Bologna, una scuola di pugilato per mettere ko l’emarginazione

La Pugilistica Navile coinvolgerà ragazzini provenienti da famiglie in povertà, minori stranieri non accompagnati e persone con disabilità. Di mattina lo spazio ospiterà progetti sociali con le scuole e le comunità, di pomeriggio i corsi e la sera dibattiti, proiezioni e presentazioni di libri. “Vogliamo creare una casa della cultura pugilistica e dell’educazione sportiva che sia accogliente e inclusiva”

Bologna, una scuola di pugilato per mettere ko l’emarginazione

Una palestra aperta, un luogo di sport ma anche di scambio e socialità, dove incontrarsi e imparare insieme i valori del rispetto delle regole e del riconoscimento dell’avversario. A Bologna nasce la Pugilistica Navile, una nuova scuola di boxe pensata per includere anche persone a rischio di emarginazione sociale, come ragazzini provenienti da famiglie in povertà, minori stranieri non accompagnati e persone con disabilità.

Lo spazio, che aprirà il 10 gennaio in via Arcoveggio 74/7, nella periferia nord della città, sarà aperto tutto il giorno: di mattina sarà possibile la libera fruizione della palestra agli iscritti, sempre in presenza dei maestri. In più, si organizzeranno progetti sociali con le scuole, con le comunità minorili, con i ragazzini segnalati dai servizi e con i minori stranieri non accompagnati: si faranno attività laboratoriali, di gruppo e singole. Il pomeriggio, poi, ci saranno i corsi, sia per adulti che per bambini. “Investiremo moltissimo sul settore giovanile, dai 5 ai 13 anni – racconta Giuni Ligabue, tecnico federale di boxe e ideatore del progetto –. Vogliamo insegnare da subito il rispetto dell’avversario, la tecnica, ma anche avvicinare i ragazzini e far capire a loro e ai genitori cos’è davvero il pugilato: una disciplina valida nel recupero sociale, uno sport raccontato dal cinema, dalla letteratura, dalla musica, per il suo valore di riscatto”.

Insieme a Giuni Ligabue, che è anche responsabile del settore giovanile Emilia-Romagna, hanno ideato il progetto anche Chiara Gregoris, pugile di interesse nazionale a livello minimosca e operatrice per la cooperativa Csapsa Due con i minori stranieri non accompagnati, e Matteo Zufranieri, preparatore atletico e tecnico di primo livello. Lavoreranno insieme a un direttivo composto da quattro professionisti appassionati del progetto, e a collaborare ci sarà anche Cristiano Merini, tecnico di primo livello.

Un progetto nato insomma dalla passione di un team di sportivi ed esperti del settore educativo e sociale. “Attraverso la pratica sportiva e la connessione con le realtà territoriali sono ormai molti anni che lavoriamo nei quartieri periferici della città portando, attraverso la pratica del pugilato, un modello differente di educazione, sport e integrazione – afferma Chiara Gregoris –. Il pugilato innesca in modo spontaneo meccanismi sani di interazione che portano il giovane ad imparare quale sia il giusto modo di rapportarsi con l’altro e a riconoscere e controllare i fenomeni di aggressività”.

Un’attenzione particolare sarà dedicata alla boxe per atleti con disabilità, anche grazie alla collaborazione con la onlus Sport Fund. A fine novembre, la Gym Boxe, settore amatoriale preagonistico dove si fanno competizioni, è stata finalmente aperta anche ai disabili: “Ci piacerebbe che anche il pugilato entrasse a far parte delle discipline delle Paralimpiadi – continua Ligabue –. Per il momento non è stato ancora emesso un regolamento vero e proprio, dunque adatteremo le tecniche e gli allenamenti in base all’atleta che avremo davanti e al tipo di disabilità che ha”.

Per coprire le spese di ristrutturazione della palestra, di costruzione dei bagni (anche per disabili) e degli spogliatoi, è stata lanciata una raccolta fondi sulla piattaforma Eppela, che ha già raccolto quasi 8mila euro. Le risorse raccolte permetteranno anche l’acquisto di materiale sportivo specifico per aiutare le famiglie che non hanno la disponibilità economica per sostenere questi costi, supportandole anche nel pagamento delle visite mediche necessarie allo svolgimento dell'attività sportiva dei loro figli. 

Infine, la Pugilistica Navile diventerà anche uno spazio di cultura, dove si ospiteranno dibattiti, proiezioni di film e documentari, presentazioni di libri, accedendo alla vastissima videoteca e biblioteca che questo sport è stato capace di generare nel corso degli anni. “Vogliamo creare una casa della cultura pugilistica e dell’educazione sportiva che sia accogliente e inclusiva – conclude Ligabue –. La boxe è lo sport più raccontato dal cinema e dalla letteratura, proprio per i valori di sacrificio, rispetto e riscatto sociale che hanno reso leggendarie le imprese di tanti eroi di questo sport, e che sono imprescindibilmente parte della vita e del carattere del pugile”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)