Suor Francesca Fiorese: Unire le forze. Insieme ai lavoratori. È questa la sfida di oggi «per fare qualcosa di straordinario»
La pandemia ha logorato anche il lavoro: c’è affanno, precarietà, timore che i sostegni vengano a mancare, preoccupazione per quando finirà il blocco dei licenziamenti
«Questa pandemia ci ha logorato. Il lavoro non è che uno dei tantissimi aspetti». Suor Francesca Fiorese, direttrice dell’ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Padova, ha seguito da vicino l’evoluzione dei fenomeni che il Covid ha impresso nei territori del Veneto.
«In alcuni settori – come la sanità – c’è stato affanno e accelerazione. In altri precarietà e il timore che dopo la fase del contenimento del pericolo i sostegni verranno a mancare. Vediamo già come i contratti a termine non sono stati rinnovati». Chi ne ha fatto di più le spese? «Le categorie più fragili in primis, quelle che non sono ancora considerate alla pari nel mondo del lavoro, ovvero giovani e donne, e ancora di più per le giovani donne».
C’è poi quella grande spada di Damocle del blocco dei licenziamenti. Prorogato fino a quando? «È stato sì un grande salvagente, ma ci sono anche aziende che non possono licenziare e che comunque devono chiudere i battenti. Ci sono poi situazioni per le quali sarebbe opportuno accompagnare qualcuno alla pensione, in modo che al loro posto possano venir assunte persone con autonomia, capacità di gestirsi e di gestire l’imprevisto. Sono queste le figure oggi richieste, anche se le statistiche dicono che le aziende non sono ancora disposte a impegnarsi nell’assumere giovani».
Lo scenario però mostra come questa crisi stia colpendo in modo ancora maggiore chi già si trovava in difficoltà, ben prima che scoppiasse la pandemia: «Persone con una lunga storia di disoccupazione, magari sprovviste delle competenze e delle abilità, con poca autonomia, avranno ancora maggiori fragilità nel lavoro di domani». Già, perché la crisi – oltre a colpire in maniera molto diversa settori diversi – ha di fatto accelerato di molto cambiamenti già in atto. Alcuni di questi però ci aprono alla speranza: «Questi mesi ci hanno fatto impiegare la tecnologia in modo più saggio. Un altro punto è la mobilità: se vogliamo spostarci in maniera rispettosa dell’ambiente penso che siamo incamminati sulla strada giusta». E la locuzione futuristica di smart working va accompagnata alla virtù biblica della sapienza: «Bisogna starci dentro veramente con sapienza, se ci permette di passare dal lavoro dipendente al lavoro collaborativo e responsabile».
Ma è importante che dentro questa transizione ci siano tutti, proprio tutti. Altrimenti le disparità aumenteranno ancora: «Se prima il computer, in famiglia, serviva per i videogiochi, oggi se manca "saltano" scuola e cultura. Ci sono zone, anche nei nostri territori, dove la banda larga ancora non arriva. E allora i primi a rimetterci sono i più fragili e i più poveri».
«Non è un caso se papa Francesco – conclude suor Francesca Fiorese – continua a insistere su questo punto: o stiamo dalla parte dei poveri, altrimenti non staremo dalla parte di nessuno. Penso alle nostre comunità come agli anziani colti dalla pandemia, con belle pensioni che non saranno eredità di nessuno. Non basta ancora quello che stiamo facendo: dobbiamo unire le forze, come abbiamo fatto per l’ultima crisi economica, per fare qualcosa di straordinario e metterci accanto agli ultimi tra i lavoratori».