Degrado e aggressioni: la vita nelle carceri milanesi

La relazione di metà mandato del Garante dei detenuti Francesco Maisto. Piove nelle celle, nelle infermerie. A Opera detenuti allettati vengono assistiti dai compagni di cella in attesa di una visita specialistica. Concentrazione di reclusi con problemi psichiatrici: “San Vittore è diventato un manicomio”

Degrado e aggressioni: la vita nelle carceri milanesi

“La pandemia ha gettato un potente faro di luce sulle questioni del sistema penitenziario lasciate in sospeso per tanto tempo: degrado delle strutture, sovraffollamento, debolezza del servizio sanitario”. Francesco Maisto, garante dei detenuti del Comune di Milano, traccia un quadro preoccupante delle condizioni in cui versano le carceri della città: San Vittore, Opera e Bollate.  Se ora la situazione dei contagi è sotto controllo, con numeri molto bassi tra i detenuti (20 positivi a Bollate, 31 a San Vittore e 2 a Opera), rimane la gravità della qualità di vita di chi è recluso e di chi ci lavora (agenti e personale amministrativo). Intervenendo oggi alla seduta della sottocommissione carceri del Consiglio comunale per presentare la sua relazione di metà mandato, Maisto sottolinea come “ci sia un crescendo di aggressioni al personale”: dal 2015 ad oggi il 2020 è stato l'anno peggiore, ma con una situazione preoccupante anche nel 2021. Tensioni causate da sovraffollamento, concentrazione di detenuti con problemi psichiatrici e carenza di assistenza sanitaria. In Lombardia ci sono 672 detenuti con problemi psichiatrici e 208 con disturbi del comportamento. E a Milano la situazione è analoga. “San Vittore, nonostante gli sforzi della direzione e del personale, sembra ormai un manicomio più che un carcere” commenta amaramente il Garante. Basti pensare che alcune celle da tre sono state adibite a un solo posto letto per isolare i detenuti aggressivi anche verso i compagni di cella. San Vittore tra l'altro ha 928 detenuti su una capienza di 800 posti letto. Anche nel carcere di Opera c'è un problema di mancanza di assistenza sanitaria (affidata all'azienda ospedaliera Santi Carlo e Paolo): ci vogliono mesi di attese per visite specialistiche e ci sono stati casi di detenuti allettati assistiti dai compagni di cella. Ci sono poi infiltrazioni di acqua nelle celle, nell'infermeria, che è dotata anche laboratori medici ma sotto utilizzati per mancanza di personale. A Bollate i detenuti sono circa 1164 su 906 posti previsti.Bollate ha una situazione migliore, con più detenuti che hanno possibilità di lavorare, “ma la pandemia ha comunque cambiato questo carcere, che rimane tuttavia un esempio a livello nazionale”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)