Scegliere il silenzio contro la violenza
“Repubblica sorda” di Ilya Kaminsky (La nave di Teseo), fa della sordità un atto politico di ribellione e protesta della gente contro i soldati che uccidono un bambino non udente nella città immaginaria di Vasenka
Nato in Ucraina 44 anni fa, sordo dopo una parotite a quattro anni, da adolescente Ilya Kaminsky ha ricevuto asilo politico con la sua famiglia negli Stati Uniti per l’antisemitismo subito in patria. In questo poema visionario, con testo inglese a fronte e alcune parole segnate/disegnate da lui stesso, fa della sordità un atto di ribellione e di protesta alla violenza brutale di soldati che uccidono un bambino sordo nella città immaginaria di Vasenka. La reazione della gente? Una sordità scelta come "un’insurrezione": "La mattina dopo il nostro paese si svegliò e si rifiutò di sentire i soldati. Alle dieci, Momma Galya scrive col gesso nessuno vi sente sui cancelli della caserma". Ritenuta dai militari una pandemia contagiosa, "la sordità è la nostra unica barricata", ribadiscono i personaggi, alternando tono elegiaco e fraseggio prosaico. Eppure tutti, sordi e udenti, possono tacere per indifferenza: il silenzio può essere "il rumore di un’anima" o "qualcosa del cielo in noi", ma anche omertà di fronte alle tragedie altrui che si fingono di non vedere, oltre che di non sentire. Un’opera che inchioda passioni e miserie dell’animo umano di fronte al dolore e al male, al di là delle parole pronunciate o segnate.
(La recensione è tratta dal numero di agosto-settembre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Laura Badaracchi