Solitudini in cerca di riscatto. Su Sky-Now il noir-poliziesco “La coda del diavolo”
Di Domenico De Feudis con Luca Argentero e Cristiana Dell’Anna. Racconto fosco in una Sardegna algida e affascinante
“Il fuggitivo”. È il film hollywoodiano di Andrew Davis nel 1993 con Harrison Ford e Tommy Lee Jones (Premio Oscar come non protagonista per il ruolo), una serrata caccia al (presunto) colpevole di un reato, condita con ambiguità e depistaggi per sciogliersi in un riuscito colpo di scena finale. La sua struttura narrativa sembra il modello di riferimento del nuovo film di Sky “La coda del diavolo” diretto da Domenico De Feudis. Protagonista Luca Argentero in un ruolo “insolito”, lontano dalla tipologia di personaggi positivi e luminosi che hanno sempre contraddistinto la sua carriera (in testa “Doc. Nelle tue mani”). Accanto a lui due ottimi comprimari, Cristiana Dell’Anna e Francesco Acquaroli. Un thriller-poliziesco targato Groenlandia e Vision Distribution su Sky e Now dal 25 novembre.
La storia. Sardegna, oggi. Sante Moras, ex poliziotto divenuto guardia carceraria, conduce una vita solitaria. Non dà confidenza a nessuno. Un giorno gli viene chiesto di sorvegliare un detenuto accusato della segregazione e omicidio di una giovane ragazza; l’uomo viene però ucciso in cella durante il turno di Sante, che diventa così il principale indiziato. Sotto pressione, Sante scappa e prova a fare chiarezza da solo sugli avvenimenti. Ad aiutarlo la giornalista di cronaca Fabiana Lai, mentre a tallonarlo nella fuga il commissario Tommaso Lago…
Pros&Cons. “Mi hanno sempre affascinato le storie di uomini emarginati che affrontano le avversità in maniera temeraria per riscattarsi dalla loro condizione”. Così Domenico De Feudis, alla regia della sua opera seconda “La coda del diavolo” (ha esordito nel 2020 con “Il legame”), su copione di Nicola Ravera Rafele e Gabriele Scarfone, dall’omonimo romanzo di Maurizio Maggi (Longanesi). Si tratta di un thriller cupo e misterioso, che si snoda in una Sardegna livida e ammantata di ombre, quelle gelide dell’inverno. “Ho voluto fotografare la Sardegna – ha sottolineato sempre il regista – come un limbo, dove i personaggi fluttuano smarriti nella natura incontaminata e ventosa. La Costa Smeralda che conosciamo con il freddo si plasma, diventando spettrale”. In tale cornice prende avvio una caccia all’uomo sul canovaccio del noir poliziesco, dove in fuga troviamo Luca Argentero, nei panni di una guardia carceraria ferita dalla vita che cova rabbia e solitudine. Il sentirsi messo all’angolo, come il principale indiziato, spinge l’uomo a forzare le sue resistenze e a mettersi in gioco: fa di tutto per salvarsi e trovare la verità. È un fuggitivo proprio come il personaggio di Harrison Ford e la sua una corsa è puntellata da battute d’arresto, cadute, ma anche inaspettati alleati: anzitutto la giornalista Fabiana Lai, che per la tenacia e l’etica con cui abita il suo mestiere non si accontenta di una facile verità; e c’è anche il commissario Lago che vuole chiudere il caso, ma non in maniera sbrigativa. “La coda del diavolo” è un buon film di genere, che funziona per atmosfera, dinamica di racconto e caratterizzazione dei personaggi; il ritmo c’è, l’enigma è adeguatamente costruito, senza però troppi sussulti di sorpresa. Nel complesso il film è un valido prodotto di “evasione” per gli amanti del noir-poliziesco. Complesso, problematico, per dibattiti.