Tornare al senso della vita. Le proposte che ci portano a a farci uscire di casa più consapevoli dell’unicità di questa vita
Alcuni libri ci mostrano l’importanza degli affetti reali, costruttivi, anche attraverso il sacrificio di sé, contro la cultura dell’attrazione esteriore.
In attesa della fase due, stiamo a casa: ancora uno sforzo in cui ci sono d’aiuto i libri, compreso un genere tornato d’attualità, il graphic-novel, che ci permette di approfondire la ricorrenza della Giornata della Terra e dei cinque anni dell’Enciclica “Laudato si’”. È infatti un racconto-fumetto a farci conoscere la figura di un precursore dell’ecologia contemporanea, Henry David Thoreau (1817-1862), uno dei protagonisti, a metà Ottocento, del cosiddetto trascendentalismo americano. Due disegnatori francesi, A. Dan e Maximillian Le Roy, hanno realizzato infatti “Thoreau. Una vita disobbediente” (Lindau) in cui raccontano la vita e il pensiero di un insegnante contrario ai modi repressivi della scuola americana di allora e convinto che l’uomo dovesse ritornare a contatto con la natura. Cosa che fece lui per primo, andando a vivere per due anni in una capanna tra i boschi presso il lago di Walden: un’esperienza tramandata dal racconto-diario “Walden o la vita dei boschi” (1854). Scorrendo il graphic novel si ha l’esatta percezione di quanto siano vere le parole di papa Francesco: le popolazioni che noi chiamiamo arretrate, se non selvagge, hanno scelto un modo diverso di vivere a contatto con la grande madre, evitando di innestare un corto circuito mortale per la natura e di conseguenza dell’uomo, che ne fa parte integrante.
Alcuni libri ci mostrano inoltre l’importanza degli affetti reali, costruttivi, anche attraverso il sacrificio di sé, contro la cultura dell’attrazione unicamente esteriore e fine a se stessa. È il caso di un genere che qualcuno ha chiamato family novel, o family ghost, vale a dire un intreccio in cui legami domestici e oltre si incontrano. Ma, attenzione: nei casi migliori non si tenta il successo giocando sulla presenza di spiriti e sugli effetti speciali, anche se solo narrativi, ma raccontando come la vita si proietti nel suo dopo al di fuori di spiritismi e magie. Uno degli archetipi moderni di questo genere è il “Canto di Natale” di Dickens, che non è una narrazione di sedute spiritiche ma della coesistenza di spirito, realtà, amore e fede.
È così che in “L’apparenza delle cose” (Bollati Boringhieri) della scrittrice statunitense Elisabeth Brundage, la follia narcisistica celata dal fascino ambiguo della cultura, si scontra con un altro potere, quello dell’amore che fa il bene degli altri, gratuitamente, e che continua a proteggere anche nel dopo.
Il soprannaturale fa la sua comparsa anche nel romanzo dell’irlandese Niall Williams, “Quattro lettere d’amore” (Neri Pozza), in cui l’amore sfida la violenza e la predestinazione e in cui l’evento miracoloso di una guarigione è narrato con profondità psicologica, facendo attenzione a non cadere nella trappola del sensazionale.
Riusciamo, grazie a queste letture, a passare utilmente il tempo, perché esse contribuiranno a farci uscire di casa più consapevoli dell’unicità di questa vita, soprattutto se ricondotta a ritmi e modalità più naturali.