Gli anziani tra casa, Rsa e “ageismo”: verso il convegno Erickson
Intervista a Giulia Avancini (Università Cattolica): “Il ddl è sicuramente un passo avanti: abbiamo bisogno di un nuovo sistema di long term care, in cui casa e struttura non siano due poli di un dualismo, ma siano integrati nella comunità. Fondamentale superare l'ageismo”
“Un passo avanti è stato fatto, con l'approvazione del decreto di legge delega, rispetto alla riforma del sistema nazionale della non autosufficienza: abbiamo urgentemente bisogno di un nuovo sistema di long term care per la popolazione anziana, sono 30 anni che aspettiamo questa riforma”. A parlare è Giulia Avancini, assistente sociale, membro del centro di ricerca Relational Social Work, e docente nel corso di Laurea triennale in Scienze del servizio sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sarà lei, venerdì, a coordinare i lavori di apertura del Convegno Erickson “Anziani. Dignità, relazioni, cure”, in programma a Trento il 14 e 15 ottobre. Il Convegno, arrivato alla sua quarta edizione, vuole favorire una riflessione interdisciplinare tra saperi diversi - professionali ed esperienziali - per migliorare la qualità organizzativa e operativa dei Servizi rivolti a persone anziane fragili. Un aspetto di grande importanza anche alla luce delle significative ripercussioni che la pandemia ha avuto su questo specifico ambito.
Long term care e “ageism”
Sarà un'occasione per affrontare le questioni principali che riguardano gli anziani e la loro presa in carico. Inevitabilmente, si parlerà anche della riforma in corso, che proprio con l'approvazione del ddl ha compiuto un passo importante: sarà in particolare Franca Maino, nella plenaria d'apertura, a parlare di anziani fragili e long term care, soffermandosi su sfide future e prospettive di cambiamento. E' un tema che si intreccia anche con un altro, fondamentale: il cosiddetto 'ageism', ovvero il pregiudizio nei confronti delle persone anziane. È un termine che sta prendendo piede anche in Italia. "Noi come operatori, ma anche gli attori della politica sociale, siamo fortemente influenzati dall'ageism. Riconoscere le discriminazioni che agiamo in base all'età sarebbe già un grande passo avanti: ci aiuterà a farlo Nicola Palmarini, direttore del Nica – UK National Innovation Centre for Ageing, organizzazione creata dal governo britannico per lo sviluppo e la promozione di soluzioni innovative dedicate proprio all'assistenza agli anziani”.
Ma quale sarà il filo conduttore delle due giornate di riflessione e confronto? Quale il principio che accomunerà le diverse e variegate posizioni? “Il principio condiviso è che gli interventi per gli anziani non possano essere considerati come un binomio, compartimenti stagni incompatibili l'uno con l'altro: Rsa e domiciliarità non considerarsi alternative nella costruzione del nuovo sistema di long term care. Per questo, avremo un simposio dedicato alla domiciliarità, in cui però si parlerà anche di transizione verso la struttura. E, viceversa, avremo un altro simposio, in cui si parlerà di Rsa, ma anche di apertura e integrazione di queste all'interno della comunità, come parte di essa. Dobbiamo insomma immaginare un sistema complessivo, integrato”.
Un approccio diverso, dunque, da quel dibattito che si è acceso soprattutto durante la pandemia, in cui due posizioni diverse e opposte si fronteggiavano: quella di chi invocava la chiusura delle Rsa e l'altra, di chi rivendicava invece la necessità di queste strutture. “Le situazioni degli anziani e delle famiglie sono così diverse e le variabili sono così tante, che non si può pensare a una soluzione unica, che sia la migliore per tutte. Ci sono casi, per esempio, in cui la domiciliarità rischia di far male a tutti, diventando una prigione per l'anziano, per i parenti e, non ultimo, per gli assistenti famigliari. Come osserva lo studioso Stephane Golant, l'obiettivo non è invecchiare a casa, ma invecchiare nel posto giusto. E perché questo sia possibile, occorre innanzitutto pianificare l'assistenza in anticipo, osservando i bisogno ma anche i desideri della persona. Dobbiamo permettere agli anziani di dire la propria, finché sono in grado di farlo, così da permettere anche ai familiari di compiere le scelte con maggiore consapevolezza rispetto a ciò che l'anziano desidera”.
Altri interventi possibili e necessari sono quelli per il “miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli assistenti familiari, a partire dalla formazione e dalle tutele”.
Ora poi, con una pandemia che ancora non ci siamo lasciati alle spalle, occorre difendere gli anziani dalla solitudine e dall'isolamento: “Lo psichiatra Diego De Leo rifletterà sulla 'vita degna di essere vissuta': si è verificato un aumento di depressione e suicidi tra gli anziani, anche all'interno delle Rsa. Per questo, abbiamo ritenuto utile introdurre questo tema nel convegno. L'isolamento imposto dalla pandemia è servito per far sopravvivere le persone, ma ora dobbiamo chiederci cosa abbia provocato nella mente delle persone. In questa stagione di isolamento, altre due tematiche sono emerse e oggi ci devono interrogare: da un lato, il suolo che gli operatori hanno avuto e potranno avere nel mediare le relazioni tra anziani e familiari, come è accadute nelle videochiamate, o nei primi incontri in presenza a distanza. Questo ruo9lo di mediatori, ma anche di controllori, richiede competenze nuove, su cui dobbiamo lavorare. E poi, c'è il ruolo dei familiari: il venir meno della loro presenza in struttura ha avuto conseguenze drammatiche, soprattutto sul benessere degli anziani, ma anche sulla qualità dei servizi. Questo dimostra quanto sia importante che le Rsa siano riconosciute come parte della comunità e integrate in essa e nel sistema di presa in carico sociale”.
Chiara Ludovisi