Un Giubileo che ci riguarda. Può il mondo della scuola fare a meno di essere interpellato dal Giubileo? Crediamo di no
Al Giubileo è associata la parola Speranza: e forse proprio questo termine è il più provocatorio per il mondo della scuola
Aperta la Porta Santa, ha preso il via il Giubileo della Speranza.
Parliamo di un avvenimento di risonanza mondiale, che impegnerà l’intero 2025 e in particolare il mondo dei credenti, ma non solo. Pellegrinaggi, eventi, celebrazioni e riflessioni non potranno, infatti, restare isolati in una nicchia protetta, ma – e questa è, in fondo, la vera scommessa – potranno provocare tutte le persone “di buona volontà”, intendendo con questo termine non i “buoni”, ma quanti con onestà e curiosità, qualunque sia il proprio orientamento di vita, cercano di condurre la propria esistenza con spirito di ricerca della verità, del senso.
Può il mondo della scuola fare a meno di essere interpellato dal Giubileo? Crediamo di no. Anzitutto c’è una provocazione culturale – che investe propriamente l’ambito scolastico – e riguarda significato e contesto dell’Anno Santo. Immaginiamo che in qualche modo l’indizione del Giubileo della Speranza possa provocare qualche approfondimento nelle aule scolastiche: da dove viene l’iniziativa? Quali sono le origini storiche? Perché e quando i cristiani celebrano un Anno così particolare? E nelle altre religioni e culture esistono analogie?
Una scuola che voglia davvero portare i più piccoli alla consapevolezza di sé, favorire la crescita dell’uomo e del cittadino – come recitano le norme – non può evitare di offrire strumenti interpretativi della realtà che comprendano anche un avvenimento come quello Giubilare. Ci pensa l’ora di religione? Probabilmente farà la sua parte, ma indubbiamente ci troviamo di fronte a un tema assolutamente interdisciplinare e che provoca il compito complessivo, collegiale, dell’istituzione.
Un’indicazione di qualche mese fa agli insegnanti di Ucim e Aimc (in una lettera dell’assistente ecclesiastico delle due associazioni, padre Oddone) ricordava che “un aspetto non secondario del Giubileo è anche quello didattico: si possono proporre attività di ricerca e di approfondimento anche multidisciplinare che riguardino questo evento nell’arte, nella letteratura, nella religione, nella storia, nel campo scientifico e nella stessa educazione civica”. E’ il compito scolastico per eccellenza: studiare, ricercare, approfondire.
In quella stessa lettera padre Oddone suggeriva anche un altro aspetto della “provocazione” giubilare al mondo della scuola, sottolineando l’invito “alla riconciliazione ed alla sinodalità, alla volontà di uscire insieme dai problemi e non solo in modo personale ed isolato”. Cercare l’unità, il collegamento e la collaborazione tra le diverse componenti scolastiche, magari sostenuti da una rinnovata motivazione ben al di là delle delusioni e delle difficoltà che spesso si intrecciano nel vissuto di chi si occupa di educazione.
Al Giubileo è associata la parola Speranza: e forse proprio questo termine è il più provocatorio per il mondo della scuola. Nelle aule dove si guarda al futuro, dove la preoccupazione è il domani – dei più giovani come dell’intera società – ricordare (anzitutto con la pratica e la testimonianza di adulti consapevoli) che può esserci un orizzonte di bene, di condivisione, di amicizia, di luce oltre le oscurità che restano ben presenti oggi vuol dire cercare davvero di costruire una comunità e un mondo migliore. E raccogliere una delle aspirazioni più profonde dei più giovani, ma anche di tutte le donne e gli uomini del mondo.