Salute e diseguaglianze. “La poca istruzione e le condizioni socio-economiche incidono su speranza di vita e mortalità”
È stato presentato oggi a Roma il volume che fotografa la realtà in Italia rispetto a mortalità e istruzione per 60 milioni di abitanti. Il lavoro compiuto dall'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), sul censimento Istat del 2011, offre spunti per politiche intersettoriali, sanitarie e non, efficaci per la prevezione delle cause che incidono sulla salute dei cittadini
“In Italia le disuguaglianze sociali nella mortalità sono presenti tra tutte le Regioni, ma anche al loro interno”. È il primo dato che emerge dall’“Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello d’istruzione”, realizzato dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), in collaborazione con l’Istat. Il volume è stato presentato oggi a Roma, alla presenza del ministro della Salute, Giulia Grillo. L’Inmp è un ente pubblico oggi centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, nonché centro nazionale per la mediazione transculturale in campo sanitario.
Studio su tutta la popolazione.“L’Atlante è il primo lavoro che si fa calcolando la mortalità per 60 milioni di abitanti, a fronte del censimento Istat del 2011, per 35 raggruppamenti di patologie diverse. Quindi, nell’Atlante è rappresentato il 90% delle cause di mortalità in Italia”. Lo sottolinea al Sir Concetta Mirisola, direttore generale dell’Inmp. “Lo studio – prosegue – permette di studiare la mortalità anche a livello provinciale. Dallo studio un aspetto su cui si può agire: la mortalità evitabile in relazione alle condizioni socio-economiche, rispetto a diversi determinanti, come l’istruzione, il lavoro, l’abitazione”. Secondo il direttore dell’Inmp, “le differenze riguardo alla mortalità che emergono nelle diverse Regioni grazie a un dato medio nazionale e un dato per Regione offrono a livello politico nazionale e regionale importanti spunti”: “Se c’è una maggiore causa di mortalità, ad esempio, per tumore polmonare in una determinata area, si possono scoprire le cause e fare prevenzione per quella specifica patologia”. Non solo: “Sono dati importantissimi – evidenzia Mirisola – perché, per la prima volta, viene presentato un Atlante con la mortalità valutata su tutta la popolazione; non è una stima statistica riportata poi su tutta la popolazione. Ciò permette di indirizzare delle scelte politiche a tutela della salute delle persone. Fare una campagna di prevenzione significa evitare delle cronicità, che hanno dei costi maggiori. Il problema è che la salute incide in tutte le politiche: lavorative, abitative, sociali, riguardo all’istruzione.
Partendo dalle disuguaglianze nella salute sul territorio, fotografate dall’Atlante, si possono adottare politiche intersettoriali, sanitarie e non”.
Spunto per nuove ricerche. I dati certi dell’Atlante, che offrono una fotografia reale del Paese, a giudizio del direttore dell’Inmp, diventano, quindi, lo spunto “per andare a studiare perché alcune patologie sono più presenti in determinati territori verificando quanto conta l’incidenza ambientale, gli stili di vita, l’obesità, il diabete, la risposta ospedaliera tempestiva rispetto a determinate patologie”. Considerando, poi, che i dati sono offerti nell’Atlante per singola Provincia, “possiamo indagare perché nell’ambito di una stessa Regione c’è una mortalità diversa.
L’Atlante diventa quindi il punto di partenza per fare ulteriori ricerche.
Non solo: questi dati scientifici certi permettono di fare politiche differenziate, prevenzione ad hoc, studi sull’ambiente. Sulla salute, infatti, agiscono diversi fattori: ambiente, lavoro, abitazione, vita sociale, fragilità, diagnosi precoci delle malattie per evitare cronicità che hanno costi elevati per il Servizio sanitario nazionale”.
Istruzione e mortalità. “Le persone meno istruite di sesso maschile rispetto alle più istruite mostrano in tutte le Regioni una speranza di vita inferiore di tre anni (tra le donne un anno e mezzo), gap che si somma allo svantaggio delle regioni del Mezzogiorno dove i residenti perdono un ulteriore anno di speranza di vita, indipendentemente dal livello d’istruzione”, si legge nell’Atlante. Tuttavia, “per alcune cause di morte, come quelle tumorali, il rischio è più elevato nelle regioni settentrionali”. In generale, “in Campania si è osservata una speranza di vita alla nascita inferiore di due anni rispetto ai residenti nella maggior parte delle Regioni del centro-nord, sia tra gli uomini sia tra le donne”. In particolare, “le persone con basso titolo di studio hanno una probabilità di morte superiore del 35% tra gli uomini e del 24% tra le donne.
La quota di mortalità attribuibile alle condizioni socio-economiche e di vita associate al basso titolo di studio è pari al 18% tra gli uomini e al 13% tra le donne.
Nel Paese ci sono aree in cui la mortalità è più elevata rispetto alla media nazionale fino al 26% tra gli uomini e al 30% tra le donne, a parità di distribuzione per età e per titolo di studio”. “La mortalità cardiovascolare è più elevata nel Mezzogiorno, indipendentemente dal livello d’istruzione – illustra l’Atlante -. Al contrario, il gradiente di mortalità è crescente da Sud a Nord per i tumori nel loro insieme e per la maggior parte delle singole sedi tumorali. Di particolare interesse l’inedita osservazione di un gradiente Est-Ovest con maggiore mortalità nel Nord-Ovest e sulla costa tirrenica per molte cause, soprattutto per malattie cerebrovascolari e tumori nel loro insieme”.