Cari libri. Il problema dell'adozione dei libri di testo

Senza polemiche, il tema vero è questo: vale la pena spendere per la scuola?

Cari libri. Il problema dell'adozione dei libri di testo

C’è un tema spinoso che si agita nel mondo scolastico in queste settimane che avvicinano alle scadenze di maggio. Si tratta dell’adozione dei libri di testo che le disposizioni del Ministero chiedono che siano effettuate entro la seconda decade di maggio per tutti gli ordini e gradi di scuola.
Perché è un tema spinoso e perché vale la pena di rifletterci? Anzitutto perché tutto quello che tocca le tasche delle famiglie e in generale la spesa per la scuola è un problema reale. Ci troviamo di fronte – anche nel caso dei libri di testo, ma non soltanto – a impegni economici che sembrano appesantire la frequenza e il godimento di un diritto, quello all’istruzione. Almeno così è stata spesso interpretata la questione: da una parte il mondo editoriale che produce e aumenta i prezzi, dall’altra le famiglie – e le scuole, dove si scatenano non di rado vere e proprie bagarre per i costi dei libri – “costrette” a spese significative, anche nell’ordine delle centinaia di euro per le secondarie.
Un secondo motivo di riflessione riguarda la questione spesa in sé, piccola o grande che sia. Sarà banale ma una riflessione andrà pure fatta se è vero che ci si indigna per il costo ritenuto elevato di una antologia mentre si dispensano euri a go go per acquistare l’ultimo smartphone che non può mancare nello zaino di ogni studente.
Senza polemiche, il tema vero è questo: vale la pena spendere per la scuola? Al netto della qualità – che va richiesta e verificata – dei libri di testo (non sono mancati negli anni gli episodi discutibili in questa direzione) che valore hanno questi strumenti utilizzati nelle aule degli istituti e in qualche caso unici libri nelle mani delle nuove generazioni?
Ecco, su questo vale come spunto di riflessione quello che scrivono (su un quotidiano) due insegnanti di Lettere del Lecchese riflettendo proprio sui tetti di spesa (intoccati da anni). È “inopportuno”, considerano, “scegliere un libro in base al prezzo: una scuola di qualità esige anche strumenti di qualità e il testo, cartaceo o digitale che sia, è strumento d’elezione per la didattica. Pensiamo allo studio della letteratura che, ormai da decenni, ha messo al centro dell’insegnamento il lavoro sul testo: qui è fondamentale un manuale che sia al passo con le più recenti acquisizioni critiche. Perché la scelta deve essere fatta sulla base del costo? Qualcuno potrà obiettare che esiste la possibilità da parte dei docenti di realizzare i libri di testo da usare in classe. Davvero si pensa che sia così facile confezionare un testo scolastico? Il rischio poi è quello di ridurre i contenuti a compendi semplificatori, privi di lessico specifico e complessità di argomentazione”.
E qui entriamo in un mondo complesso, fatto di competenze – degli autori e delle redazioni – di costi editoriali e di stampa che seguono necessariamente l’andamento dell’inflazione, di scelte e abitudini consolidate e autodistruttive degli stessi editori che “regalano” fascicoli e aggiunte varie agli stessi testi proprio per favorire le adozioni. A volte non se ne può fare a meno, ma naturalmente i conti da qualche parte devono quadrare.
Bisogna cambiare sistema? Il digitale può aiutare? In realtà proprio quest’ultimo negli anni si è dimostrato più un costo che una risorsa. Tuttavia la domanda ha senso. Così come ha senso continuare a proporre quella già posta sopra: vale la pena spendere per la scuola, e per una scuola di qualità?
I libri rientrano in questa domanda e i collegi docenti che si riuniscono in queste settimane lo hanno probabilmente ben presente. Vale anche per le famiglie e per lo Stato, che pure ha correttivi e aiuti per quanti fanno fatica a sostenere spese importanti..

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Fonte: Sir