“Un gesuita felice”: la fede a servizio degli altri di padre Bartolomeo Sorge

Presentato a Palermo il libro scritto dal padre gesuita, storico direttore de La Civiltà cattolica e fondatore dell’Istituto Pedro Arrupe, scritto insieme a Maria Concetta De Magistris

“Un gesuita felice”: la fede a servizio degli altri di padre Bartolomeo Sorge

Un percorso di luce e di grande speranza per la costruzione di una società diversa in cui tutti devono avere il coraggio di accogliere il nuovo e di rialzarsi dopo ogni caduta per rimettersi in cammino. E' il messaggio del libro "Un gesuita felice. Testamento spirituale”, scritto e pensato da padre Bartolomeo Sorge (morto il 2 novembre del 2020 a 91 anni) nell'ultimo periodo della sua vita insieme a Maria Concetta De Magistris.

Il padre gesuita Padre Bartolomeo Sorge viene ricordato in Italia come lo storico direttore de La Civiltà Cattolica negli anni difficili del post-Concilio, fondatore  e direttore (dal 1985 al 1996) dell'istituto di formazione politica e sociale Pedro Arrupe nonché intellettuale e animatore culturale della  storica "Primavera di Palermo"- dopo le stragi di Falcone e Borsellino - negli anni drammatici dell'attacco mafioso al cuore dello Stato e alla società civile.

La presentazione del libro, moderata dalla giornalista paolina suor Fernanda Di Monte, è avvenuta, nei giorni scorsi, proprio nella sede dell'istituto Pedro Arrupe.

"E' stata certamente una figura significativa nel panorama variegato e complesso della Chiesa italiana - ha affermato padre Gianni Notari, direttore dell’istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” -; un uomo appassionato e illuminato da  acuta intelligenza e profonda fede.  Era capace di valorizzare pienamente tutto ciò che era suscettibile di trasformazione perché viveva nella consapevolezza che l'interpretazione dei mutamenti sociali e culturali non potesse essere fatta dalla comunità cristiana ponendosi solo dal punto di vista sociologico o filosofico. Per lui era necessario che ci fosse uno sguardo di fede contemplativo e profetico nel quadro del discernimento dei segni del tempo: non guardava al negativo da criticare ma soprattutto al positivo da valorizzare in chiave costruttiva per un mondo migliore. Nella prima parte del testo, a fare da filo conduttore nel libro, non è l'aspetto biografico ma tre sogni - evidenziati da De Magistris - che hanno animato la sua vita in un rapporto d'amore speciale verso la Madonna: il primo era la santità, il secondo la costruzione di una città a misura d'uomo e il terzo il rinnovamento ecclesiale nel segno del Concilio Vaticano II. Siamo davanti ad un grande esempio di vita concreta nella storia animata da una profonda sensibilità spirituale. La seconda parte del testo, scritta da lui, è arricchita dai suoi appunti spirituali in cui riporta i doni ricevuti e segni importanti del suo percorso di vita. Il libro, pertanto, non è una biografia né un testamento ma un saggio su come essere cristiani nel mondo, in maniera felice come si definì lui, ben lontano da auto-celebrazioni ma nello spirito creativo e generativo di vita. E' stato un uomo straordinario in grado di cogliere le trasformazioni che avevano un'anima etica ed intercettare la bellezza che raccontava in maniera appassionata. Un uomo di fede, pieno di speranza e contemplativo nell'azione, espressa sia nel suo impegno sociale e politico ma anche nei confronti del rinnovamento profondo della chiesa nel suo sforzo di uscire fuori dal tempio lontano da tiepidismi e auto-referenzialità. Il suo cammino profondo lo portò a considerare che non può esserci una vera politica senza un'anima; la democrazia doveva ritrovare la sua fondazione etica. Per questo, negli anni spesi a Palermo, ebbe questa capacità di fare impegnare e confrontare insieme le migliori energie sociali, civiche e religiose: una vera e propria agorà dove interagivano le varie realtà differenti del tempo. La scuola di formazione socio-politica Pedro Arrupe diventò un punto di riferimento forte e determinante per la formazione, l'orientamento e la costruzione di una società diversa pur nella complessità storica in cui si trovava. Partecipazione, ricerca e azione erano i pilastri per fare crescere una democrazia autentica ben distante dall'individualismo sterile e dallo stra-potere della mafia. L'istituto fu pensato non come una scuola di partito ma come una realtà partecipata da coloro che sentivano il bisogno di vivere una politica vera come vocazione a servizio del bene comune".

Una profonda amicizia e condivisione di cammino fraterno ha caratterizzato il rapporto con la co-autrice del libro Concetta De Magistris.

"Sono contenta di avere potuto condividere insieme a padre Bartolomeo la stesura di questo libro - ha detto Maria Concetta De Magistris, coautrice del libro -.'Un gesuita felice' ripercorre tutte le sue fasi spirituali, sempre intensamente vicino a Maria, che poi si trasformavano nel suo impegno politico, sociale ed ecclesiale. Aveva questa capacità straordinaria di vivere pienamente passando dalla dottrina alla prassi, dalla teoria alla pratica, dai palazzi romani alle strade insanguinate dalla mafia. Era convinto dello sforzo continuo, che si dovesse fare, di lavorare per formare un laicato maturo che potesse portare ad un cambiamento reale delle cose anche in anni difficili per la Sicilia e per l'Italia. Lo ricorderemo sempre come un 'gesuita veramente felice' lucido e auto-ironico fino alla fine".

Negli anni difficili del post-Concililo fu direttore de La Civiltà Cattolica. "Padre Sorge era un uomo che faceva tremare gli altri, che suscitava terremoti - ha continuato in alcuni passaggi padre Antonio Spadaro, direttore de La Civilità Cattolica - come ha detto papa Francesco dopo aver letto il suo ultimo articolo che scrisse su Civiltà Cattolica. Un uomo di fede pacifico, armonico ma proprio per questo capace di stimolare e dare un forte movimento sussultorio alla chiesa e a tutta la società civile impegnata anche in politica. Il libro ha anche il merito di gettare una luce significativa sull'importanza della sua profonda vita spirituale strettamente legata al suo impegno concreto in tutti i contesti in cui operò. Sfugge, pertanto, pienamente da una spiritualità di tipo intimistico e disincarnata per sottolineare l'importanza di agire nel territorio, sporcandosi le mani e quindi  incarnandosi nella storia a contatto con la realtà per intervenire in maniera trasformativa e portare dei frutti. E' questo è il suo impegno da cristiano in politica".

"Tra i segni, ne abbiamo uno che viene chiamato il segno per eccellenza - ha sottolineato nella sua conclusione l'arcivescovo Corrado Lorefice - che è la parola di Dio. Dio, nella sua forza generatrice e creatrice è parola concreta e viva. L'incontro profondo con Dio nasce dalla vitalità della parola. Per questo, la fede cristiana è vita, una esperienza esistenziale e non certo una adesione intellettuale. Tutta la vita e la spiritualità di padre Sorge vanno inquadrati in questa rapporto stretto con la Parola che è diventata in tutte le sue opere spiritualità e parola vivente. Una parola di Dio contenuta nella vicenda umana. Lui è un cristiano che vive e partecipa, attraverso la parola, dentro la storia il Cristo morto e risorto. Proprio per questo era capace di intercettare ed interpretare gli eventi della storia nella chiave più feconda dello spirito cristiano". 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)