Coronavirus e povertà, assistenti sociali: “Situazione gravissima, serve strategia di medio periodo”
Il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali, Gazzi: “I sussidi non bastano, non abbiamo più donne, uomini e risorse per rispondere al grido di aiuto. A leggere le prime proposte su quello che da ‘decreto Aprile’ e diventato ‘decreto Maggio’ siamo sconcertati”
“Qual è la strategia, qual è il disegno per arginare l’epidemia di povertà e della crisi sociale che è sotto i nostri occhi? La Caritas parla di un più 100% di richieste d’aiuto, i dati Inps confermano un incremento di 100 mila domande per il Reddito di Cittadinanza. In queste settimane gli assistenti sociali e gli operatori sociali in tutti i comuni hanno lavorato 15 ore al giorno per garantire i servizi precedenti e l’aiuto straordinario, sabati e domeniche compresi. Cosa ci sarà nel nuovo decreto? Il Governo ha capito che servono sì i bonus e il REM, ma non possiamo sbrigarcela con il solito meccanismo del sussidio?”. Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali, a un mese dall’allarme per il rischio di uno “bomba sociale”, torna a chiedere all’Esecutivo una strategia di medio periodo per intervenire sugli strascichi drammatici del Covid-19.
“Intere fasce di popolazione stanno rovinosamente precipitando verso la povertà – aggiunge – senza parlare degli anziani rimasti soli, dei bambini ai quali è stato negato qualsiasi supporto educativo, alle famiglie che devono ricominciare a lavorare o a riaprire la propria attività e non sanno a chi chiedere aiuto per la gestione delle incombenze di assistenza a un congiunto (uso volutamente questa parola) che è isolato da tempo. Voglio ricordare, che nemmeno prima andava benissimo, ma che siamo andati avanti garantendo sempre tutto quanto, anche gli interventi senza protezioni con assistenti sociali ammalati o ricoverati. Ma nel leggere le prime proposte, anticipate dai media su quello che da ‘decreto Aprile’ e diventato ‘decreto Maggio’, siamo sconcertati: ci si limita a prevedere 90 milioni di fondo aggiuntivo, una miseria: lo 0,1% dei 55 miliardi previsti. La beffa è che dentro questa cifra ci sono tutti i servizi, non solo gli assistenti sociali. Per di più con il meccanismo dei bandi progettuali, che significa erogarli a fine anno. Non un euro, di fatto, per la coesione sociale”.
“Non abbiamo più donne, uomini e risorse per rispondere al grido di aiuto. Non si può pensare di gestire un’epidemia sociale con mezzi ordinari, già precari e fragili – conclude -. Basta paternalismo. Servono subito personale e risorse. Senza se e senza ma”.