Rom, ruspe abbatteranno il campo di Castel Romano. 21 luglio: “Si avvicina la campagna elettorale…”
L’associazione ripercorre le vicende riguardanti la grande area F dell’insediamento di Castel Romano, nella capitale. Un documento del comune ordina alle famiglie di lasciare il modulo abitativo entro il 10 settembre. Stasolla: “L’accanimento verso chi meno conta diventa ancora una volta la formula adottata per strappare facile consenso”
Porta la firma di Marco Cardilli, vice capo di Gabinetto della sindaca Virginia Raggi con delega in materia di Sicurezza urbana e direttore ad interim dell’Ufficio speciale rom, sinti e caminanti del Comune di Roma, il documento notificato lo scorso 3 luglio alle 28 famiglie dell’area F del “villaggio” di Castel Romano. “La S.V. – si legge nella missiva - dovrà lasciare il modulo abitativo chi attualmente occupa da cose e persone entro e non oltre il 10 settembre 2020”.
A renderlo noto è l’Associazione 21 luglio, secondo la quale “per rendere più ‘accettabile’ la decisione, il Comune di Roma offre la possibilità alle famiglie interessate di accedere ai benefici previsti dal ‘Piano rom’ attraverso la sottoscrizione del Patto di responsabilità solidale per il quale, come riportato nella missiva, occorre esibire ‘tutta la documentazione necessaria (permessi di soggiorno, passaporti, carta d’identità, tessera sanitaria, dichiarazione ISEE, certificati iscrizioni scolastiche, stati di famiglie, certificazioni sanitarie)’”. Documentazione che, secondo il monitoraggio condotto dalla stessa Associazione 21 luglio, non risulta essere in possesso delle famiglie in questione. “E di questa impossibilità oggettiva – secondo Associazione 21 luglio - il Comune di Roma non può non esserne a conoscenza”.
La comunità rom dell’area F
Marginalità, abbandono, assenza di acqua e di fognature, cumuli di rifiuti, moduli abitativi degradati. “È questo il quadro che emerge nel visitare l’area F dell’insediamento di Castel Romano – afferma la 21 luglio -, abitato da 98 persone originarie di Vlasenica città martire della guerra civile che dal 1992 al 1995 ha insanguinato la Bosnia-Erzegovina, di cui circa la metà (42) sono rappresentati da minori e di essi 18 con età compresa tra 0 e i 3 anni. Sull’area le famiglie erano state collocate dopo il violento sgombero del campo di Tor de’ Cenci, avvenuto il 28 settembre 2012. L’appalto per la costruzione dell’area F, dal valore di 1,2 milioni di euro, era entrato anche nelle carte del processo dell’inchiesta denominata ‘Mafia Capitale’ perché lo stesso riconducibile alle cooperative gestite da Salvatore Buzzi”.
L’area F, insieme all’area K, all’area M e all’area ex Tor Pagnotta - ricorda la 21 luglio -, è parte del “villaggio” di Castel Romano, nato nel 2005 nel cuore della Riserva Naturale di Malafede, a 25 km dal centro della città di Roma. “Nel censimento effettuato dalla stessa Polizia Locale nel giugno 2019 si rilevava la presenza totale di 542 persone di cui 282 sono rappresentati da minori”.
Il bando per il superamento del “villaggio attrezzato” di Castel Romano
L’Associazione 21 luglio ricorda come il 7 maggio 2019 il Comune di Roma, con deliberazione n.80 “ha ravvisato l’opportunità di estendere anche all’insediamento di Castel Romano le misure volte al superamento dei ‘villaggi’ introdotte con la Deliberazione della Giunta Capitolina n.70. Il giorno dopo, l’8 maggio 2019 è stata resa pubblica la Determinazione dirigenziale QE/1426 per l’indizione di una gara per ‘Procedura aperta per l’affidamento dell’appalto relativo al Progetto di inclusione sociale per le persone rom, sinti e caminanti e superamento del villaggio attrezzato di Castel Romano’, con l’obiettivo generale ‘del raggiungimento dell’autonomia dei soggetti coinvolti’ e con i seguenti obiettivi specifici: ‘mappatura dei profili sociali dei singoli nuclei, delle risorse e del capitale sociale del campo; strutturazione e implementazione di progetti individualizzati di inclusione lavorativa per l’acquisizione della piena autonomia delle famiglie e dei singoli; sostegno all’abitare; il rimpatrio assistito; gestione dei servizi esclusivamente dedicati alla popolazione residente in età minore; accompagnamento e tutoring attivo con monitoraggio continuo’”.
L’affidamento prevede la durata di 24 mesi con inizio il 1° dicembre 2019 e la fine il 30 novembre 2021 ed un chiaro cronoprogramma che dovrebbe concludersi nel 2021 con “l’accompagnamento degli ospiti in fase di fuoriuscita”. “L’importo di spesa è pari a 1.826.260 euro – sottolinea l’associazione -. Ad essi va aggiunta la somma da erogare in contributi economici diretti in favore dei singoli nuclei familiari pari a 1.500.000 euro. Il bando è stato aggiudicato il 21 gennaio 2020 ad una RTI avente come capofila la cooperativa sociale Astrolabio e, in qualità di mandante, Arci Solidarietà Onlus e la cooperativa sociale Speha Fresia”.
Per il passaggio dalla baraccopoli all’inclusione abitativa è previsto: il reperimento di abitazioni attraverso il mercato immobiliare privato; il supporto motivazionale e materiale; il reperimento di alloggi attraverso l’associazionismo; i rientri volontari assistiti. Per l’inclusione lavorativa è prevista: l’organizzazione di corsi di formazione finalizzati alla creazione in autonomia di realtà imprenditoriali; la creazione di relazioni fattive con il tessuto produttivo delle aree immediatamente limitrofe all’insediamento; moduli individuali; l’attivazione di tirocini formativi; l’attivazione di interventi economici che possano sostenere l’avvio di piccole realtà imprenditoriali. Per la tutela dei minori presenti nel “villaggio” di Castel Romano è previsto l’utilizzo di un ludobus, di laboratori e doposcuola.
L’abbandono istituzionale e lo sgombero
Continua la 21 luglio: “Qualche settimana dopo l’aggiudicazione del bando per il superamento del ‘villaggio’ è iniziato in Italia il lungo lockdown nel corso del quale i residenti dell’insediamento hanno vissuto nel più totale abbandono istituzionale, segnato da forte deprivazione alimentare, da carenza idrica e, talvolta, anche elettrica. Poi, alla fine dello stesso, agenti della Polizia Locale si sono presentati presso le famiglie dell’area F per notificare lo sgombero dell’area previsto per il 10 settembre”.
Secondo Associazione 21 luglio, che dall’inizio del lockdown ha settimanalmente visitato l’insediamento lungo la via Pontina per distribuire “pacchi bebè”, tale notifica appare come un “gravissimo atto segnato da inaudita violenza che sembra ripercorrere la storia dello sgombero di Camping River, avvenuto due anni fa quando, al termine della vicenda, quasi 300 persone finirono in strada strada sulla quale, parcellizzati in una miriade di insediamenti informali, molti ancora si trovano”.
Per tale ragione, l’Associazione chiede l’immediata sospensione dell’azione di sgombero non comprendendo “l’arbitraria esclusione de facto delle 28 famiglie dalle azioni già previste dal bando per il superamento del villaggio”.
Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio, sottolinea come “per il ‘villaggio’ di Castel Romano il Comune di Roma si è già impegnato per un percorso di due anni volto alla fuoriuscita graduale delle famiglie verso soluzioni abitative adeguate. Per fare ciò si sono destinati 3,3 milioni di euro di denaro pubblico. Questa accelerazione verso lo sgombero potrebbe apparire incomprensibile e, da parte nostra, come Associazione per la tutela dei diritti umani, faremo il possibile per sostenere le famiglie vittime di questa azione istituzionale carica di violenza. Evidentemente – sostiene Stasolla – si sta iniziando la campagna elettorale e, come accaduto nel passato, l’accanimento verso che meno conta, a partire da donne e bambini in condizione di emarginazione sociale e povertà estrema, diventa ancora una volta la formula adottata per strappare facile consenso. Il nostro auspicio è che la battaglia per i diritti delle 28 famiglie non ci veda in condizione di solitudine e per questo ci attendiamo una chiara e ferma presa di posizione in primis da parte delle organizzazioni coinvolte nel percorso del superamento del villaggio”.