Zucchero, prodotto mondiale. Si tratta di una commodity al pari del grano ed è soggetto a speculazioni che possono creare più di un problema
Una parte consistente dello zucchero mondiale è destinato alla produzione di etanolo da usare come biocarburante. Più etanolo si produce, più la domanda dello zucchero sale e così il suo prezzo
In questi ultimi tempi anche lo zucchero viaggia sull’ottovolante dei mercati. Non si tratta di una cosa di poco conto: questo prodotto, infatti, fa parte delle commodities alimentari al pari dei cereali, muove un mercato mondiale ed è una delle materie prime più importanti per molte lavorazioni industriali. Zucchero globale, dunque, non solo quello nei pacchetti che acquistiamo nei supermercati.
Una interessante analisi di quanto sta accadendo è stata effettuata da AgroNotizie, una delle più importanti agenzie on line di notizie agroalimentari. La fotografia scattata qualche giorno fa, raffigura un prodotto che negli ultimi mesi ha avuto notevoli variazioni di mercato. E’ il segno dell’importanza dello zucchero non solo come materia prima, ma anche come oggetto di speculazioni che accentuano gli effetti del gioco tra domanda e offerta di prodotto.
Per capire occorre tornare indietro ad almeno cinque anni fa. In un quinquennio – viene fatto notare – lo zucchero ha avuto un aumento più o meno costante del prezzo. Dietro questa crescita sono fattori produttivi e altri speculativi. Riguardano il primo fronte, il costo dell’energia e le condizioni climatiche. Poi ci sono i giochi di mercato che si fondano sulle condizioni di produzione e sulle richieste di prodotto. Poco cambia, tra l’altro, se si guarda allo zucchero di canna oppure a quello di barbabietola.
Ma che cosa è accaduto? Nel corso dei mesi, pur nell’ambito di una tendenza crescente, le quotazioni dello zucchero sono corse in alto e in basso a seconda di eventi congiunturali diversi e sulla base dell’uso che di questo prodotto viene fatto. Per capire meglio, è necessario sapere che la gran parte dello zucchero non ha un uso alimentare ma energetico. In altri termini, i pacchetti di zucchero che i consumatori acquistano non costituiscono la maggioranza del mercato. Una parte consistente dello zucchero mondiale è infatti destinato alla produzione di etanolo da usare come biocarburante. Più etanolo si produce, più la domanda dello zucchero sale e così il suo prezzo. D’altra parte, se il costo dell’energia cresce, aumenta anche il prezzo dello zucchero perché il processo di produzione è energivoro. Poi, come si diceva, c’è l’ampio mercato delle speculazioni.
L’analisi di AgroNotizie contiene alcuni esempi in questa direzione. Nella primavera del 2020 il prezzo scende sotto i 350 euro a tonnellata, per ritrovarsi ad oltre 700 euro tra ottobre e novembre del 2023 spinto in alto dagli effetti delle due guerre che nel frattempo scoppiano. Quest’anno, invece, le quotazioni hanno fatto registrare un nuovo crollo fino a 550 euro a tonnellata a maggio, per risalire in giugno, scendere nuovamente in agosto e risalire ancora in settembre e tornare lentamente a scendere in ottobre. Per dovere di cronaca, in questi giorni il prezzo si colloca tra i 540 e i 530 euro a tonnellata.
Zucchero sull’ottovolante, come si diceva all’inizio. Una condizione che certamente continuerà a persistere ancora nel 2025. E non potrebbe che essere così visto che alle due guerre già in atto si è aggiunta la crisi siriana, visto che il costo dell’energia non è assolutamente prevedibile, visto che l’andamento del clima nelle aree di produzione della canna e della barbabietola non si è certo stabilizzato. A farne le spese sono un po’ tutti. Gli agricoltori che coltivano nei nostri climi la barbabietola da zucchero, quelli che in altri climi si dedicano alla canna da zucchero. A dover rifare i conti, sono d’altra parte anche le industrie di trasformazione a vario livello (alcune delle quali stanno diversificando l’attività). Senza dire, naturalmente, di tutti noi che acquistiamo lo zucchero sotto casa.