Tutto il gusto della solidarietà. La storia della focaccia della fraternità
Il presidente dell'associazione La Difesa s'incontra, il diacono Andrea Marini, ha consegnato nelle mani di don Raffaele Gobbi, direttore del Centro missionario diocesano, l'assegno di 7 mila euro raccolto grazie alla generosità di migliaia di lettori e amici della Difesa che, nel corso della Quaresima di quest'anno, hanno sostenuto l'iniziativa "La Focaccia della fraternità".
Quasi 50 le realtà e i circoli parrocchiali affiliati a Noi Padova che si sono rese disponibili nella distribuzione del dolce che va a sostenere il progetto sociale e pedagogico "Semilla de mostaza" nella parrocchia dell'Arbolito in Ecuador.
C’è chi arrivava durante la pausa pranzo con il furgoncino del lavoro o la station wagon di famiglia a caricare le scatole piene di focacce, chi in bicicletta dall’Arcella faceva anche due giri per portarsi in parrocchia i dolci che avrebbe proposto la domenica successiva in patronato.
La redazione della Difesa del popolo era da tanto che non vedeva un tale fermento e un via vai così frequente tra le sue stanze, perché il progetto “La Focaccia della fraternità”, ideato e promosso dall’associazione dei lettori la Difesa s’incontra, in collaborazione con il Centro missionario diocesano e Noi associazione, è stata molto di più di una raccolta fondi per le missioni diocesane in Ecuador.
La proposta lanciata durante la Quaresima di fraternità ha annodato fili ancora più stretti con i molti lettori che sono passati a ritirare la focaccia per sé, ma anche per donarla a parenti e amici, e con i volontari di oltre cinquanta circoli Noi e realtà parrocchiali della nostra Diocesi che si sono resi generosamente disponibili a distribuire i dolci in più domeniche di Quaresima, raccogliendo fondi a sostegno del progetto di rinforzo scolastico e sviluppo sociale del bambino “Semilla de mostaza” che nella parrocchia dell’Arbolito i nostri missionari fidei donum – don Mattia Bezze, don Saverio Turato, Alessandro e Francesca Brunone – portano avanti a sostegno di bambini e ragazzi che vivono un forte disagio sociale e familiare.
E nei giorni scorsi il presidente della Difesa s’incontra, il diacono Andrea Marini, ha consegnato nelle mani di don Raffaele Gobbi, direttore del Centro missionario, l’assegno di 7 mila euro raccolti grazie alla generosità di migliaia di persone che hanno aderito all’iniziativa di solidarietà in tutta la Diocesi, da Sacro Cuore di Romano e Fellette fino a Megliadino San Vitale e Megliadino San Fidenzio, da San Camillo a Santa Teresa di Gesù Bambino, da Battaglia Terme a Borso del Grappa, da Sant’Anna di Piove di Sacco a Creola di Saccolongo.
«La “Focaccia della fraternità” – afferma Fabio Brocca, presidente di Noi Padova – è stata davvero una bella esperienza innovativa. Mai avrei immaginato che oltre quaranta circoli della nostra Diocesi si mettessero all’opera per il successo della proposta: questo dimostra che siamo associazione a servizio della Chiesa di Padova e delle sue realtà e che i nostri volontari si sentono più coinvolti e più partecipi quando hanno un obiettivo da raggiungere insieme».
In diocesi tra le comunità che con più generosità hanno sostenuto la “Focaccia della fraternità” ci sono state anche Camponogara e Campoverardo, dove don Giampaolo Assiso, dopo essere tornato dall’Ecuador da un anno e mezzo, svolge il proprio ministero accanto a don Piero Toniolo. Don Assiso è stato parroco dell’Arbolito per cinque anni, ha visto crescere e svilupparsi il doposcuola “Semilla de mostaza” che oggi è ben di più: un vero e proprio progetto di sostegno educativo e sociale. «Mentre ero parroco all’Arbolito – racconta don Assiso – qualche frutto l’ho visto: alcuni ragazzi a forte rischio devianza sono riusciti a farcela, a rimanere in carreggiata grazie all’ambiente parrocchiale e alcuni di loro sono addirittura diventati animatori in parrocchia».
«Grazie alla donazione – sottolinea don Gobbi – riusciremo a coprire l’intervento educativo che dura dieci mesi per più di 25 bambini dell’Arbolito, aiutando anche i più meritevoli a proseguire il percorso d’istruzione, con borse di studio che consentano poi di frequentare le scuole medie in città, a Duran».
L’obiettivo che “Semilla de mostaza” si propone non è scontato in un contesto di estrema povertà sociale come nel quartiere dell’Arbolito: «Da quest’anno abbiamo deciso di fare passi nuovi e importanti in più direzioni – continua don Gobbi – lavorando sulla consapevolezza e la responsabilità educativa delle famiglie e cercando di tessere relazioni anche con gli insegnanti. Ma il lavoro dei nostri fidei donum, coadiuvato da tre suore elisabettine e da una pedagogista locale, è molto difficile e delicato in una realtà dove le famiglie sono estremamente fragili e disgregate, la violenza sui minori è all’ordine del giorno, c’è spesso una totale incapacità pedagogica nei confronti dei figli e, nella zona dei recintos, è molto alto anche il tasso di analfabetizzazione».
«Don Mattia e don Saverio da quest’anno hanno voluto fortemente qualificare ulteriormente l’esperienza – racconta Alessandro Brunone raggiunto al telefono – perché non continuasse a essere soltanto un modo per tenere impegnati i bambini, ma diventasse anche un’opportunità concreta per avvicinare le famiglie, in particolare le madri».
Non capita di rado veder arrivare il pomeriggio un piccolo con un occhio nero o segni di percosse: «L’estrema povertà in cui vivono, marchiata dalla violenza fisica e verbale quotidiana, e non di rado anche dall’abuso sessuale all’interno delle mura domestiche, insegna a questi ragazzi ad approcciarsi soltanto con un linguaggio violento». E per invertire la rotta si è deciso di intervenire su più fronti: «Innanzitutto è stata nominata una direttrice locale con una notevole esperienza d’intervento con ragazzi con disagio sociale perché se le cose ti vengono spiegate da chi come te ha conosciuto da bambina lo stesso contesto è più facile credere che una via per uscire dalla miseria esista. Abbiamo poi lanciato, a un mese dalla riapertura del progetto, la possibilità per le famiglie di partecipare a un laboratorio educativo: alcune settimane fa si sono presentate quattro mamme e, sebbene il numero sia esiguo, per noi è un grande risultato perché avvertiamo che qualcosa si sta muovendo».
A questi interventi è stata aggiunta anche una collaborazione sinergica più stretta con gli insegnanti nelle scuole che consente ai fidei donum di mappare le famiglie per mirare incontri e visite a domicilio.
Grazie alla competenza professionale di Francesca Lo Verso, che è nutrizionista, da quest’anno ai ragazzi viene offerto due volte alla settimana un pasto completo e bilanciato: «C’è estremo bisogno anche di educazione alimentare – continua Brunone – e per questo abbiamo deciso di sostenere con una parte dei fondi di “Semilla de mostaza” l’erogazione di un pasto completo ogni mercoledì, mentre il venerdì sono le due parrocchie di San Francesco di Assisi e di Nostra Signora del perpetuo soccorso a farsene carico. Alle madri stiamo spiegando che è meglio dare la frutta ai bambini, che è abbondante e costa poco, piuttosto che spendere i pochi spiccioli a disposizione per Coca cola e latte in polvere». Il lavoro è immane, ma piccoli segni, a distanza di poco più di mese dalla ripresa del progetto già s’intravedono: «Se nelle prime settimane i ragazzi si approcciavano soltanto con un linguaggio brusco e violento, ora iniziano ad addolcirsi, a capire il peso delle parole. Iniziano anche ad affiancarci nel riordino e nella cura degli ambienti perché avvertono che attraverso la bellezza passa la dignità. E più di uno a casa inizia a chiedere il frullato alla mamma dopo che lo ha assaggiato in parrocchia».