Un’attenzione in più per chi ne ha bisogno. Sono molti gli alunni che presentano disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa)
Negli ultimi dieci anni le diagnosi Dsa sono aumentate sensibilmente, anche perché la pubblicazione della Legge 170 ha contribuito a capillarizzare il censimento di questi disturbi
Scaldati i motori, la scuola si prepara a pianificare le proprie attività curriculari ed extra e ad accogliere tutti gli alunni con la raccomandazione e l’urgenza di prestare attenzione ai diversi stili di apprendimento. In maniera specifica, da qualche anno a questa parte, con l’adozione di metodologie didattiche innovative e di strategie più centrate sui bisogni formativi dei singoli allievi.
Il cammino da compiere, però, è ancora lungo, perché permane una discreta resistenza soprattutto da parte dei docenti più legati alla “tradizione” e diffidenti nei confronti delle nuove metodologie. I sostenitori della lezione frontale e della collaudata terna “spiegazione-compiti-interrogazione” sono ancora molti. Le classi però sono sempre più variegate e presentano criticità che possono essere colmate soltanto attraverso pratiche didattiche personalizzate e laboratoriali. Anche gli stili di vita sono cambiati all’interno dei nuclei familiari e c’è bisogno di mettere a frutto il più possibile le ore che gli studenti trascorrono all’interno degli edifici scolastici, facendo in modo che l’apprendimento avvenga in maniera attiva e dinamica. Diventa fondamentale, pertanto, non perdere di vista la motivazione e l’autostima di giovani e giovanissimi, ingredienti preziosi per la realizzazione del futuro successo formativo di ciascuno di essi.
Un capitolo particolarmente rilevante è quello degli alunni che presentano disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). A partire dal 2010, con la pubblicazione della legge 170, la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia sono stati riconosciuti ufficialmente come fragilità nel percorso di istruzione e formazione e hanno trovato riscontro nei piani didattici personalizzati (Pdp), che i consigli di classe hanno messo in atto a tutela degli studenti in difficoltà.
Tra l’altro, negli ultimi dieci anni le diagnosi Dsa sono aumentate sensibilmente, anche perché la pubblicazione della Legge 170 ha contribuito a capillarizzare il censimento di questi disturbi. I docenti hanno partecipato a corsi di formazione e anche le famiglie sono state informate dell’esistenza di queste specifiche difficoltà che possono interessare la popolazione studentesca.
I dati più recenti, raccolti dal Ministero dell’Istruzione circa la diffusione dei Dsa, risalgono a un focus del 2022. Tra gli anni scolastici 2019/2020 e il 2020/2021, gli alunni cui è stato diagnosticato un disturbo d’apprendimento si sono attestati rispettivamente a 318.678 e 326.548 unità, che tradotte in percentuale ammontano al 5,3% e al 5,4% del numero complessivo dei frequentanti. Si tratta di alunni delle classi terza, quarta e quinta della primaria (le diagnosi, infatti non sono attendibili se eseguite nel primo biennio della scuola elementare) e di tutte le classi della scuola secondaria di I e di II grado in possesso di certificazione di DSA ai sensi della Legge 170/2010. In particolare, nell’anno scolastico 2020/2021, 198.128 alunni presentavano dislessia, 99.769 disgrafia, 117.849 disortografia e 108.577 discalculia.
Il focus del Ministero ha evidenziato anche che le certificazioni dei disturbi specifici riguardano in misura maggiore le regioni del Nord Ovest d’Italia (7,9%). Per le regioni del Mezzogiorno il numero di diagnosi pare invece estremamente più contenuto (2,8%). Il dato non è da interpretare, però, come il segnale di una maggiore presenza di Dsa a Nord-Ovest, ma verosimilmente i numeri indicano una più spiccata tendenza alla prevenzione e al monitoraggio degli studenti in questi territori.
Negli ultimi sei anni in Italia le diagnosi sono più che raddoppiate. Questo incremento va di pari passo con l’aumento del censimento di tutti i deficit dell’area del neurosviluppo come i disturbi dello spettro dell’autismo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), la sindrome di Tourette. Anche il periodo del Covid e le pratiche della didattica digitale a distanza hanno contribuito a evidenziare le difficoltà nei processi di apprendimento di alcuni allievi. A seguito di questa notevole incidenza del fenomeno molte scuole stanno concentrando l’attenzione sui fattori di rischio predittivi di futuri disturbi di apprendimento e avviato pratiche diagnostiche.
Le forze in campo sono, dunque, molteplici e tutte tese a costruire ambienti di apprendimenti accoglienti e calati sulle reali potenzialità dei giovani discenti.