Un amaro stil vecchio. Il triste spettacolo di parole ed espressioni offensive
Continua uno spettacolo non certo edificante e attraente al quale non pochi media hanno dato e danno risalto
Si allunga il campionario di parole ed espressioni volgari e offensive con le foto di personaggi “politici” che le hanno pronunciate. Continua uno spettacolo non certo edificante e attraente al quale non pochi media hanno dato e danno risalto. Nel farlo hanno rimesso davanti agli occhi del Paese una bassezza culturale e morale che preoccupa, che merita di esser respinta con indignazione e alla quale occorre reagire con la forza del pensiero per non essere trascinati nella palude dell’insulto.
Il rischio è che invece nulla o poco accada in tal senso, queste parole si ascoltano anche nella vita di ogni giorno, c’è una diffusa assuefazione e c’è un preoccupante definire normale un linguaggio offensivo perché “così fan tutti”.
Affermazione non vera perché molte persone respingono lo scadimento di un parlare che neppure nelle osterie arriva a livelli così bassi a meno che si sia ecceduto con i bicchieri di vino.
A rendere più triste lo spettacolo è che questa strategia dell’insulto, totalmente diseducativa, è praticata sempre più nello scontro politico ed ha nel nostro Paese una storia non lontana con nomi e cognomi.
È amaro ammetterlo ma questo vecchio stile ha infettato, in un vicendevole scambio di virus, sia la politica e le istituzioni sia l’opinione pubblica mettendo a nudo una preoccupante decadenza del pensiero e della comunicazione e facendo così emergere il baratro tra un populismo che vive di slogan e un popolarismo che vive di ragionamento.
Ricordando che la strategia dell’insulto si è mossa nella Seconda Repubblica l’opinionista Federico Geremicca scrive che quella di allora “oggi appare poca roba rispetto alle semplificazioni del linguaggio violento poi introdotto – a furor di popolo – nel tempo delle liste di prescrizione, degli insulti personali e delle ironie perfino sui presunti difetti fisici di questo o di quell’avversario politico. Non ci si è più fermati”.
Non si è più fermata e non si ferma la caduta di credibilità di singoli personaggi ma anche delle realtà politiche e istituzionali che rappresentano. Certamente non si può e non si deve generalizzare, ma la deriva va fermata al più presto per non dare fiato alla non partecipazione alla vita pubblica e all’astensionismo al voto.
Ancora una volta la fiducia e la speranza sono in quei giovani che si ribellano a “un amaro stil vecchio” e si sentono chiamati a un nuovo inizio nella costruzione del bene comune. Decideranno i giovani su quali adulti fare affidamento e quali loro tracce seguire per scrivere un capitolo nuovo della vita politica e della democrazia nel nostro Paese.