Carcere, Bonafede: calo dei detenuti per meno ingressi, "Cura Italia" incide poco

Lo dice il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, durante l'audizione in Commissione Giustizia alla Camera sulla situazione nelle carceri a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid 19 e sui recenti provvedimenti di scarcerazioni disposti dalla magistratura di sorveglianza

Carcere, Bonafede: calo dei detenuti per meno ingressi, "Cura Italia" incide poco

 "Ci tengo a sottolineare come la limitazione ai colloqui di persona sia stata una misura successivamente presa anche dagli altri Stati europei, come in Francia dal 18 marzo, in Spagna dal 15 marzo e in Gran Bretagna nell'ultima meta' di marzo". Lo dice il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, durante l'audizione in Commissione Giustizia alla Camera sulla situazione nelle carceri a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid 19 e sui recenti provvedimenti di scarcerazioni disposti dalla magistratura di sorveglianza. 

CHIUSURE A COLLOQUI PER CHIUDERE LE PORTE AL VIRUS

Vista la peculiarita' degli istituti di reclusione, il primo obiettivo doveva necessariamente individuarsi nella chiusura delle porte del carcere al virus, intervenendo in maniera sistematica sui possibili veicoli di trasmissione dello stesso all'interno degli spazi detentivi. La limitazione dei colloqui si inseriva, quindi, naturalmente nel quadro complessivo dell'emergenza epidemiologica in atto, che gia' aveva condotto, a livello generale, un contenimento degli spostamenti sul territorio nazionale".

GRADUALE RIPRESA AI COLLOQUI, FINO A GIUGNO CONTINGENTATI

"Con l'inizio della Fase 2, l'Amministrazione, sempre inserendosi nel contesto nazionale relativo alle limitazioni negli spostamenti tra Regioni, ha iniziato le procedure per permettere la ripresa graduale dei colloqui visivi di persona. Fino al 30 giugno i colloqui con modalita' 'in presenza' saranno contingentati dal direttore del singolo istituto, previa interlocuzione necessaria con il Provveditore competente e con l'autorita' sanitaria locale (art. 4 co. 1 e 2, Decreto Legge n. 29 del 10 maggio 2020)".

CI SARANNO 1.100 NUOVI AGENTI, 300 GIÀ IN SERVIZIO

"Nel contesto della ripresa dall'emergenza si inseriscono quei piani programmati, in parte gia' attuati e in parte che troveranno la propria realizzazione nei prossimi mesi. È stata disposta l'immissione anticipata di 1.100 nuovi agenti di Polizia penitenziaria, di cui 300 hanno gia' preso servizio nella sede di destinazione. Circa due mesi fa, il 12 marzo ho disposto con decreto la conclusione anticipata del 177° corso di formazione per gli allievi, che portera' nei prossimi giorni all'ingresso di circa 800 nuove unita'".
"La necessaria sinergia con l'autorita' sanitaria, declinata anche attraverso l'istituzione di un tavolo interministeriale con il Ministero della Salute- sottolinea Bonafede- oltre a permettere una uniformita' delle procedure su tutto il territorio nazionale ha portato all'assunzione straordinaria di 1000 operatori sanitari ripartiti tra i vari Provveditorati. Le risorse inerenti il personale sono fondamentali perche' anche la c.d. Fase 2 possa essere affrontata con il massimo sforzo da parte dell'amministrazione, considerando il graduale ripristino dei regimi abituali proprio dell'universo penitenziario".

NO A RISCHI MAGGIORI SU VIRUS PER I BOSS. LO DICE IL COMITATO 

"Informo la Commissione sul fatto che in relazione ad alcune detenzioni o arresti domiciliari sono stati concessi per persone che erano soggette a regime di 41-bis mi sono premurato di chiedere un parere al Comitato tecnico scientifico in ordine ai rischi di soggetti detenuti al 41 bis rispetto al virus".

"In relazione al mio quesito - continua il Guardasigilli - relativo al potenziale maggior rischio di contagio rispetto a quello sussistente al di fuori del contesto detentivo, il Comitato tecnico scientifico ha risposto, all'unanimita', che ritiene, che tale rischio" di contagio da Sars Covid-2 "non sussista per i detenuti sottoposti a tale speciale regime detentivo". Il Comitato "per maggiore tutela dei detenuti sottoposti al suddetto regime detentivo, il Comitato raccomanda che in occasione dei colloqui con i propri avvocati sia il detenuto che il legale indossino i dispositivi di protezione e che vengano informati sul rispetto delle norme del distanziamento fisico".

LA LOTTA ALLA MAFIA È PRIORITARIA, PRIMI EFFETTI CON I DL

"La lotta alla mafia e' prioritaria nell'azione del Governo ed e' per questo che con il decreto legge n. 29, abbiamo previsto che per quanto riguarda i soggetti ristretti per delitti di criminalita' organizzata di tipo mafioso, terroristico e mafioso, o per delitti di associazione a delinquere legati al traffico di sostanze stupefacenti o per delitti commessi avvalendosi delle condizioni o al fine di agevolare l'associazione mafiosa, nonche' di detenuti e internati sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, le scarcerazioni motivate da esigenze di carattere sanitario siano rivalutate alla luce del nuovo contesto epidemiologico, per verificare se permangano o meno le condizioni che hanno giustificato l'uscita dagli istituti detentivi"

"Nel dettaglio- continua- si prevede che il Tribunale di sorveglianza che ha adottato il provvedimento, acquisito il parere del Procuratore distrettuale antimafia del luogo in cui e' stato commesso il reato e del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo per i condannati e internati gia' sottoposti al regime di cui al predetto articolo 41-bis, valuti la permanenza dei motivi legati all'emergenza sanitaria entro il termine di quindici giorni dall'adozione del provvedimento e, successivamente, con cadenza mensile. Si prevede tuttavia che la valutazione sia effettuata 'immediatamente', e quindi anche prima della decorrenza dei termini sopra indicati, nel caso in cui il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria comunichi la disponibilita' di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni di salute del detenuto (l'autorita' giudiziaria provvede valutando se permangono i motivi che hanno giustificato l'adozione del provvedimento di ammissione alla detenzione domiciliare o al differimento di pena, nonche' la disponibilita' di altre strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta idonei ad evitare il pregiudizio per la salute del detenuto o dell'internato). Il provvedimento con cui l'autorita' giudiziaria revoca la detenzione domiciliare o il differimento della pena e' immediatamente esecutivo. Analogo meccanismo e' poi previsto per coloro ai quali, ancora in attesa di giudizio, sia stata disposta la sostituzione della custodia cautelare in carcere con la misura degli arresti domiciliari sempre per motivi connessi all'emergenza sanitaria". La norma, conclude il guardasilli, "segue immediatamente il decreto legge n. 28 del 30 aprile 2020 contenente la prescrizione che impone ai Tribunali di Sorveglianza di consultare la Direzione nazionale e le Direzioni distrettuali antimafia su ogni richiesta di scarcerazione per motivi di salute di detenuti per uno dei delitti previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale. Entrambe le norme hanno iniziato a dispiegare i loro effetti, dimostrando come lo Stato non indietreggi in alcun modo nella lotta alla criminalita' organizzata".

IERI UNA REVOCA DEI DOMICILIARI CONCESSI PER COVID

"Martedi' 12 maggio gia' uno dei soggetti ammessi alla detenzione domiciliare ha visto revocata la misura ed e' rientrato presso l'istituto di pena ai sensi dell'art. 2 Decreto legge n. 29 del 10 maggio 2020".

CALO DEI DETENUTI PER MENO INGRESSI, IL "CURA ITALIA" INCIDE POCO

"Si registra che alla data del 2 marzo 2020 (picco massimo) la popolazione carceraria era di 61.235 reclusi, mentre alla data del 12 maggio 2020 risultano in carico agli istituti di detenzione 53.524 persone, di cui 52.712 effettivamente presenti. Tale diminuzione e' dovuta, principalmente, al calo notevolissimo di nuovi ingressi. In realta', il Decreto Legge c.d. 'Cura Italia' ha avuto un'incidenza molto ridotta: si consideri, ad esempio, che, mentre l'applicazione della L. 199/2010 ha portato alla detenzione domiciliare di 2348 detenuti, l'applicazione dell'art. 123 ha comportato soltanto 903 persone alla detenzione domiciliare".
"E' evidente- ha spiegato Bonafede- che la concentrazione di persone comporta un aumento del rischio di contagio. Per questo motivo, abbiamo ritenuto fosse necessario intervenire senza intaccare il principio della certezza della pena ma evitando al contempo una congestione delle presenze dovuta al possibile malfunzionamento delle leggi vigenti. Per tale ragione, il governo ha deciso di intervenire nell'ambito del perimetro normativo gia' esistente (in particolare, quello della L. n. 199/2010), semplificandone l'applicazione. La strada intrapresa, dunque, ha inteso rendere maggiormente efficace l'impianto normativo gia' esistente e disciplinato dalla L. 199/2010 attraverso l'art. 123 del Decreto Legge 18/2020, che concerne tutti i detenuti con un residuo di pena da scontare pari o inferiore a 18 mesi di reclusione. È importante sottolineare subito che, dall'applicazione dell'art. 123, sono esclusi i detenuti condannati per taluno dei delitti indicati dall'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354 e dagli articoli 572 e 612-bis del codice penale; i delinquenti abituali, professionali o per tendenza, i detenuti che sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare, i detenuti che nell'ultimo anno siano stati sanzionati per alcune infrazioni disciplinari e i detenuti coinvolti nei disordini e nelle sommosse a far data dal 7 marzo 2020. La platea dei destinatari dell'art. 123 e' dunque piu' ristretta rispetto alla L. n. 199/2010 e, a fronte di un'attuazione piu' agile, comporta un controllo di sicurezza maggiore grazie all'applicazione dei braccialetti elettronici, applicazione obbligatoria nel caso in cui la pena residua da scontare sia superiore a sei mesi".

GRAZIE ALLE MISURE PRESE, SOLO 110 DETENUTI POSITIVI

"Le misure normative e sanitarie adottate hanno permesso di scongiurare nella cosiddetta Fase 1 la diffusione massiva del contagio nelle carceri italiane. Basti pensare che, alla data del 12 maggio, risultano accertati solo 130 detenuti contagiati, di cui 2 ricoverati in strutture sanitarie esterne. I detenuti guariti sono 77 e purtroppo deve essere segnalato il decesso di una persona. Il dato aggiornato di questa mattina e' che ci sono 110 detenuti positivi, quindi un numero minore rispetto a quello del 12 maggio, 3 ricoverati e 98 detenuti guariti. Quindi abbiamo gia' 20 detenuti contagiati in meno". 

"Segnalo, poi- aggiunge il Guardasigilli- che la quasi totalita' di questi" casi di contagio "si trova nel territorio di competenza dei provveditorati delle tre aree geografiche piu' colpite (Provveditorato della Lombardia, Provveditorato del Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta, Provveditorato del Triveneto), per un totale di 121 casi sui 128 attivi ristretti" al 12 maggio "a testimonianza dell'estrema efficacia delle soluzioni prese nella fase piu' acuta dell'emergenza". Invece, continua, "risultano zero contagi in Calabria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Sicilia, mentre ci sono 1 contagiato in Sardegna, Emilia-Romagna e nelle Marche". Per quanto concerne il personale in servizio- spiega Bonafede- "sono, sempre al 12 maggio, 204 i soggetti accertati come positivi, di cui 28 tra il personale sanitario, quindi non afferente all'amministrazione penitenziaria, 6 tra il personale amministrativo e 170 con riferimento alla Polizia Penitenziaria. Delle 176 unita' in carico all'amministrazione penitenziaria, cioe' 6 del personale amministrativo e 170 la polizia penitenziari, 150 sono in isolamento presso la propria abitazione, 16 presso le caserme e 10 sono ricoverati in strutture sanitarie. I guariti sono 116 e purtroppo devono essere segnalati due decessi".

FUORI 498 DETENUTI IN ALTA SICUREZZA, 4 AL 41 BIS

"Per quanto concerne i detenuti sottoposti al regime di cui all'art. 41 bis, co. 2 Ord. Pen. e gli appartenenti al circuito dell'alta sicurezza, gli ultimi aggiornamenti ci consegnano il risultato di 498 detenuti (di cui 4 relativi al regime 41 bis) non piu' ristretti negli Istituti penitenziari".

"Di questi- continua- 253 in attesa di giudizio sono agli arresti domiciliari, 195 in detenzione domiciliare, 35 affidati al servizio sociale, 5 in forza della L. 199/2010 e 6 ai sensi del 'Cura Italia' (in questi ultimi due casi previo c.d. "scioglimento del cumulo"). Queste sono cifre che potrebbero avere anche uno scostamento reale, con accertamenti che stiamo facendo, piu' o meno di 20 unita'. A proposito proprio del c.d. 'scioglimento del cumulo', ricordo che si tratta di quell'interpretazione giurisprudenziale, in virtu' della quale i detenuti in questione, in presenza di piu' condanne, avrebbero gia' espiato la parte di pena relativa ai reati ostativi e, dunque, con un residuo di pena non legato a quei reati, possono accedere ai benefici previsti per i detenuti comuni".

Bonafede ha ricordato che "una parte dei provvedimenti di concessione di arresti o detenzione domiciliare e' stata motivata, non dall'applicazione della L. 199/2010 ne' tantomeno dell'art. 123 del D.L. c.d. "Cura Italia", bensi' da motivazioni sanitarie in virtu' dell'applicazione degli istituti e delle normative sostanzialmente presenti, da sempre, nel nostro ordinamento".

DA ME MAI UNO SCARICABARILE SU MAGISTRATURA DI SORVEGLIANZA

"Rigetto totalmente l'accusa che da parte mia ci sia stato uno scarica barile sulla magistratura di sorveglianza, che non mi permetterei mai di fare. Dal primo giorno in cui ho giurato come ministro della Giustizia non sono mai intervenuto rispetto a singoli casi e ho avuto sempre massimo rispetto per la magistratura. Invece mi sembra che tale rispetto non ci sia tutte le volte che si ritiene di mortificare il nostro ordinamento costituzionale al punto tale da dire che la magistratura si fa dettare la linea da parte del ministero o del Dap. La verita' e' che quando arriva una pandemia come quella che e' arrivata il problema delle carceri si e' posto in tutto il mondo, non c'e' Paese che non sia posto il problema di come diminuire" il sovraffollamento dei detenuti per evitare i contagi.

NO A COLLEGAMENTO TRA SCARCERAZIONI DEI BOSS E CURA ITALIA

"Continuare a creare un collegamento tra l'articolo 123 del decreto 'Cura Italia' e le scarcerazioni di boss e', dati alla mano, profondamente sbagliato".

"Questa non e' una mia opinione- continua il guardasigilli- basta andare a vedere su che basi sono stati emessi quei decreti. Non si puo' dire che il decreto 'Cura Italia' ha creato un collegamento con le scarcerazioni dei mafiosi. Non c'entra quell'articolo 123" sulle disposizioni in materia di detenzione domiciliare, "il dato normativo e' sbagliato", conclude.

PROGETTO PER LA PRODUZIONE INDUSTRIALE DI MASCHERINE

 "Sottolineo che, fin dall'inizio dell'emergenza, e' stato deciso di indirizzare una parte importante del lavoro dei detenuti nella produzione di mascherine. Ad oggi gia' gli Istituti penitenziari di Napoli, Reggio Calabria, Castrovillari, Bergamo, Milano-San Vittore, Milano-Opera, Milano-Bollate, Monza, Vigevano, Forli' e Piacenza producono mascherine per uso interno. Presso la Casa circondariale di Massa e' presente una sartoria industriale capace di produrre 5.000 mascherine al giorno, da distribuire alla cittadinanza". Lo dice il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, durante l'audizione in Commissione Giustizia alla Camera sulla situazione nelle carceri a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid 19 e sui recenti provvedimenti di scarcerazioni disposti dalla magistratura di sorveglianza. "Abbiamo poi realizzato, con il Commissario straordinario del Governo per l'emergenza Covid dr. Arcuri, che ringrazio pubblicamente- aggiunge il guardasigilli- un progetto per la produzione industriale di mascherine, progetto che ha permesso di acquisire otto macchinari che saranno collocati negli istituti di Milano-Bollate, Salerno e Roma-Rebibbia gia' la prossima settimana. La produzione sara', come obiettivo, indirizzata a garantire la fornitura dei dispositivi a tutto il personale che opera negli istituti di detenzione sull'intero territorio nazionale, ma anche, nel momento in cui il relativo protocollo sara' definito, per dare supporto materiale anche al restante personale del ministero della Giustizia".

STIAMO INCREMENTANDO I POSTI PER MAGGIORI SPAZI

"Accanto agli sforzi sul personale e le dotazioni di protezione, continua la indispensabile operazione volta ad incrementare i posti detentivi. Maggiori spazi equivale a maggior sicurezza anche in ottica preventiva. Sono gia' 400 i posti nuovi resi disponibili nelle Case circondariali di Lecce e Parma e, nel mese di maggio anche nuovi padiglioni a Trani e Taranto saranno attivi". Lo dice il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, durante l'audizione in Commissione Giustizia alla Camera sulla situazione nelle carceri a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid 19 e sui recenti provvedimenti di scarcerazioni disposti dalla magistratura di sorveglianza.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)