Da figlio dimenticato a padre caregiver
Riscoprire la genitorialità negata e raccontarla in un libro. Francesco Cannadoro lo fa con "Quanto mi servivi" (edito da Ultra)
È la storia di un padre, ma è soprattutto la storia di un figlio. “Quanto mi servivi” ha il suono di una confessione, a se stesso prima di tutti. Ma anche a quel figlio, Tommi, che «nonostante tutto», è una meraviglia, una gioia continua, qualcosa di cui si sentiva il bisogno e la mancanza. Francesco Cannadoro è stato un figlio trascurato, messo da parte, dimenticato, abbandonato: ha vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza passando dalla casa della madre a quella del padre a quella dei nonni e trovando accoglienza, periodicamente, in comunità per minori: ora l’una, ora l’altra. Poi il destino gli ha giocato uno scherzo che mai si sarebbe aspettato: un figlio con una disabilità talmente grave da renderlo padre e caregiver a tempo pieno. Una sorte incredibile, che lo sta portando dentro le viscere di quella genitorialità che a lui è stata negata, ma che ora vive in pieno, da protagonista, con l’orgoglio e la gratitudine di chi ha scelto di mettere la famiglia al primo posto. «La tua vita, nonostante la disabilità, fa schifo solo nella misura in cui tu glielo consenti. E noi abbiamo deciso di non consentirglielo».
(La recensione è tratta dal numero di dicembre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Chiara Ludovisi