Donne vittime di tratta, “ripartire dall’inserimento lavorativo”

Giovani, italiane e in condizione di fragilità: sono le 159 donne che nel 2019 sono state prese in carico dall’associazione Papa Giovanni XXIII nella sola Emilia-Romagna. Cisl: “Mettiamo a disposizione i nostri 11 sportelli regionali del lavoro”

Donne vittime di tratta, “ripartire dall’inserimento lavorativo”

Costole rotte e trauma cranico. Violenze subite da clienti e aguzzini. Mirela è una prostituta, venduta al cugino con l’inganno, in viaggio verso l’Italia con la promessa di un lavoro che le avrebbe permesso di mantenere i propri figli. Quella di Mirela è una delle tante storie di sfruttamento condivise in occasione del webinar “Uscire dalla violenza, ripartire dal lavoro”, organizzato da Cisl Emilia-Romagna e Comunità Papa Giovanni XXIII in occasione dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere legati alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

E sono molte, moltissime, le storie di donne vittime di violenza e di tratta, impegnate in una lenta ma costante ricostruzione di sé: solo nel 2019 e solo in Emilia-Romagna l’associazione Papa Giovanni XXIII ne ha accolte 159. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di giovani donne: il 60 per cento ha meno di 30 anni, il 18 per cento ha tra i 30 e i 40, mentre il 21 per cento è tra i 40 e i 55 anni. La maggioranza di loro è italiana (71), davanti alle donne nigeriane vittime della tratta (37) e alle giovani albanesi (8). E poi si sono le donne originarie di Somalia, Eritrea ed Etiopia. Nel 52 per cento dei casi sono state prese in carico dai servizi sociali (o da altri enti) perché richiedenti asilo, profughe o vittime di tratta; nel 28 per cento dei casi, invece, perché in uno stato di emarginazione (senza dimora, in grave difficoltà economica, senza reti familiari o amicali, ecc.); nel 18 per cento perché con una disabilità; nel 3 per cento perché con una dipendenza.

“Le violenze subite sono diverse e anche molto gravi: psicologiche, fisiche, sessuali, fino agli stupri di gruppo – ammonisce Irene Ciambenzi, referente della progettazione europea su tratta e violenza della comunità Papa Giovanni XXIII –. Molte donne manifestano anche problemi psicologici fino a vere e proprie patologie psichiatriche”. “Le vittime appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali e economiche sfavorevoli. Per noi la prostituzione è sempre abusante e non può essere un ‘lavoro’ – sottolinea Elisa Fiorani, coordinatrice del progetto “Donne e politiche di genere” di Cisl Emilia-Romagna –. L’inserimento lavorativo è sicuramente tra le più importanti misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza. Per questo come sindacato vogliamo offrire il nostro aiuto. Negli ultimi due anni, a fianco dei servizi già noti, come patronato e Caf, si è aggiunta la rete degli Sportelli Lavoro Cisl. Vorremmo mettere a disposizione questa rete, in ascolto dei bisogni che la comunità Papa Giovanni XXIII vorrà condividere”.

Gli Sportelli Lavoro Cisl sono 11 in Emilia-Romagna e offrono un servizio di accompagnamento al lavoro: vengono strutturati percorsi di consulenza, di ricerca di occupazione, di promozione dei tirocini e formazione mirata all’inserimento lavorativo. “Strategie necessarie per aiutare quelle donne vittime di sfruttamento che hanno bisogno di fare un grande percorso interiore riabilitante, di cui l’inclusione lavorativa è una parte – dice Paola Poggi dell’Unità antitratta della comunità Papa Giovanni XXIII di Faenza –. Le donne di origine straniera e le vittime di tratta spesso non hanno chiara la struttura economica del nostro Paese, non si sono mai sperimentate in un lavoro e soprattutto non ci hanno provato in Italia. A volte ci sono barriere linguistiche e culturali davvero forti da dovere superare, ed è qui che emerge il bisogno di attivare percorsi formativi e tirocini ad hoc per ognuna di loro in modo da accompagnarle a riscoprire le proprie abilità e capacità, per rimettersi in gioco in contesti sani che danno dignità”.

Medea Calzana

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)