Un'accoglienza “non esclude l'altra”: all'Oasi, senza dimora e profughi ucraini (e afgani)
A Trento l'Hotel sociale di Ipsia, la Ong delle Acli, era diviso, fino a un mese fa, tra accoglienza per senza dimora e ricettività turistica. Ora, il primo piano è destinato non più ai turisti, ma a 15 persone arrivate dall'Ucraina, tra cui tre studenti africani. Ci sono anche una famiglia con disagio economico e un profugo afgano. Al secondo piano, 11 senza dimora
Lo spazio è sempre quello, ma l'accoglienza è raddoppiata: non si è potuto mandar via nessuno, perché un'emergenza, purtroppo, non esclude l'altra. E così, l'accoglienza dei profughi ucraini non può togliere spazio all'accoglienza destinata ad altre emergenze sociali. Così, all'Oasi di Trento, l'albergo sociale gesti da Ipsia per le Acli, è nata una vera e propria convivenza tra differenti fragilità: i senza dimora al secondo piano, i profughi in arrivo dall'Ucraina al primo. Ce lo racconta Giuliano Rizzi, presidente di Ipsia del Trentino.
“L'hotel è diviso su due piani: al secondo piano sono ospitate attualmente 11 persone, senza fissa dimora e/o provenienti da un alloggio protetto e che stanno facendo un percorso di uscita dal mondo della strada. Questo piano è gestito con Fondazione Comunità Solidale, braccio della Caritas diocesana. Il primo piano era destinato, fino al mese scorso, all'attività turistica. Data la situazione che si è venuta a creare, attualmente attualmente 15 persone provenienti dall'Ucraina (Leopoli), di cui 12 riconducibili ad uno stesso nucleo famigliare allargato (nonna, figlie, nipoti ecc..) e tre giovani africani che erano in Ucraina a studiare”.
E così si incontrano e convivono, all'Oasi, diverse fragilità: quella di “chi viene dalla strada, che ha un passato difficile” e quella di “chi viene dalla guerra, che quanto meno è spaesato, pensa agli uomini mariti/padri rimasti in Ucraina per combattere, e non capisce bene che succederà. I due piani sono, allo stato attuale, abbastanza separati e si autogestiscono. Al secondo piano, due stanze sono state unite per ricavare uno spazio comune (cucina e salotto), in cui gli ospiti possono mangiare insieme. Al primo piano non è prevista questa possibilità, ma i 15 provenienti dall'Ucraina scendono a piano terra e hanno accesso a cucina e sala da pranzo. Anzi cucinano loro per tutti, anche per i volontari di Ipsia che si alternano nella struttura e per quelli dell'associazione culturale ucraina Rasom, che vengono a sistemare pacchi viveri, raccolta medicinali e vestiario nelle restanti sale al piano terra. Sempre al primo piano, inoltre, viene ospitata anche una famiglia che ha problemi economici e di salute, e un profugo afgano: questi ultimi sono ospitati in stanze provviste anche di un cucinino, pensate quindi per persone che stanno all'albergo sociale anche per tempi medio-lunghi”.
Per chi arriva dall'Ucraina, i tempi sono indefiniti e ancora imprevedibili: “Nei prossimi giorni inizierà l'inserimento a scuola dei minori, poi si capirà anche la loro volontà e molto dipenderà ovviamente dall'evoluzione della guerra”.
Chiara Ludovisi