Studiare aiuta a lavorare. Il titolo di studio è in relazione positiva con gli occupati: al crescere del primo aumenta la porzione dei secondi
Purtroppo – rispetto alla media europea - abbiamo uno scarso numero di laureati il 26,8% (contro il 41,6% dell’UE) e un alto numero di abbandoni scolastici 12,7% tra i 18-24enni (contro il 9,7% dell’UE).
Un tema su cui dovrebbe investire il sistema della pubblica istruzione è la capacità di garantire a tutti un percorso di studio, perché il livello della propria formazione aiuta a trovare lavoro. È molto interessante l’ultimo rapporto Istat su “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali” perché lascia emergere da un lato alcune fragilità italiane, dall’altro lato l’importanza del livello di istruzione come elemento di riduzione della vulnerabilità nel mercato del lavoro.
Dai dati osserviamo che il titolo di studio è in una relazione positiva con gli occupati: infatti al crescere del primo aumenta la porzione dei secondi. Lavora il 51,4% tra quanti hanno conseguito soltanto un diploma di scuola secondaria inferiore, il 70,3% tra quanti hanno ottenuto un diploma di scuola secondaria superiore e l’82,1% tra quelli che sono almeno laureati. Al contrario l’abbandono scolastico è una condanna. Gli Early leavers from education and training (coloro i quali hanno lasciato gli studi prima del conseguimento di un diploma) hanno un tasso di occupazione pari al 33,5%.
Purtroppo – rispetto alla media europea – abbiamo uno scarso numero di laureati il 26,8% (contro il 41,6% dell’UE) e un alto numero di abbandoni scolastici 12,7% tra i 18-24enni (contro il 9,7% dell’UE).
Ricaviamo così una prima indicazione: il sistema di istruzione dovrebbe accompagnare più studenti possibili a conseguire titoli di studi più alti. Tuttavia per raggiungere questo risultato va considerato anche il contesto culturale familiare, che incide sul conseguimento di un titolo di studi. Tra i giovani adulti (30-34 anni) ha conseguito la laurea il 70,1% di quelli che hanno almeno un genitore laureato, il 39,3% di quelli con almeno un genitore diplomato e solo l’11,4% di quelli con almeno un genitore con la licenza media. Viceversa si trovano più abbandoni scolastici tra i figli di quanti non hanno studiato molto (25,8%) che tra quelli con un titolo di studio terziario (2,7%).
Scopriamo così che il nostro sistema di istruzione non riesce a sostenere soprattutto gli studenti che hanno un debole contesto famigliare, cioè i più sfavoriti.
Un’ultima indicazione la osserviamo nella transizione tra scuola e lavoro. Il ritardo rispetto alle medie europee colpisce un po’ tutti. Tra i giovani che hanno concluso il percorso di studi da 1 a 3 anni sono occupati solamente il 67,5% dei laureati (-17,4% della media europea) e il 49,9% dei diplomati (-23,2%).
Così osserviamo che c’è ancora molto da fare per costruire un rapporto tra mondo del lavoro e mondo dell’istruzione e dato che molti dei nostri giovani istruiti vanno a lavorare all’estero, molto probabilmente è il mondo del lavoro a dover investire su una nuova qualità.