San Leopoldo patrono dei malati di tumore. "Un grande consolatore, che possa creare in tutta Italia comunità sananti"
San Leopoldo è stato riconosciuto dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti il patrono dei malati di tumore. Il decreto conclude un lungo iter avviato dal vescovo di Padova Claudio Cipolla, che ha annunciato la decisione della congregazione alla vigilia della Giornata mondiale del malato.
Padre Leopoldo, il cappuccino proclamato santo da Giovanni Paolo II, è ora il patrono dei malati di tumore. La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha risposto positivamente all’iniziativa avviata dal vescovo Claudio Cipolla, e sostenuta da una raccolta di firme che ha sfiorato quota 70 mila, coinvolgendo il mondo della fede e quello della scienza.
Il decreto della congregazione vaticana porta la data del 6 gennaio, ma l’annuncio è stato dato dal vescovo sabato scorso, pochi giorni prima dell'11 febbraio, Giornata mondiale del malato. «Ci sono situazioni – ha osservato – che ci spingono a dire: c’è un limite. Momenti nei quali l’uomo con tutte le sue capacità percepisce la sua fragilità, propria dell’essere creature. Indicare san Leopoldo come patrono presso Dio per gli ammalati di tumore vuole dire aprire una finestra di speranza. Dove noi dobbiamo constatare il nostro limite, per Dio c’è ancora una possibilità. È un’esperienza che ci apre e arricchisce la nostra umanità».
Nel 2019 in Italia, come ha sottolineato don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio di pastorale della salute della Cei, sono stati diagnosticati 371 mila nuovi casi di tumore. «È una notizia che sconvolge la vita della persona, la fa sentire isolata e vulnerabile – ha spiegato – Ci piace pensare a padre Leopoldo come a una figura di grande consolazione, che possa creare in tutta Italia comunità sananti».
Il decreto conclude un percorso lungo e complesso, che ha preso il via in un altro momento «di rara bellezza», come lo ha definito fra Mauro Jöhri, già ministro generale dei frati cappuccini: l’ostensione del corpo di san Leopoldo nella basilica di San Pietro, nel febbraio 2016, durante il Giubileo della misericordia. «Un’esperienza – ha aggiunto – che mi convinse di una cosa: la santità parla ancora». Nel luglio successivo il vescovo Cipolla inoltrò domanda alla Congregazione vaticana. «Nel dicembre 2017 – ha ricordato fra Flaviano Gusella, rettore del santuario – iniziò la raccolta delle firme, in santuario, in città, nel Triveneto e in tutta Italia. Ci fu una risposta inaspettata. All’inizio del mese di marzo le firme erano 21 mila».
Fin dall’inizio di questo percorso, il mondo della scienza si è saldato con quello della fede attraverso il comitato "San Leopoldo patrono", che ha coinvolto numerosi medici padovani come Matteo Bevilacqua, già direttore della Fisiopatologia respiratoria dell’Azienda ospedaliera, insieme a molti altri. Del risultato fra Roberto Tadiello, ministro provinciale dei frati cappuccini, si è detto «umilmente orgoglioso». Per l’occasione sono state stampate 40 mila “pagelline” con tre preghiere: quella del malato, quella dei familiari e quella degli operatori sanitari.