Donne e bambini. Più poveri ed esclusi al sud e nel centro-est. Chiesara (WeWorld): “Interrompere circolo vizioso”
Un’Italia spaccata in due, con disuguaglianze tra donne, bambini e bambine rispetto alla popolazione di sesso maschile; tra Nord e Sud; tra Nord e Centro-Ovest da una parte, Centro-Est e Sud dall’altra. E’ quanto emerge da “Mai più invisibili”, il nuovo Indice 2020 di WeWorld sulla condizione di donne, bambini e bambine. Si conferma che la povertà femminile incide sull’inclusione/esclusione dei minori e che povertà economica e povertà educativa si intrecciano strettamente. Al via una campagna contro la violenza
Un paese frammentato, con profonde diseguaglianze non solo tra donne, bambini e bambine da un lato e uomini dall’altro, ma anche tra donne, bambini e bambine che vivono in una regione piuttosto che in un’altra. All’ormai scontato divario tra Nord e Sud del paese, se ne aggiunge un secondo tra Nord e Centro-Ovest da una parte, Centro-Est e Sud dall’altra. E’ la fotografia scattata da “Mai più invisibili. Indice 2020 sulla condizione di donne, bambini e bambine in Italia” della Onlus WeWorld diffuso oggi. Il report, che doveva essere presentato al Senato, ma a seguito delle misure per la gestione dell’emergenza Coronavirus Covid-19 l’evento è stato annullato, misura l’inclusione di donne e minori attraverso 38 indicatori – tra cui aspetti economici, educativi, sanitari, culturali, politici e civili) e analizza l’intreccio tra le condizioni di vita degli uni e delle altre.
Mentre il Nord e il Centro-Ovest riescono ad assicurare buoni e/o sufficienti livelli di inclusione per donne e popolazione under 18, garantendo condizioni di vita che si avvicinano a quelle di altri paesi europei, la parte centro-orientale dell’Italia e quella meridionale si stanno allontanando progressivamente.
Donne, bambini e bambine residenti in Calabria (ultima regione in classifica) vivono infatti uno svantaggio doppio rispetto ai loro omologhi residenti in Trentino Alto Adige (prima regione in classifica) con un divario tra le due regioni calcolato in 9,3 punti.
Nel dettaglio, la classifica finale vede al primo posto il Trentino-Alto Adige (valore Index di inclusione pari a 4,8), seguito da Lombardia (3,4), Valle d’Aosta (3,4), Emilia-Romagna (3), Lazio e Friuli Venezia-Giulia (2,1), Veneto (1,9), Toscana (1,6), Liguria (1,5), Piemonte (1), Marche (0). Nella parte bassa della classifica (Index in negativo) le Regioni del Centro-est e Sud Italia tra cui Abruzzo (-1,3), Molise (1,5), Sardegna (-2,6), Puglia (-3,5), Campania (-3,9), Sicilia (-4,3). Fanalino di coda la Calabria (-4,5).
“I divari più consistenti – si legge nell’Indice – sono particolarmente marcati nella dimensione educativa per i bambini e bambine, in quella economica per le donne, mentre la povertà femminile incide sull’inclusione dei minori sotto molteplici aspetti, in primis quello educativo”.
Bambini e bambine residenti al Sud hanno infatti performance scolastiche peggiori di quelli del Nord, e abbandonano gli studi prematuramente in percentuali più elevate:
l’abbandono scolastico a livello nazionale è del 14%, ma raggiunge punte del 20% e oltre in Sicilia, Sardegna e Campania.
Per quanto riguarda invece l’occupazione femminile, l’Indice rivela che la quota di donne occupate in Italia settentrionale e centrale è il doppio di quella rilevata in Puglia, Calabria, Campania e Sicilia.
In Sicilia 1 donna su 2 è a rischio povertà ed esclusione sociale,
mentre in Trentino Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, “solo” circa 2 su 10 lo sono. Al Nord, le Neet, ragazze 15-29enni fuori dal mercato del lavoro, si attestano intorno alla media Ue – il 16% contro il 15,4% – ma la percentuale è più che raddoppiata al Sud dove tocca il 40% in Sicilia e Calabria.
“Povertà economica (ma non solo) delle donne e povertà educativa dei minori sono intrecciate e si alimentano a vicenda, in un circolo vizioso che può essere spezzato solo con politiche e interventi ad hoc, che tengano conto anche delle specificità territoriali”,
avverte Mario Chiesara, presidente di WeWorld. “L’inclusione di donne e degli under 18 – spiega – dipende infatti anche dal contesto in cui si vive. La presenza di servizi e infrastrutture essenziali per il benessere delle persone (asili nido, un sistema idrico funzionante, una casa in condizioni abitative soddisfacenti) e la possibilità di sentirsi sicuri, vivere il territorio e partecipare alla vita pubblica e sociale (senza sentirsi minacciati da macro e microcriminalità, ma anche da forme di violenza domestica) sono presupposti fondamentali per la loro inclusione.Favorire l’accesso all’educazione, al lavoro, alla salute a tutti e tutte è essenziale per ridurre le diseguaglianze e fare in modo che tutti e tutte possano disporre delle stesse risorse, almeno in partenza”.
In un contesto italiano “in cui prevalgono odio, intolleranza ed esclusione a causa di un’informazione troppo spesso viziata e scorretta – conclude -, rendere disponibili dati e storie reali diventa un atto politico di lotta all’esclusione sociale e all’ingiustizia”, la strada giusta “per costruire politiche migliori, inclusive e di cambiamento”.
L’Indice “Mai più invisibili” si inserisce nell’omonima campagna #maipiùinvisibili che in occasione dell’8 marzo l’organizzazione dedica alle donne vittime di violenza in Italia e nel mondo. Fino al 15 marzo è possibile donare al numero solidale 45597 per sostenere WeWorld e proteggere le donne e i loro bambini dalla violenza. I fondi raccolti sosterranno il programma nazionale WeWorld che comprende un presidio antiviolenza all’interno del Pronto soccorso di un ospedale di Roma e Spazi donna WeWorld nelle periferie di Napoli (Scampia), Milano (Giambellino) e Roma (San Basilio), e quelli in apertura di Bologna e Cosenza.