Giornata contro la droga. Comunità terapeutiche: “Mai più invisibili”. “Il Governo senta il nostro grido di dolore”
Oggi, 26 giugno, è la Giornata mondiale contro l'uso e il traffico illecito di droga. Per l'occasione le principali reti del privato sociale e delle comunità che rappresentano una parte importante del sistema italiano dei servizi per le dipendenze lanciano un’iniziativa nazionale per riaccendere i riflettori su un settore che è stato completamente dimenticato durante l'emergenza sanitaria legata al Covid-19. "Inaccettabile il silenzio delle Istituzioni", dice Luciano Squillaci, presidente della Fict
“Mai più invisibili”: è lo slogan che insieme hanno adottato le principali reti del privato sociale e delle comunità che rappresentano una parte importante del sistema italiano dei servizi per le dipendenze – il Coordinamento nazionale Intercear–Rete dei coordinamenti regionali degli enti accreditati per le dipendenze, la Federazione italiana comunità terapeutiche-Fict, la Comunità San Patrignano, Comunità Incontro onlus, Acudipa, il Cnca, Comunità Emmanuel -, per un’iniziativa nazionale in occasione della Giornata mondiale contro l’uso e il traffico illecito di droga, che si celebra oggi, 26 giugno. Ma è anche un programma comune per il futuro. “Verso di noi registriamo il totale abbandono e l’indifferenza delle Istituzioni”, è la denuncia che ha accomunato gli interventi dei vari responsabili in una conferenza stampa on line, che si è svolta ieri sul canale YouTube della Fict. Tutte le comunità terapeutiche aderenti all’iniziativa affiggeranno oggi uno striscione con lo slogan
“Mai più invisibili”,
ha ricordato, all’inizio dell’incontro, Luciano Squillaci, presidente della Fict, “con la partecipazione degli stessi ragazzi, ‘i veri dimenticati’, per coinvolgerli in questa battaglia per un equo trattamento che combattiamo prima di tutto per loro. Il messaggio e le foto degli striscioni saranno inviati direttamente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e a tutti i membri del Governo e del Parlamento”.
“Assistiamo a un velocissimo cambiamento del mondo delle dipendenze – sia da sostanze, vecchie e nuove sintetiche, sia da gioco d’azzardo – e questo rende più complesso interpretare cosa sta accadendo”, ha esordito Roberta Pacifici, direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità. “La cannabis – ha ricordato – resta la sostanza più utilizzata nel mondo, in Europa e in Italia; segue la cocaina, che è la più utilizzata tra le persone prese in carico dalle comunità ed è spesso associata all’abuso di alcol. Crescono le dipendenze da più sostanze e si abbassa sempre di più l’età del primo contatto con la droga”. Soprattutto,
“preoccupa il fenomeno delle nuove sostanze psicoattive, che tocca 110 Paesi nel mondo;
730 sono quelle monitorate in Europa. Dal 2016 sono oltre 300 le sostanze psicoattive registrate in Italia, 33 delle quali comparse per la prima volta proprio nel nostro Paese”. Pacifici ha avvertito: “Gli oppioidi sintetici hanno una tossicità molto forte. L’overdose da sostanze sintetiche è molto difficile da trattare e questo spiega anche l’alto numero di decessi negli Stati Uniti e in Europa”. Si tratta anche di sostanze sconosciute, “difficili da identificare”: “Molte morti droga correlate sono probabilmente collegate a queste sostanze sintetiche sconosciute”. Anche il Covid-19 ha avuto un suo impatto sul fenomeno: “Ci sono stati un’interruzione e un rallentamento della catena di approvvigionamento al dettaglio, ma grossi carichi di sostanze sono arrivati, adeguando i metodi di trasporto, i prezzi sono saliti e le droghe sono state tagliate con sostanze mai utilizzate e improvvisate, con il rischio di maggiori casi di overdose e morti”. Inoltre, “c’è stato un boom dell’approvvigionamento attraverso il web e il dark web”.
Si tratta di “modifiche che incideranno sulla salute dei consumatori e che potrebbero diventare permanenti, anche dopo la fine dell’emergenza e del lockdown”.
“Il Covid si è abbattuto su un sistema già fragile. In questi mesi abbiamo cercato l’interlocuzione del Governo e dei gruppi parlamentari per far inserire all’ordine del giorno il problema delle dipendenze, abbiamo chiesto di essere considerati nei Decreti ‘Cura Italia’ e ‘Rilancio’. E il risultato?
Zero provvedimenti!”,
ha denunciato Squillaci. Non solo: “Veniamo considerati come Rsa, non sono state elaborate linee guida specifiche per noi, così ce le siamo costruite da soli, ma ci dobbiamo interfacciare con le Regioni e ognuna si muove a suo modo. Dunque, grazie soprattutto all’iniziativa e alla professionalità degli operatori delle nostre comunità, noi ci siamo dimostrati all’altezza, cercando di fronteggiare le difficoltà che tutte le strutture socio assistenziali e sanitarie in Italia hanno vissuto in questo periodo emergenziale, ma lo abbiamo fatto da soli. Le Istituzioni non si rendono conto che le persone con dipendenze, anche comportamentali e psichiatriche non possono stare per la strada o ritornare a casa, anzi questo creerebbe un ulteriore disagio sociale senza contenimento. E sembra che si ignorino anche i dati sulle morti a causa della droga in Italia. I tossicodipendenti, i malati psichiatrici, i minori con dipendenza anche comportamentali, i malati di Aids, gli alcolisti sono i nuovi ‘invisibili’.
Questo vuoto, indifferenza e silenzio da parte delle Istituzioni è inaccettabile”.
Squillaci ha attaccato: “Qualcuno ha detto: ‘Nessuno sarà lasciato indietro’.
Purtroppo i servizi per le dipendenze non solo sono stati lasciati indietro, sono stati completamente dimenticati”.
E ancora il presidente della Fict ha sottolineato la necessità di mettere mano a una riforma della normativa (la 309/90) che regola i servizi per le dipendenze, ma che oramai “è oltrepassata e inadeguata per rispondere ai bisogni della persona”.
“Ascoltare il grido di chi lavora con il disagio umano”
è stata la richiesta di Biagio Sciortino, presidente di Intercear: “Si è cercato il confronto con il Governo e con i parlamentari per spiegare che le comunità non possono essere ‘massificate’ insieme a tutti gli altri servizi, perché la conseguenza del fare di tutta l’erba un fascio comporta che i nostri bisogni sono puntualmente disattesi”. Ma, “nonostante gli sforzi fatti pochissima è stata l’attenzione data al mondo delle comunità e quasi nulla ci è stato riconosciuto. Siamo stati completamente invisibili agli occhi del Governo e purtroppo ancora oggi lo siamo. Lo stesso Piano Colao, nel capitolo sui servizi territoriali sociosanitari, nel citare i servizi residenziali per le dipendenze, espressamente richiama in negativo la definizione di ‘nuova forma di istituzionalizzazione territoriale’. Non solo invisibili e dimenticati, ma anche non riconosciuti nella nostra funzione sociale e sanitaria”.
Riallacciandosi ai dati offerti da Pacifici sui danni alla salute provocati dalle sostanze sintetiche, Francesco Vismara, responsabile delle relazioni istituzionali di San Patrignano, ha richiamato l’attenzione sulla mancata attenzione da parte del Governo e, al tempo stesso, su alcuni emendamenti proposti al Decreto Rilancio che puntano a liberalizzare la cannabis non solo light, i cannabinoidi, le sostanze sintetiche e semi sintetiche:“È una provocazione molto grave, mentre sono state disattese tutte le richieste delle comunità per cercare di rispondere al maggior disagio creato dal Covid-19”.
Anche Vismara ha fatto presente che “erroneamente” nel Piano Colao le comunità terapeutiche sono trattate alla stregua dei servizi territoriali per la salute mentale. “Urgenti”, inoltre, “la riforma della 309/90” e “il problema delle risorse” in un settore “da troppo tempo dimenticato”. Alla video conferenza sono intervenuti anche Tania Fontanella della Comunità Incontro onlus, che ha ricordato un aumento delle richieste di entrare in comunità da parte di donne, Giuseppe Mammana di Acudipa, che ha rilevato come durante il lockdown sia cresciuto il gioco d’azzardo on line, e Vincenzo Leone della Comunità Emmanuel, che ha voluto ricordare come sia stato sbagliato considerare le comunità terapeutiche alla stregua di Rsa durante l’emergenza coronavirus, anche con l’aumento di fenomeni di regressioni nel percorso di alcuni ospiti delle comunità. Per problemi tecnici, invece, non è stato possibile, collegarsi con Riccardo De Facci, presidente del Cnca.