decisioni che sono di difficile comprensione anche per noi adulti. In Sardegna (e probabilmente anche in altre regioni) nelle scuole elementari, medie e superiori, per le classi in quarantena, si sono disposti gli allontanamenti degli alunni non vaccinati per cinque giorni. Pensiamo che tali provvedimenti possano essere accettati e compresi a cuor leggero dagli studenti?
Noi non lo comprendiamo, anche perché è oramai assodato che le persone vaccinate possono contrarre il virus e diffonderlo”.
Il green pass nella vita quotidiana
“Cosa dire poi del divieto di entrare in Posta, in Banca e negli Uffici Pubblici se non si ha il green pass rafforzato! Noi abbiamo toccato con mano cosa significa: impedire alle persone di condurre una vita normale, di vivere, di pagare le spese, di ritirare i propri denari, di spedire un pacco o una raccomandata urgente, di pagare la bolletta della luce, di ritirare la posta per chì vive in luoghi non serviti dal postino. E che dire del fatto (per chi vi può accedere) che per ogni operazione si deve scansionare il green pass (si pensi a tutte quelle persone che per lavoro devono fare 10 o 20 operazioni allo sportello). Si pensi alle persone anziane, non vaccinati per scelta, che mendicano fuori dallo sportello delle Poste un aiuto per poter fare una operazione”.
Le persone con sofferenza mentale
Una preoccupazione particolare viene espressa, da Unasam, per “le ricadute di queste misure sulle persone che vivono la condizione della sofferenza mentale e sulle nostre famiglie che non possono reggere ulteriormente l’assenza di socialità, di contatti umani, di libero movimento, di percorsi abilitativi, e la precarietà della presa in carico e della continuità terapeutica. Una ricerca pubblicata su The Lancet attribuisce l’aumento della prevalenza e dell’entità del disturbo depressivo maggiore e dei disturbi d’ansia all’aumento dei tassi di infezione da covid_19 e alla diminuzione della mobilità umana. Questi due indicatori hanno incorporato gli effetti combinati della diffusione del covid_19 con il confinamento, la diminuzione dei trasporti pubblici, la chiusura delle scuole e delle aziende, gli ordini di rimanere in casa, la diminuzione delle interazioni sociali”.
Unasam è consapevole della “necessità e l’urgenza di contrastare la diffusione del virus, comprendiamo le prime misure nei primi mesi in cui occorreva riorganizzare il Sistema Sanitario Nazionale (distrutto da decenni di politiche di tagli) ma tante scelte non le comprendiamo. Non comprendiamo la scelta di non consentire l’accesso dei familiari negli ospedali e nelle strutture residenziali (che poteva avvenire con le misure già adottate all’inizio della pandemia: controllo della temperatura, igienizzazione, mascherina e se necessario camice). Tale scelta – riferisce Unasam - ha determinato una sofferenza terribile alle persone ricoverate e ai loro familiari. Una sofferenza che non ha certo contribuito al buon superamento della condizione di malattia che necessitava della presenza dei propri cari, del contatto fisico, dell’amorevole accudimento. Una assenza che ha portato le persone a morire sole e nella disperazione di essere state abbandonate dai loro cari”.
La medicina territoriale
I servizi sanitari, in questi contesto, continuano a essere molto carenti “Avevamo chiesto, già dai primi mesi del 2020, il potenziamento urgente della medicina ospedaliera, della medicina territoriale e dei servizi di salute mentale di comunità per mantenere un buon livello di assistenza e far fronte all’emergenza covid_19. Tante persone, anche tra i nostri associati, hanno contratto il virus. Tanti vaccinati e non hanno superato la malattia senza aver mai ricevuto in casa il medico di base o l’USCA, comunicando solo telefonicamente e/o per mail. Altri hanno avuto la visita dell’USCA anche a distanza di sette giorni dall’inizio della malattia. Altri ancora (non visitati tempestivamente) hanno dovuto ricorrere al 118 e hanno stazionato in ambulanza anche 14 ore prima di poter essere visitati. Questo per sottolineare la carenza di una buona organizzazione territoriale”.
Le sei richieste
Alla luce di tutto questo, Unasam presenta al governo sei richieste: primo, “la cessazione dello strumento del green pass e di qualunque forma di discriminazione”; secondo, “il potenziamento di personale e di strumenti per la medicina territoriale, i centri di salute mentale, la neuropsichiatria per l’infanzia e adolescenza”; terzo, “il rientro in servizio di tutto il personale sanitario sospeso perché non vaccinato”; quarto, “l’accesso in ospedale e in tutte le strutture residenziali dei familiari; quinto, “la garanzia dello svolgimento dell’attività scolastica in presenza e in condizioni di sicurezza che non significa necessariamente mascherina e distanziamento ma locali sicuri, spazi adeguati, igienizzazione e sanificazione”; sesto, “la cessazione dello stato di emergenza”.