Buchi neri: ecco il sito dedicato alla detenzione amministrativa degli stranieri
Da oggi è online. E’ realizzato dalla Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (Cild), ed è completamente dedicato al tema della detenzione senza reato.
Il 9 maggio 2021 Moussa Balde, un giovane di 23 anni originario della Guinea, va a fare la spesa in un supermercato di Ventimiglia, città ligure che dista circa 7 chilometri dal confine italo-francese. Dopo un diverbio all’interno della struttura, viene seguito da tre uomini di origine italiana, messo spalle al muro e picchiato violentemente con colpi di spranga e calci all’addome, alla testa e al volto, come dimostreranno in seguito le immagini di un video amatoriale. Alcuni passanti danno l’allarme e dopo l’arrivo della polizia, Moussa viene portato al vicino ospedale di Bordighera e poi dimesso con una prognosi di dieci giorni per lesioni e trauma facciale. Essendo senza documenti viene portato al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Torino, in corso Brunelleschi. Più precisamente all’interno dell’Ospedaletto del Centro, in isolamento sanitario.
“Io non riesco più a stare rinchiuso qui dentro: quanto manca a farmi uscire? Perché mi hanno rinchiuso? Voglio uscire: io uscirò di qui” continua a ripetere al suo avvocato, la sera di venerdì 21 maggio. Saranno le sue ultime parole. Il giorno dopo, nella notte, si toglie la vita nella sua stanza nel cosiddetto “ospedaletto”, dopo due settimane di isolamento sanitario. Poche settimane dopo la sezione verrà chiusa. Moussa non doveva trovarsi lì e la sua tragica fine suscita molte domande: perché alla vittima di un violento pestaggio viene negata assistenza sanitaria e psicologica adeguata, perché viene isolato in una situazione già di massima vulnerabilità? Cosa sono e a cosa servono queste strutture dello Stato chiamate Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr)? Sono misure degne di uno Stato di diritto e di una democrazia che si prende cura dei diritti fondamentali delle persone, inclusi i più vulnerabili? È lecita questa detenzione senza reato? Quali sono le possibili alternative?
Questi sono alcuni dei temi che Cild, Coalizione per le libertà e i diritti civili aveva già affrontato nel suo primo report sui Cpr e che continuerà ad approfondire e aggiornare attraverso il sito "Buchi neri", da oggi online. "Con il lancio del sito aggiungiamo un altro importante strumento, complementare al rapporto, che auspichiamo aiuti la società civile non solo a monitorare il fenomeno e gli abusi ma anche a comunicare ad un pubblico più ampio rispetto ai solo addetti ai lavori". A dirlo è Andrea Menapace, Direttore Esecutivo di Cild. "La detenzione dei migranti è infatti un tema che dovrebbe interessare la società tutta. Quando esistono buchi neri nell'operato dello Stato, che colpiscono in modo così grave la vita e la dignità delle persone - come ampiamente dimostra il nostro rapporto e il lavoro di molte altre associazioni -, non sono solo le vittime e i loro familiari a subirne il prezzo più alto, ma tutti dovrebbero sentirsi un po' più vulnerabili e insicuri. Superare questo strumento inutile e lesivo di diritti fondamentali - conclude Menapace - non è solo necessario e urgente per chi sta o potrebbe finire presto in un CPR, ma è anche interesse di tutti i cittadini che credono nella democrazia e nello stato di diritto".
Il sito è diviso in diverse sezioni: dove si ripercorre la storia di questi luoghi e si fa un'equiparazione con alcune realtà europee; dove si approfondisce la vita dentro, le condizioni di reclusione, la tutela della salute, gli eventi critici. Ci sono poi una serie di video interviste ad esperti e testimonianze di persone che sono state trattenute nei Centri. Infine, una parte, è dedicata alle possibili alternative.