Zimi Sawacha. Lo sport: motivazione, empatia e... algoritmi

Zimi Sawacha, veneziana di origine, padovana d’adozione è docente all’Università di Padova e anche responsabile scientifica di un’azienda nata nel 2017 in cui l’intelligenza artificiale viene usata per prevenire gli infortuni e migliorare il benessere degli atleti

Zimi Sawacha. Lo sport: motivazione, empatia e... algoritmi

Usare l’intelligenza artificiale (AI) per prevenire gli infortuni e migliorare il benessere degli atleti: non è fantascienza ma quello che fa ogni giorno BBSoF - Beyond Biomechanics Sport on Field, l’azienda nata nel 2017 come spin-off dell’Università di Padova. BBSoF è particolarmente nota per la sua collaborazione con la Federazione Italiana Rugby (Fir), che da anni supporta nei periodici test pre-stagionali presso le accademie federali; durante questi controlli i movimenti degli atleti vengono attentamente monitorati con videocamere ad alta definizione per analizzare il tipo e l’intensità delle sollecitazioni fisiche a cui sono sottoposti: i risultati vengono poi trasformati in report individuali destinati ai preparatori atletici, utili per elaborare piani di allenamento personalizzati che permettono di ottimizzare le prestazioni e ridurre il rischio di infortuni. Si tratta di attività ad altissimo contenuto tecnologico, ideate da ricercatori dell’università di Padova come Zimi Sawacha, Chief Technical Officer ovvero responsabile scientifica di BBSoF, nonché professoressa associata di biomeccanica e bioingegneria del movimento umano presso il Dipartimento di ingegneria dell’informazione (Dei) dell’ateneo patavino. «Sport e tecnologia sono collegati da sempre – spiega con entusiasmo Zimi Sawacha – Prima magari ci si affidava a strumenti come il cronometro; oggi, grazie all’AI, possiamo monitorare in tempo reale i movimenti dei piedi e delle articolazioni di ogni atleta, riuscendo a intervenire immediatamente durante l’allenamento o la partita». Le applicazioni dell’intelligenza artificiale vanno però ben oltre la prevenzione degli infortuni: già oggi influenzano anche lo scouting, la ricerca cioè di volti nuovi e la selezione dei talenti, ponendo però anche diverse questioni etiche e sociali. La disponibilità di nuove tecnologie potrebbe innanzitutto aumentare le disuguaglianze tra ricchi e poveri; c’è inoltre il timore che un uso eccessivo di algoritmi possa snaturare lo spirito sportivo, privando il gioco di fantasia e creatività. «Lo sport è anche empatia, motivazione e relazione – rassicura tuttavia Sawacha – fattori come il carattere e la determinazione saranno sempre fondamentali. L’AI è semplicemente uno strumento in più per migliorare, le scelte finali però spetteranno sempre alle persone». Solare e disponibile, Zimi Sawacha è lontana dall’immagine della scienziata isolata nel suo mondo e un po’ nerd. Venezianissima di Santa Maria Formosa, nata nel 1973 da madre italiana e padre anglo-nigeriano, è cresciuta tra la città lagunare e Londra, prima di approdare a Padova per studiare all’università. «A ingegneria meccanica eravamo appena quattro ragazze su quattrocento iscritti; per carità, i compagni erano carini e sempre pronti a coccolarci, a volte però il clima era un po’ da caserma», ricorda oggi. Da lì ha intrapreso un percorso accademico e professionale che l’ha portata a specializzarsi in biomeccanica e bioingegneria del movimento umano e a lavorare in diversi istituti di ricerca tra Italia e Stati Uniti, prima di tornare a Padova e fondare BBSoF con alcuni colleghi, per mettere in pratica le scoperte fatte in anni di ricerca. Senza sacrificare tutto alla carriera: madre di tre figli adolescenti, Sawacha negli anni ha trovato un equilibrio tra la vita privata e le sue attività, supportata da una forte determinazione: «Mio marito viaggiava moltissimo per lavoro e ho sempre gestito autonomamente i ragazzi portandoli a riunioni e congressi; ogni giorno, prima delle quattro, uscivo dal dipartimento e andavo a prenderli a scuola. Recuperavo lavorando di notte: mi è costato tante ore di sonno, ma ne è valsa la pena. Tornare a casa è ancora oggi la parte allegra della mia giornata, un’iniezione di positività». Per questo, sulla base della propria esperienza, la ricercatrice oggi incoraggia molte giovani donne a non aver paura di intraprendere percorsi nelle discipline Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), testimoniando che è possibile costruire un percorso lavorativo soddisfacente, senza dover per forza rinunciare alla vita personale. Un approccio in cui è essenziale anche la fede cristiana, appresa fin da bambina. «Più che parlarne preferisco viverla nella vita di tutti i giorni – conclude Sawacha – Ad esempio, dando il giusto peso alle cose e cercando di vivere con serenità i problemi e le sfide di tutti i giorni, nella certezza che la priorità va data alle relazioni e alla famiglia. Se un figlio, mia madre o un amico hanno bisogno, mollo tutto e corro da loro: fa bene anche a relativizzare l’importanza di ciò che ci accade al lavoro. E non perché si è una specie di kamikaze, ma perché si è sperimentato che si è amati da Qualcuno, che c’è una provvidenza. È soprattutto questo, non i successi nella carriera, a darmi ogni giorno la serenità di cui ho bisogno».

Chi è

Zimi Sawacha, docente universitaria, scienziata e imprenditrice, studia da anni come applicare l’intelligenza artificiale alla prevenzione degli infortuni e al miglioramento delle prestazioni sportive. Nata da madre italiana e padre anglonigeriano, veneziana d’origine ma padovana d’adozione, pur avendo costruito un’ottima carriera accademica e professionale, non rinuncia a seguire una famiglia con tre figli, incoraggiando le giovani donne a intraprendere percorsi nelle discipline Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). La sua fede cristiana è una guida quotidiana per affrontare le sfide.

Professoressa associata e vincitrice di un premio
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Zimi Sawacha è attualmente professoressa associata presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova. La sua attività di ricerca riguarda principalmente l’analisi del movimento umano e la biomeccanica. Ha ricevuto il prestigioso riconoscimento Prix Monte-Carlo Femme de l’Année 2023.

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