Sicilia, 150 aziende hanno attivato tirocini per giovani migranti
Presentata la ricerca sul capitale sociale e le reti territoriali dei minori stranieri soli del Ciai per il progetto Saama. I comuni coinvolti sono quattro: Agrigento, Marsala, Palermo e Termini Imerese
Saama nella lingua mandinka significa “Domani” ed è anche il nome scelto per il progetto, attivo in Sicilia da due anni, che è acronimo di “Strategie di Accompagnamento all’Autonomia di Minori Accolti”.
La presentazione è avvenuta ieri pomeriggio presso Booq, a Palermo. Il progetto è realizzato da una rete di realtà pubbliche e del terzo settore che ha messo a sistema risorse e competenze per dare opportunità a ragazzi e ragazze, arrivati in Italia da minori migranti soli: Send, associazione Arché, assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Marsala, Assistenti Sociali Senza Frontiere, Cesie, Ciai, Cooperativa Libera…mente, Cpia Agrigento, Cpia Palermo 2, Garante metropolitano per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Palermo, Libera Palermo, Moltivolti, Nottedoro.
Il progetto, suddiviso in tre macro-azioni, ha promosso un modello di inclusione, che sulla scia del progetto Ragazzi Harraga e grazie ad un’analisi dell’impatto creato sui beneficiari dalle attività, portate avanti dal 2017 al 2019, continua a ritenere fondamentale la promozione dell’autonomia attraverso attività di orientamento al lavoro e di inserimento in impresa, ma anche di riconoscimento delle proprie competenze attraverso attività laboratoriali.
In particolare, all’interno dell’Azione 1 del progetto Saama, sono stati inseriti una ricerca sul capitale sociale dei minori stranieri soli, l’implementazione della cartella sociale a Marsala ed Agrigento e la creazione di una rete di imprese accoglienti.
Saama è riuscito a coinvolgere 4 territori siciliani e 150 aziende che fanno parte della rete; ha attivato 45 tirocini curriculari e ha preso in carico 80 giovani migranti attraverso attività di orientamento al lavoro; ha formato 90 operatori dell’accoglienza e ha redatto 240 skills portfolio dei giovani migranti soli coinvolti nelle attività laboratoriali.
"L’importante calo di presenze avvenuto dal 2017 al 2020 (circa il 95% in meno di arrivi), ha di fatto creato un vuoto che ha portato alla chiusura di molti centri di accoglienza. Il passaggio alla maggiore età ha portato al trasferimento di molti giovani neomaggiorenni in strutture per adulti, con la conseguente interruzione dei percorsi avviati e la conseguente perdita di contatto con persone di riferimento per questi giovani", hanno raccontato alcune delle assistenti sociali, operatrici e tutrici intervistate. Nel 2017 in Sicilia, si registravano infatti 494 minori presi in carico, mentre nel 2020 i minori soli erano solamente 11. Soltanto a partire dalla fine del 2020, e soprattutto dagli inizi dell’anno 2021, è stata riscontrata un’inversione di tendenza sul numero delle presenze e anche delle strutture, in modo omogeneo su tutti i territori presi in esame.
Nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria il progetto Saama è riuscito ad attivare circa 30 tirocini extracurricolari e a fare sì che, malgrado le imprese fossero in sofferenza, i settori meno precarizzati si assumessero la responsabilità di contrattare alcuni dei tirocinanti all’interno di alcune delle imprese selezionate.
Dalle attività di follow up condotte, dei 300 giovani, accompagnati in percorsi di autonomia nei progetti citati, il 30% risultava ancora nel mercato del lavoro a 12 mesi dalla conclusione del percorso progettuale, circa l’80% ha valutato come “molto importante” l’appartenenza a reti relazionali ampie e circa il 60% ha indicato il responsabile dell’azienda in cui ha svolto il tirocinio una delle persone di riferimento più significative conosciute nella città di accoglienza.
I comuni coinvolti nella ricerca sono quattro: Agrigento, Marsala, Palermo e Termini Imerese. I punti fondamentali per l'accoglienza dei MSS (Minori Stranieri Soli) emersi dalla ricerca sono stati: favorire l’accesso ai diritti fondamentali; promuovere ambienti interculturali; semplificare le procedure amministrative; supportare costruzioni di relazioni dal basso; sistematizzazione ed analisi dei dati sia nel pubblico che nel privato sociale (cartella sociale); andare “oltre l’emergenza”. La ricerca ha inoltre rilevato quanto sia importante attivare percorsi di accompagnamento all’autonomia che siano integrati e prevedano azioni in tutti gli aspetti fondamentali della vita dei giovani. Solo così diverranno veramente risorse per i Paesi che li ospitano.
"La ricerca ha voluto mettere in evidenza i punti di forza e le debolezze delle province coinvolte, esplorando grazie alle persone intervistate e ai dati raccolti - ha detto Giulia Di Carlo del Ciai (Centro Italiano Aiuti all'Infanzia) -, quali sono ad oggi le necessità di questi territori per offrire, nonostante le criticità riscontrate anche a causa dei decreti immigrazione che si sono susseguiti negli anni, percorsi di autonomia sociale ed economica a tutti e tutte le giovani migranti che arrivano da soli sui nostri territori".
"L’accoglienza, nel nostro Paese, non sempre è in grado di favorire aperture sui territori - si legge nella ricerca - e i giovani che si trovano senza rete e senza un supporto effettivo, rischiano di rimanere soli, arroccati in modelli culturali che non facilitano il loro inserimento e molto spesso, tendono a lasciare il nostro Paese in cerca di maggiori opportunità. Noi crediamo fortemente che per costruire un domani accogliente e fondato sulla condivisione e la sicurezza dei diritti di ogni persona sia indispensabile prendersi cura, adesso e qui, dei ragazzi e delle ragazze arrivati in Italia da minori migranti soli, valorizzando le loro risorse e competenze, e sostenendoli nella realizzazione dei loro desideri e aspettative. Sono giovani che hanno affrontato viaggi difficilissimi per essere finalmente liberi dalle guerre o dalla miseria, o per potere inseguire i propri sogni; sono portatori di un patrimonio personale straordinario che aspetta solo un’occasione per potere emergere ed essere valorizzato".