Su immigrazione Draghi punta all’Europa: più rimpatri e accordi bilaterali

Nel discorso per la fiducia il presidente del Consiglio ribadisce la necessità di rispettare i diritti dei rifugiati. L’Italia andrà a negoziare il Migration Pact e a chiedere un riequilibrio tra responsabilità paesi primo ingresso e solidarietà effettiva. Nessun accenno a nuovi italiani e riforma della cittadinanza

Su immigrazione Draghi punta all’Europa: più rimpatri e accordi bilaterali

Continuare sulla strada di un rafforzamento della “politica europea sui rimpatri” e “dell'equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva”. E’ una gestione del fenomeno migratorio in chiave internazionale, quella contenuta nel discorso per chiedere la fiducia al Senato del presidente del Consiglio Mario Draghi. 

Si andrà, dunque, nei tavoli europei a negoziare il nuovo Migration Pact, di cui l’ex presidente della Bce condivide alcuni punti, a cominciare dalla “sponsorship sui rimpatri”: cioè una gestione condivisa del fenomeno, in cui i paesi che non vorranno accogliere i migranti dovranno aiutare i paesi frontalieri nel rimpatrio, pagando o facendosi carico della procedura. In questo modo sarà più facile rimandare indietro i “non aventi diritto”. Parallelamente- assicura Draghi- ci sarà il “pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”.

Il nuovo Presidente del Consiglio guarda fuori dai confini nazionali anche per la gestione (ed esternalizzazione) delle frontiere, puntando su accordi bilaterali con i paesi di confine e transito: “resta forte la nostra attenzione e proiezione verso le aree di naturale interesse prioritario, come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia e al Mediterraneo orientale, e all'Africa - ha detto -. Gli anni più recenti hanno visto una spinta crescente alla costruzione in Europa di reti di rapporti bilaterali e plurilaterali privilegiati. Proprio la pandemia ha rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata. Per l'Italia ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania. Ma occorrerà anche consolidare la collaborazione con Stati con i quali siamo accomunati da una specifica sensibilità mediterranea e dalla condivisione di problematiche come quella ambientale e migratoria: Spagna, Grecia, Malta e Cipro”.

L’Italia si adopererà anche per avviare “un dialogo più virtuoso tra l'Unione europea e la Turchia, partner e alleato Nato” e “per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione Russa”. “Seguiamo con preoccupazione ciò che sta accadendo in questo e in altri paesi dove i diritti dei cittadini sono spesso violati. Seguiamo anche con preoccupazione l'aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina - afferma -.L'avvento della nuova Amministrazione Usa prospetta un cambiamento di metodo, più cooperativo nei confronti dell'Europa e degli alleati tradizionali”.

Nessun accenno sulla questione migratoria in Italia, né sugli sbarchi né su accoglienza e integrazione
Con tutta probabilità si proseguirà con la linea portata avanti dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, a cui è stato riconfermato l’incarico. E dunque con la gestione degli arrivi con l’ausilio delle navi quarantena. Sul fronte della protezione e dell’asilo, il nuovo decreto immigrazione (che modifica i decreti sicurezza voluti dall’ex ministro Salvini) ha già ridisegnato i criteri per ottenere una forma di protezione umanitaria. 

Altro grande assente è il tema della cittadinanza. Il presidente Draghi non ha mai citato i “nuovi italiani” né ha fatto accenno alla possibilità di introdurre anche nel nostro paese una forma di ius soli o ius culturae. Eppure, proprio  in questi giorni, i ragazzi di seconda generazione, nati o cresciuti in Italia, gli avevano rivolto un accorato appello per non essere più trattati come cittadini di serie B. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)