Vertice di Parigi. Appello dei migranti da Tripoli: “Trattateci da esseri umani, evacuazione subito”
Da un mese e mezzo i profughi manifestano in Libia per chiedere condizioni di vita dignitose e un passaggio sicuro verso l’Europa. In occasione del summit nella capitale francese scrivono alle autorità europee. L’appello è supportato da diverse ong internazionali tra cui Alarm Phone e Mediterranea saving humans
"Chiediamo alle Autorità e al mondo intero di riconoscerci come esseri umani, di rispettare e proteggere i nostri diritti. E le Autorità libiche dovrebbero rispettare e applicare il diritto internazionale per i richiedenti asilo in Africa. Siamo vittime di guerre civili, siamo in fuga da persecuzioni religiose e politiche, tra di noi ci sono coloro che cercano una vita decente, l'istruzione e la libertà di vivere umanamente. Ma le Autorità italiane e gli Stati membri dell'Ue non hanno fatto altro che aggravare le nostre anime dolenti, pagando pubblicamente e di nascosto le autorità libiche e i suoi gruppi di miliziani per ucciderci nel deserto, sul mare e in orribili campi di concentramento”. Lo scrivono i migranti che da settimane protestano a Tripoli per le condizioni in cui sono costretti a vivere. La lettera è indirizzata ai leader europei riuniti oggi a Parigi per discutere proprio del futuro della Libia.
Tra un mese e mezzo infatti i libici saranno chiamati per la prima volta alle elezioni presidenziali. La conferenza di Parigi ha l’obiettivo di discute proprio della situazione del Paese. Intanto da settimane a Tripoli i rifugiati sono scesi in strada per denunciare le condizioni inumane di vita nei centri di detenzione.
“E’ una violazione dei diritti umani e un crimine contro l'umanità. La Libia oggi è un cimitero per migliaia di rifugiati innocenti, richiedenti asilo e immigrati in fuga da situazioni insopportabili nei loro paesi d'origine. E l'idea o la volontà politica era ed è pienamente accettata e finanziata dalle Autorità italiane e dagli Stati membri dell'UE - scrivono in una lettera rivolta ai rappresentanti europei riuniti nella capitale francese -. Chiediamo alle Autorità italiane e agli Stati membri dell'UE che versano fondi alla Libia di assicurarsi che le loro azioni e volontà politiche non ci danneggino e violino i nostri diritti. E di assicurarsi che la deportazione forzata nei centri di detenzione libici inumani e poi nei paesi d'origine sia fermata. Li invitiamo anche a collaborare con le Autorità libiche per chiudere tutti i centri di detenzione in Libia e liberare i nostri fratelli e sorelle che sono attualmente detenuti in condizioni disumane, perseguitati, violentati, torturati e uccisi".
Per i rifugiati nessun processo di stabilizzazione e democratizzazione di un paese martoriato dalle divisioni e dalle contrapposizioni tra milizie interne ed estere, potrà mai realizzarsi senza la piena assunzione di responsabilità degli stati dell'Unione e delle Nazioni Unite sul rispetto dei diritti umani.
La protesta dei rifugiati a Tripoli
Da quasi 50 giorni alcune migliaia di rifugiati migranti sono accampate davanti agli uffici dell'Unhcr a Tripoli, e chiedono a gran voce di essere evacuati verso paesi sicuri, per salvarsi da torture, stupri, violenze di ogni genere alle quali sono sottoposti nei campi di detenzione libici. La protesta è nata in seguito ai rastrellamenti di massa e alle catture di rifugiati nei quartieri e nelle case di Tripoli. I manifestanti sono sopravvissuti a violazioni dei diritti umani, torture, detenzioni arbitrarie, persecuzioni ed estorsioni, che avvengono regolarmente in Libia. Molti sono anche i sopravvissuti alle deportazioni verso la Libia.
L’ appello, già sottoscritto da molte organizzazioni europee della società civile, è stato rilanciato da Alarm Phone e Mediterranea saving humans. “Siamo solidali con i rifugiati in lotta! Con estrema urgenza - insieme a loro - chiediamo l'evacuazione immediata dei rifugiati bloccati in Libia verso Paesi sicuri, in Europa. Molti comuni e città in tutta Europa hanno dichiarato la loro disponibilità ad accogliere i nuovi arrivati e ad offrire loro prospettive di vita dignitosa. Le Istituzioni dell'UE e gli Stati membri, in collaborazione con le organizzazioni internazionali, hanno la responsabilità di porre fine a queste atrocità ora, e hanno abbastanza risorse e capacità per assicurare evacuazioni immediate - sottolineano le due ong -. Ora è il momento che la comunità internazionale agisca. Riconoscere i rifugiati che vivono e lottano in Libia come esseri umani. Rispettare i loro diritti e ascoltare le loro richieste”.