DaMe, l'housing sociale che aiuta le donne a riprendere in mano la propria vita
Ha aperto ufficialmente i battenti in piena pandemia, nel dicembre 2020, a Crotone: da allora a oggi, ha accolto donne e ragazze che, per ragioni diverse, avevano bisogno di aiuto. A volere fortemente questo luogo che offre un tetto ma anche formazione e socialità, una donna vittima di violenza
La prima abitante si chiamava Maria e, neanche a farlo apposta, ha bussato alla porta proprio il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Ha trovato un tetto, ma anche un sostegno per reinventarsi la propria vita e riprenderla in mano. DaMe si chiama la casa che l'ha accolta: è un progetto di Housing sociale fortemente voluto e messo in piedi da Francesca Zimatore, una donna con un passato violento alle spalle, e dall'uomo che l'ha saputa amare e per questo amore ha lasciato la tonaca. Dal loro incontro e dalla comune determinazione di voler sostenere le donne in cerca di aiuto, è nato DaMe, che ha avuto il coraggio di aprire la sua porta in piena pandemia, a dicembre 2020. Una porta a cui, da quel giorno, in tante hanno bussato e continuano a bussare.
La storia e le storie
“Una sera del 2018, nel ricucire le nostre personali storie di vita, siamo stati colti dal desiderio di voler realizzare qualcosa di importante, diventando costruttori di un progetto pronto ad accogliere chi fosse senza l’occasione di una vita nuova – racconta Francesca Zimatore a Redattore Sociale - Grazie al sostegno di Fondazione con il Sud, tramite il Bando 'Benvenuti a Casa!', abbiamo potuto intraprendere i lavori di ristrutturazione di un’intera residenza abbandonata da oltre 20 anni, nel pieno centro di Crotone. Dopo una lunga opera di riqualificazione anche urbana, e dopo la pausa e le grandi difficoltà legate all’emergenza sanitaria, nel pieno di essa, il 24 Dicembre 2020, abbiamo accolto la prima donna. Da quel giorno, in questo primo anno di vita, DaMe si è popolata di ragazze, mamme, bambini. E’ divenuta centro di occasioni, storie, rinascite”.
E ricorda, Francesca, alcuni dei volti che hanno popolato per primi queste stanze: “E’ emozionante ripensare al percorso e al volo spiccato da tutte le ragazze che, anche con i loro figli, da ogni parte d’Italia, sono venute a soggiornare DaMe, restando con noi da 3 fino a 12 mesi (come prevede il regolamento, ndr). Di quest’anno trascorso ricordiamo Maria, Fiorella e la sua ragazza adolescente, Serena e la sua mamma, Ines e le sue due figlie, Carla, Lucia e tante altre anime desiderose di rinascita. Maria è entrata per prima, proprio il 24 Dicembre alla vigilia di Natale: giusto in tempo per addobbarle tutta Casa con il primo presepe e il primo abete e i primi doni portati da una comunità di volontari che, al nostro fianco, ha inaugurato quel momento di gioia. Dopo appena quattro mesi con noi, Maria ha trovato un nuovo lavoro, questa volta contrattualizzato, presso una famiglia che ha potuto valutare le sue competenze e le sue attenzioni; e così ha ritrovato la possibilità di una casa tutta sua, in affitto, così da vivere le giuste vicinanze e distanze da una famiglia che troppo spesso l’aveva svalutata e condizionata. Oggi, Maria è la nostra prima 'promoter' sul territorio, facendo conoscere e indirizzando tante altre ragazze e donne che incontra nel suo lavoro e nella sua nuova vita”.
E ricorda “con particolare intensità, il percorso personale di Lucia. Dopo quasi un mese dal suo ingresso, in cui Lucia faceva fatica a parlare e a incontrare le altre ragazze, il clima di fiducia creatosi tra le coinquiline e il sentirsi supportata e accolta dall’equipe formativa, le ha dato finalmente il coraggio di condividere e raccontare il travaglio di una rinascita che desiderava essere anche fisica. Da anni, Lucia, si sentiva costretta in un corpo femminile che non riconosceva più come suo. Era ormai pronta a intraprendere il suo percorso di transizione. Lo scoprirsi accanto a storie e a volti segnati da altre personali trasformazioni, l’ha fatta sentire per la prima volta nel posto giusto. Da quel momento, Lucia, ha avuto la possibilità di sperimentarsi sempre più in nuove relazioni, nuovi incontri e intraprendere anche ufficialmente il suo percorso, grazie anche ai rapporti di collaborazione con l’ASP territoriale”.
DaMe, non solo un tetto
E poi ci sono tante che vanno e vengono, ma non abitano a DaMe: “Oltre 50 ragazze che hanno bussato alla porta dell’housing, ma che non si sono sentite ancora pronte per intraprendere il loro percorso abitativo e di convivenza. Restiamo con esse sempre in contatto, per accompagnarle – anche da remoto - al passo decisivo di sgancio da contesti faticosi e di disagio”. Il primo anno di vita della casa “è stato un anno intenso, colmo di fatiche, di energie spese a profusione giorno e notte, di imprevisti – legati anche alla pandemia ancora in corso – ma che ci ha visti insieme, operatori e ragazze e cittadinanza, intenti in un unico comune obiettivo: far spiccare loro il volo!”
In questo momento, vivono a DaMe cinque ragazze e due mamme con i loro tre bambini. “Alcune ragazze sono straniere e da anni qui in Italia, altre provengono da un percorso di prima accoglienza, altre ancora non riuscivano da tempo ad avere alcun supporto abitativo e personale attraverso la rete sociale, troppo spesso incastrata in meccanismi burocratici che perdono di vista le situazioni più delicate, che spesso coinvolgono soggetti fragili come le donne sole. Fortemente manteniamo l’immediatezza di contatto e di accesso al nostro Social Housing e ai suoi servizi, libero da vincoli amministrativi, a costo di un incessante nostro ascolto e lavoro; questa agilità professionale permette a tante donne di sentirsi libere di agire, di scegliere e discutere della loro vita e del loro futuro, di sentirsi comprese e già accolte, di trovare un’occasione concreta di rinascita da intraprendere senza ulteriori ostacoli”.
DaMe, però, non è solo un abitare condiviso, ma è “un aprire la porta a occasioni molteplici e concrete di vita, tutte orientate al raggiungimento per le ragazze di quell’indipendenza che incoraggiamo – spiega ancora Francesca - Durante il loro percorso abitativo, le ragazze hanno a disposizione il supporto psicologico- sociale-legale-educativo. DaMe è anche uno spazio aperta a tutta la cittadinanza, in cui proporre e partecipare, insieme alle ragazze che abitano l’Housing e che gestiscono l’accoglienza degli esterni, a corsi ed eventi di formazione, di crescita personale, culturali e aggregativi. DaMe è poi spazio di promozione all'auto-imprenditorialità, attraverso la formazione e il supporto professionale che viene offerto alle donne che vogliono mettersi in gioco e così avviare una propria attività. Ad oggi sono attivi corsi di formazione professionale accreditati, corsi di Yoga, teatro, scacchi, laboratori artigianali e di cucina, spazio ricreativo per famiglie”.
Le risorse e i sogni
Ma come sostenere finanziariamente tutto questo? Innanzitutto, “la fase di ristrutturazione dell’immobile è stata co-finanziata da Fondazione con il Sud e dal capitale sociale della nostra Impresa quale investimento. Una volta ristrutturato – nell’impegno di renderlo anche bello, perché anche la bellezza cura le ferite – per aprirne le porte, renderlo agibile e caldo, riempirne la dispensa, pagarne le utenze, noi della Cooperativa abbiamo speso ogni nostra risorsa, economica e di tempo. Tutti abbiamo investito i proventi dei nostri secondo e terzo lavoro. Oggi l’housing si sostiene attraverso le attività che si svolgono in Casa di Quartiere e nello Spazio Educativo Zia Mariù per bambini, aperto a tutta la città. Scegliendo i servizi e le attività di DaMe si dà concretamente la possibilità a una donna di avere una casa e una prospettiva per il futuro. Ma non basta! C’è necessità urgente di sostegno, attraverso donazioni e collaborazioni nelle tante attività. Vorremmo costruire nuove stanze, dobbiamo assicurare ogni cura a chi già vive”.
Francesca non ha dubbi sulla grande opportunità che l'housing sociale possa offrire, in particolare a chi, come lei, è vittima di violenza. ”Il progetto DaMe nasce proprio da un’esperienza di violenza vissuta e dalla fatica nel ricostruire una vita andata in pezzi. Chi conosce i meccanismi della violenza, e le difficoltà di appiglio per uscirne, la paura e l’impotenza, e le macerie e la solitudine che lascia intorno, sa che è vitale un luogo che accolga e accompagni, che favorisca dinamiche di autostima e che generi socializzazione. L’idea di uno spazio in cui vivere, di cui sentirsi parte, nel pieno centro di una Città, che è anche centro di aggregazione di tutta la cittadinanza, abbatte i confini tra le donne e la comunità. La solitudine in cui una donna, vittima di violenza o di disagio, si sente e viene confinata, non dà mai spazio a una rifioritura. DaMe vuole essere occasione di rinascita, per tante donne in qualunque tipo di difficoltà. Un luogo dove sentirsi a casa è il primo passo per potersi dedicare alla ricucitura e alla crescita personale e professionale. E così prendere il volo”.
E anche DaMe sogna di prendere il volo: “Vorremmo replicare il progetto in altre regioni, giacché da tutta Italia ce lo stanno chiedendo. Ragazze, donne, signore sole di Milano, di Torino, di Pistoia, di Roma continuano a chiamarci per partecipare all’esperienza di Housing – ma non c’è posto per tutte – e per incoraggiarci ad aprire nuovi DaMe. Il knowhow e le competenze che abbiamo acquisito in questi anni, attraverso l’importante storia di rinascita personale di chi l’ha fondato e gli studi specifici e le esperienze su campo, ci rendono fiduciosi che avremo anche noi una possibilità e un’occasione per offrire altre nuove occasioni di vita!”