Una abissale ricerca di senso. Il premio Nobel per la letteratura assegnato a Jon Fosse

Una scrittura che tende a riportare alla luce i frammenti perduti di una psiche in continuo cambiamento

Una abissale ricerca di senso. Il premio Nobel per la letteratura assegnato a Jon Fosse

Stavolta i siti di scommesse ci hanno azzeccato: il Nobel 2023 per la letteratura è andato al norvegese Jon Fosse, il primo in quel genere di “indovina chi” a suon di puntate. Una assegnazione che non ha scandalizzato l’intellighenzia militante: secondo il Daily Telegraph, Fosse non solo è un notevole scrittore, ma potrebbe stare tra i 100 geni viventi, anche se sulle modalità e i criteri di classificazione ci sarebbe da approfondire. Ma tant’è: il Nobel gli è stato attribuito, tra l’altro, “per i suoi testi teatrali innovativi e la sua prosa che dà voce all’indicibile”, facendo grazia di classificazioni come quella di “minimalismo” che lasciano il tempo che trovano e che sono debitrici di etichette, insieme a modernismo, decadentismo, realismo che andrebbero rimosse per parlare in profondità dei singoli autori e della peculiarità della loro scrittura. Una scrittura, quella del norvegese -premiato sia in Francia che in Germania con prestigiosi riconoscimenti come L’Ordine nazionale al merito o il Premio Willy Brandt- che tende a riportare alla luce i frammenti perduti di una psiche in continuo cambiamento, in vite apparentemente senza senso o dedite all’arte come all’alcol, come accade in uno dei suoi più importanti romanzi, suddiviso in sette libri, come nel progetto chiamato “Settologia”, (secondo il New York Times un autentico, assoluto capolavoro) i cui primi due, in un unico volume, sono stati pubblicati in Italia da La Nave di Teseo con il titolo “L’altro nome”. In questi giorni, sempre per lo stesso editore esce da noi il testo che mette insieme i volumi dal terzo al quinto, con il titolo, assai emblematico per la sua narrativa, di “Io è un altro”.
Ma le profondità talvolta non dicibili, come coglie la motivazione della giuria, di Fosse, che ha scritto anche narrativa per bambini e soprattutto drammi per il teatro, molto ben accolti da critica e pubblico, hanno radici ancora più abissali. Ad esempio quelle bibliche, perché lo scrittore norvegese, chiamato “Il Samuel Beckett del XXI secolo” e che si è avvicinato al cattolicesimo, non narra solo la disperante attesa di qualcosa o qualcuno. Quel qualcosa o qualcuno non è assente dalla storia dell’uomo: Fosse, la cui “Settologia” è stata messa in rapporto con la narrazione biblica, è un grande esperto di Scritture. Ha collaborato, assieme ad altri, a due volumi il cui centro nevralgico è rappresentato sia dall’Antico che dal Nuovo Testamento, ed altri suoi studi hanno al loro centro l’approfondimento di una religiosità abissale, primigenia, in cui la natura -come accade in Melville- manda inquieti barlumi di Altro.

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Fonte: Sir