Coronavirus, Acer Bologna: “Avremo boom di domande per case popolari”
L’emergenza sanitaria provocherà un forte calo dei redditi che porterà a un’impennata nelle richieste e nelle graduatorie per l’accesso alle case popolari. È l’allarme lanciato dal presidente di Acer Bologna: “A marzo contrazione del 15-20 per cento delle entrate dei canoni, temiamo aprile”. E lancia il progetto “Acer ti chiama” per contattare anziani soli
“Il calo dei redditi provocato dall’emergenza coronavirus provocherà un’impennata nelle richieste e poi nelle graduatorie per l’accesso alle case popolari: servono maggiori investimenti”, avverte Alessandro Alberani, presidente di Acer Bologna, sottolineando di aver già posto la questione al sindaco Virginio Merola e alla vicepresidente con delega alla Casa della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein. Intanto, spiega Alberani, l’Acer ha deciso di posticipare a giugno la presentazione delle dichiarazioni Isee e questo “ci permetterà di monitorare meglio e in modo aggiornato la situazione”. Alberani, però, dà già per certo che il livello dell’Isee “si abbasserà molto, quindi molte più persone potranno fare domanda ed entreranno in graduatoria. Mi appello quindi alla Regione, perché ci sarà sempre più necessità di fare investimenti sulle case popolari perché sempre più persone si sposteranno sul nostro bacino”.
I primi segnali arrivano anche dalla platea di chi è già inquilino Acer, anche se per Alberani non si manifesta un particolare allarme: sui bollettini di marzo “non c’è stato un grosso calo, siamo su una riduzione del 15-20 per cento di entrate derivanti dai canoni, ma aspettiamo con ansia maggio per capire cos’è successo ad aprile”. Ci saranno anche da considerare alcune difficoltà pratiche, viste le limitazioni alle uscite di casa e le chiusure degli uffici postali, ma al di là di questo Acer assicura “grande disponibilità per chi davvero non è riuscito a pagare l’affitto”, soprattutto nell'ottica di escludere le more in caso di ritardo. “Però gli affitti vanno pagati – ribadisce Alberani –. Vanno dagli 80 ai 150 euro e possono essere pagati. Detto ciò, le segnalazioni di grave difficoltà le prenderemo in esame, ma non come qualche politico sta pensando, dicendo che bisognerebbe smettere di pagare: la legalità è un elemento importante per noi. Il nostro intente, semmai, è analizzare caso per caso”.
Quanto al passaggio alla fase 2, “Siamo pronti. La scorsa settimana è ripresa la consegna delle chiavi degli alloggi già ripristinati in precedenza, mentre da questa settimana riapriamo i cantieri per i nuovi interventi di ristrutturazione: bisognerà garantire la sicurezza degli operai e i tempi dei lavori saranno più lunghi del normale, ma intanto questo consentirà di avviare una graduale ripresa delle assegnazioni”. Dopo i cantieri riprenderà anche l’attività di sportello nella sede di piazza della Resistenza. L’Acer ha predisposto un protocollo sanitario specifico: l’idea è che per tutto maggio si proceda solo per appuntamento, in locali sanificati dove sono state allestite 11 postazioni con barriere in plexiglass. Tutti gli operatori avranno guanti e mascherine, ma anche i visitatori dovranno presentarsi dotati degli stessi dispositivi. Un’attenzione alle norme di prevenzione che nei caseggiati Acer ha funzionato, sottolinea Alberani: “L’azienda ha avuto segnalazione di due soli casi di coronavirus. Le regole sulla pulizia e sul divieto di assembramento negli spazi comuni sono state molto rispettate”.
Nel frattempo, Acer è entrato nel gruppo di collaboratori per “L'unione fa la spesa”, progetto nato per assicurare l'approvvigionamento di prodotti alimentari e generi di prima necessità alle persone fragili. L’azienda che gestisce le case popolari, infatti, ha lanciato il progetto “Acer ti chiama”: l'obiettivo è contattare telefonicamente mille inquilini ultraottantenni che vivono da soli, per capire come stanno affrontando questo periodo di emergenza, quali sono le condizioni degli alloggi e degli spazi comuni, se hanno difficoltà a pagare e il canone o sono bisognosi di altre forme di assistenza. Se uno di questi assegnatari spiega di aver bisogno di ricevere spesa o farmaci e di non poter contare su familiari o vicini, entrano in campo i volontari de “L'unione fa la spesa”. Sono dieci gli operatori di Acer impegnati nelle chiamate. A loro si è voluto aggiungere il presidente Alessandro Alberani: “Da queste telefonate sono uscito molto colpito, i ringraziamenti son tanti e si capisce che il primo grandissimo problema è quello della solitudine. Insomma, la televisione non basta”. Poi ci sono le questioni di salute, “perché molti di questi anziani si sono tenuti i malanni pur di non andare in ospedale, come giustamente era stato indicato”. E, ovviamente, c’è il tema del reddito: “Chi prende 600 euro di pensione, tra affitto e bollette magari ne spende 400 e deve vivere con gli altri 200. Una situazione di vera e propria emergenza. Per questo vogliamo che questo progetto rimanga anche oltre il Covid-19, perché abbiamo capito quanto è importante andare noi verso gli altri”.