"Efris", ricongiungimenti familiari dei msna: buone pratiche e linee guida
Progetto di Cidas e Unhcr con l'obiettivo di migliorare lo svolgimento delle procedure di ricongiungimento familiare in ambito Dublino III, che riguardano i minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. “Poca conoscenza, procedure lunghe: il progetto offre supporto per tutti i Paesi membri”
Si chiama EFRIS – European Family Reunion Innovative Strategies: implementato dalla cooperativa ferrarese Cidas in partenariato con Unhcr, nasce per rispondere all’esigenza di migliorare in termini di efficacia lo svolgimento delle procedure di ricongiungimento familiare ai sensi del Regolamento Dublino III che riguardano i minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. L’obiettivo generale del progetto è di ridurre i movimenti secondari dei minori, ovvero il loro allontanamento dalla rete di protezione, e il conseguente rischio di esposizione a reti illecite e non sicure. “Tutto nasce dalla presa d’atto che le procedure di ricongiungimento di msna con i familiari tra Stati membri in ambito Dublino III sono da sempre sottoutilizzate – spiega Giulia Guietti, legal expert CIDAS di Efris –. Si tratta di procedure non particolarmente complicate, ma molto lunghe e che necessitano una documentazione precisa e di non facile reperimento – spesso i minori partono dai loro Paesi d’origine senza documenti”. A cosa è dovuto, allora, questo sottoutilizzo, per esempio in Italia? Ai già citati problemi burocratici e alla scarsa dimestichezza di molti soggetti coinvolti con questa procedura. Spesso mancano le informazioni per gestirla nel modo più efficace. Per intenderci, nel nostro Paese questo tipo di richieste di ricongiungimento familiare – proposte quindi nell’ambito del Regolamento Dublino, in favore di minori che si trovano in Italia e desiderano raggiungere parenti residenti in altri Stati europei – non superano la ventina l’anno.
“L’Unhcr Italia è impegnato nella protezione dei minori soli su molti fronti, lavoriamo per migliorare il sistema di accoglienza, sostenere l’istituto della tutela volontaria, siamo presenti alle frontiere per sostenere i minori in arrivo e lavoriamo per rafforzare la partecipazione attiva di ragazzi e ragazze che hanno diritti ad essere ascoltati sulle decisioni che li riguardano – spiega Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino –. Spesso la volontà di raggiungere familiari altrove in Europa è la ragione per cui i minori abbandonano i centri di accoglienza, esponendosi così a sfruttamento e abusi. La collaborazione con Cidas su questo progetto è fondamentale per far sì che possano ricevere informazioni corrette e assistenza tempestiva per completare il loro viaggio in sicurezza”.
Cosa fa, nello specifico, l’equipe multidisciplinare del progetto Efris? Di fatto offre tempestivo supporto per tutte quelle necessità che possono essere riscontrare nel corso di una procedura di ricongiungimento familiare: l’emersione dei singoli casi di ricongiungimento familiare dei minori presenti nelle strutture di accoglienza; la redazione della documentazione per l’inoltro della richiesta di ricongiungimento familiare e la facilitazione nei rapporti con l’Unità Dublino; la presa in carico olistica e multidisciplinare dei ragazzi e delle ragazze in procedura; il contatto e il mantenimento della relazione con i familiari del minore durante tutto l’iter fino al trasferimento nel Paese Membro; il corretto ed efficace utilizzo dello strumento di identificazione precoce del bisogno di ricongiungimento familiare formulato e proposto dal progetto Efris e che può integrare la Cartella Sociale del minore.
“L’esito forse più importante – spiega Iolanda Stumpo, anche lei legal expert del progetto – è la possibilità di incidere sulla diminuzione del numero degli allontanamenti volontari. Molti minori, infatti, si allontanano in autonomia, affidandosi a trafficanti e raggiungendo i familiari in maniera illegale e pericolosa. Lavoriamo anche sulle difficoltà di trasferimento da centro a centro, causa involontaria di allontanamenti volontari”. Efris offre supporto per la ricostruzione dei legami familiari e per le relative indagini, perché siano protette e precise: “Non si tratta di attività meccaniche, ma di contatti presi personalmente per trattare ogni caso con la massima delicatezza, tempestività e accuratezza”.
La Scheda di identificazione tempestiva del bisogno di ricongiungimento familiare
Lo staff di progetto ha inoltre elaborato la Scheda di identificazione tempestiva del bisogno di Ricongiungimento familiare secondo il regolamento Dublino III (Early Identification Assessment Sheet for Family Reunification need of UASC under Dublin III Regulation): questo strumento bilingue (in italiano e inglese) fornisce una guida pratica su come condurre un’intervista strutturata per identificare in modo efficace i minori stranieri non accompagnati potenzialmente eleggibili per la procedura di ricongiungimento. La Scheda è destinata ad assistenti sociali, operatori legali e dell’accoglienza, tutori pubblici o volontari, nonché a tutti coloro che compartecipano alla definizione e alla tutela del superiore interesse del minore. È stata pensata per essere integrativa della Cartella Personale MSNA preposta dal Dipartimento delle Libertà Civili a oggi in uso nel sistema di accoglienza per minori non accompagnati. La scheda è stata diffusa nel 2020 raggiungendo tutti i 149 progetti di accoglienza msna afferenti alla rete Siproimi grazie al supporto del Servizio Centrale, di 39 enti gestori delle comunità socioeducative per msna del territorio italiano, 30 istituzioni e stakeholder nazionali e di 21 garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza.
Una formazione specifica
Viene proposta anche una formazione specifica sul tema del ricongiungimento familiare dei msna rivolta a operatori sociali, educatori, referenti e coordinatori di strutture di accoglienza, tutori volontari, funzionari del servizio sociale comunale e più in generale a tutti i professionisti che si occupano della presa in carico di msna. “Abbiamo cercato di affrontare le criticità migliorando la conoscenza della procedura – spiega Giulia Foresti, case manager di CIDAS per Efris –, anche attraverso azioni di advocacy che hanno coinvolto istituzioni e garanti, soprattutto nei territori che più subiscono l’entrata di minori, come la frontiera a Nord-Est e quella a Sud. Dall’inizio di questo percorso abbiamo formato oltre 300 persone e raggiunto una platea di circa mille assistenti sociali grazie alla collaborazione con Cnoas”.
“Dopo 3 anni di lavoro – conclude Anna Viola Toller, coordinatrice CIDAS di Efris – abbiamo elaborato le linee guida, individuate a partire dalle buone pratiche riscontrate sui territori, diffuse con l’obiettivo di omogeneizzare le pratiche difformi sia sul territorio nazionale, sia a livello internazionale. Abbiamo anche realizzato leaflet, opuscoli, in 9 lingue: child friendly, vogliono raggiungere i ragazzini soprattutto di primo arrivo per informarli della possibilità di ricongiungersi legalmente e in sicurezza con i propri familiari. sono disponibili materiali in lingua pashtu, tigrino, italiano, urdu, somalo, farsi, inglese, francese e arabo. Sono una risorsa per tutti gli addetti ai lavori che possono scaricarli e distribuirli ai minori accolti nelle strutture oppure a quelli che si trovano in transito. Il volantino che abbiamo realizzato fornisce informazioni chiare e semplici sul diritto all'unità familiare e sulla possibilità di richiedere il ricongiungimento familiare seguendo una procedura sicura e gratuita. Al termine di questo lungo lavoro, ogni fatica è ripagata dalla soddisfazione di vedere un ricongiungimento andare a buon fine: le tempistiche sono lunghe, ma la gioia enorme”.
Ambra Notari