Tra fede e bellezza. Il “cantiere” del Santo riserva sempre nuove sorprese

C’è un tesoro da scoprire, in città. È sotto gli occhi di tutti, ma non tutti sembrano rendersene conto: è il patrimonio architettonico e artistico, ma anche storico e culturale, del complesso di Sant’Antonio.

Tra fede e bellezza. Il “cantiere” del Santo riserva sempre nuove sorprese

Un lascito dei secoli passati che dal 1396 è amministrato da un ente laico, la Veneranda Arca di Sant’Antonio, i cui membri, un “presidente capo” che attualmente è l’avvocato Emanuele Tessari e altri sei “presidenti”, sono nominati dal Comune di Padova (cinque) e dallo Stato pontificio, mentre il settimo è di diritto il rettore della basilica.

«Quello di Sant’Antonio è un complesso estremamente grande – racconta Giovanna Baldissin Molli, docente di Storia dell’arte applicata e oreficeria all’Università di Padova, che dal 2016 è la terza donna a risiedere tra i presidenti dell’ente – che oltre la basilica contempla i chiostri, il convento, l’archivio, il museo, la biblioteca antoniana, la scoletta del Santo e l’oratorio di San Giorgio. È naturale che sia un continuo cantiere, ma è anche un giacimento unico di storia e arte».

Oggi il complesso antoniano ha otto secoli ed è costantemente monitorato: se si registrano problemi, anche un piccolo distacco di intonaci, si interviene prontamente.

Ma l’attenzione della Veneranda Arca si concentra pure sulla valorizzazione di altre opere e spazi architettonici, meno celebri ma di straordinaria importanza. Ogni angolo riserva sorprese, e sono quasi sempre di eccelsa qualità.

Tra i “desiderata”, ad esempio, c’è quello di rendere fruibile sul web l’enorme patrimonio fotografico, con immagini anche di fine Ottocento. Entro Natale, invece, saranno trascritti e fotografati per metterli a disposizione degli studiosi, on line, tutti i documenti cartacei relativi al Donatello. Un intervento che ai “profani” può apparire di poco rilievo, ma va a tutela di documenti antichi ed è di grande aiuto agli studiosi.

«Altro sogno è terminare il restauro degli affreschi della sacrestia, e valorizzare la tomba voluta da Giacoma da Lionessa, vedova del condottiero Erasmo Da Narni, detto il Gattamelata, per seppellirvi il marito e il figlio Giovanni Antonio, nella cappella oggi del Santissimo», rivela la presidente.

Tra i recenti interventi c’è quello ai monumenti funerari del chiostro della Magnolia, di cui si parla a fondo pagina. A breve arriverà invece una nuova illuminazione all’oratorio di San Giorgio, su cui è bene soffermarsi: è un luogo poco noto benché ospiti un importante ciclo di affreschi e rientri nella candidatura Unesco Padova Urbs Picta.

L’oratorio era nato per ospitare l’arca funebre del committente, Rinaldino Lupi di Soragna, di cui si conserva il sepolcro lapideo, ed è ricoperto dalla decorazione pittorica affidata ad Altichiero da Zevio, che la portò a termine nel 1384. Riportati alla luce nel 1837, gli affreschi erano stati restaurati nel 1995-97; la nuova illuminazione può considerarsi una sorta di nuovo “restauro visivo”. Essa sarà garantita da proiettori a led di ultima generazione con altissima resa cromatica e possibilità di determinare la gradazione del bianco più adatta a valorizzarne i colori.

«L’oratorio sarà il primo sito padovano a disporre dello stesso sistema illuminotecnico della Cappella degli Scrovegni, grazie al contributo dell’azienda Guzzini Illuminazione e della Fondazione Cariparo», spiega la Baldissin Molli.

L’oratorio è anche dotato di ottima acustica, adatta a concerti: questo ci ricorda la presenza al Santo di un grande musicista come Tartini, di cui ricorrono i 250 anni dalla nascita, e il grande patrimonio musicale custodito dalla Biblioteca antoniana.

Nuova luce all’oratorio di San Giorgio

L’oratorio che affaccia sulla piazza del Santo sarà il primo dei siti padovani candidati Unesco a adottare lo stesso sistema illuminotecnico della cappella degli Scrovegni, contribuendo a rilanciare l’idea di un sistema condiviso di illuminazione per i siti coinvolti che accentuerebbe l’aspetto di coerenza, qualità, coesione, e unicità, quali indicatori di eccellenza per i cicli di affreschi della città.

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