Segni di “priorità” nella Chiesa di Padova. Canonici e Cappellani di sua Santità

«L’intenzione è quella di riconoscere non tanto i meriti alle singole persone – senza togliere la stima nei confronti di ciascuno – ma ai fatti, che sono legati a luoghi o servizi, che hanno a che fare con le persone e che vogliono essere un segno di priorità, di sensibilità del vescovo, e per “vescovo” intendo la Chiesa di Padova».

Segni di “priorità” nella Chiesa di Padova. Canonici e Cappellani di sua Santità

Così il vescovo Claudio ha motivato la nomina di tre nuovi canonici e di quattro canonici onorari dell’Amplissimo Capitolo dei canonici della Cattedrale, che svolgono servizi importanti e delicati nella Chiesa diocesana, attraverso i quali collaborano più direttamente con il vescovo nell’esercizio del suo ministero. Sono stati nominati canonici mons. Antonio Oriente (con il titolo di san Leopoldo), mons. Giorgio Bezze (san Giuseppe), mons. Nicola Tonello (san Paolo); si aggiungono agli altri membri del Capitolo, presieduto da mons. Stefano Dal Santo, portando così a venti il numero dei canonici. Con queste nomine, nello specifico, il vescovo ha voluto “sottolineare” alcuni preziosi servizi in Diocesi: la cura spirituale dei diaconi permanenti e l’attenzione alle relazioni con la vita consacrata; i rapporti con la cultura e l’Università, «uno spazio – ha evidenziato don Claudio – che dobbiamo sapere abitare con tutto il nostro impegno»; l’accompagnamento delle persone che stanno male interiormente: «C’è la necessità che la Chiesa se ne faccia carico». I nuovi canonici onorari sono mons. Luigi Beggiao, mons. Federico Giacomin, mons. Roberto Ravazzolo, mons. Andrea Toniolo. Anche in queste nomine il vescovo Claudio ha voluto mettere precise attenzioni: alla cura dei sacerdoti anziani accolti nella Casa del clero, «spazio sviluppato nel passato e che ancora è importante per l’avvenire»; alla spiritualità in Diocesi, affidando al direttore di Villa Immacolata «un preciso mandato che è scoprire, evidenziare una cosa che risuona ancora molto nuova per tanti: che esiste una spiritualità diocesana che vuol dire che lo Spirito, nella nostra storia, ha parlato »; all’accompagnamento dei preti giovani, «spazio non noto ma degno di essere riconosciuto»; al segno diocesano, «e per noi non tanto un’opera sociale», che è l’Opera della Provvidenza; «all’impegno che abbiamo messo da tempo nei confronti dello studio e della ricerca teologica».

Cappellani

«Sono persone che hanno lavorato, ma non è un dire che loro sono migliori, è un riconoscere il servizio che hanno svolto, dire che ci sono anche tanti preti bravi». Con questa “premessa” il vescovo Claudio, a fine marzo, ha comunicato i nomi dei cappellani di Sua Santità. L’onorificenza, concessa dal papa, vuole esprimere la gratitudine del vescovo e della Chiesa locale ad alcuni sacerdoti per la sollecitudine e l’esemplarità con cui hanno svolto il loro ministero in alcuni ambiti di apostolato: la parrocchia, le missioni, l’insegnamento, la carità… E tramite loro dire grazie a tutti gli altri presbiteri che operano in quegli stessi ambiti. Hanno ricevuto il titolo di cappellano di Sua Santità mons. Cornelio Boesso, mons. Giancarlo Battistuzzi, mons. Armando Cellere, mons. Celestino Corsato, mons. Francesco Longhin, mons. Marcello Milani, mons. Angelo Roncolato, mons. Silvano Silvestrin, mons. Gaudenzio Zambon.

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