8 marzo, una mostra fotografica racconta i femminicidi nello sguardo di chi resta

La mostra è frutto di un lavoro triennale della fotografa e giornalista Stefania Prandi. Protagonisti sono le madri, i padri, le sorelle, i fratelli e i figli delle vittime. Appuntamento mercoledì 8 marzo a Martina Franca

8 marzo, una mostra fotografica racconta i femminicidi nello sguardo di chi resta

Le conseguenze dei femminicidi in una mostra fotografica che racconta i volti, gli oggetti, i luoghi di chi sopravvive e non si arrende alla violenza di genere. Si inaugura mercoledì 8 marzo (ore 18), in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, presso il Palazzo Ducale di Martina Franca, alla presenza della giornalista e fotografa Stefania Prandi, la mostra “Le conseguenze: i femminicidi e lo sguardo di chi resta”. La mostra fotografica è promossa dal Centro Antiviolenza Rompiamo il Silenzio, in collaborazione con l’Ambito Territoriale di Martina Franca e il sostegno della Regione Puglia. Il lavoro intende raccontare i giorni di chi resta, senza spettacolarizzazioni ed estetizzazioni, per testimoniare che l’assenza può tramutarsi in presenza attiva contro la violenza di genere.

Stefania Prandi ha lavorato 3 anni a questo progetto sul femminicidio e sulle conseguenze che esso comporta nelle vite di madri, padri, sorelle, fratelli e figli. A loro restano i giorni del dopo, i ricordi immobili trattenuti dalle cornici, le spese legali, le umiliazioni nei tribunali, i processi mediatici, la vittimizzazione secondaria. Sono sempre di più le famiglie delle vittime di femminicidio che intraprendono battaglie quotidiane: scrivono libri, organizzano incontri nelle scuole, lanciano petizioni, raccolgono fondi per iniziative di sensibilizzazione e fanno attivismo online. Lo scopo è fare capire alla società che ciò che si sono trovate a vivere non è dovuto né alla sfortuna né alla colpa, ma ha radici culturali e sociali precise, dovute al fatto che esiste ancora un diffuso senso di proprietà e di dominio degli uomini sulle donne.

“Siamo invisibili – spiega Paola Cellamare, coordinatrice del Centro Antiviolenza Rompiamo il Silenzio che, da 10 anni, sostiene i percorsi di liberazione delle donne che vivono relazioni violente. – La narrazione a cui assistiamo è di assenza delle donne dalla storia dell’umanità, di assenza di dati di genere che diventa il nostro destino da dimenticabili, ignorabili, eliminabili, considerate minoranza da proteggere. Lo sguardo e le immagini della mostra ci restituiscono la visibilità del dolore di chi resta dopo un femminicidio. Le loro storie, di donne vittimizzate, riacquistano dignità e chiedono a gran voce di essere raccontate, per poterci contare vive, senza che sui nostri corpi si consumino ulteriori violazioni dei diritti umani”. La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile fino al 22 marzo (h. 8 – 19). Per info: 329/6658408.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)