Rinascere da un “sì”. Il matrimonio di Dolores e Attilio, i senza dimora dell'aeroporto di Malpensa

Si può coronare una storia d’amore che dura tre decenni solo con una firma ed un paio di pasticcini? Certo che no.

Rinascere da un “sì”. Il matrimonio di Dolores e Attilio, i senza dimora dell'aeroporto di Malpensa

All’aeroporto di Malpensa vedono migliaia di persone trascinare valigie e spingere trolley col naso all’insù e gli occhi fissi sui tabelloni elettronici. Un via vai di valigie piene di sogni e di luoghi da visitare, un continuo intrecciarsi di trolley zeppi di progetti da realizzare.

Attilio e Dolores in aeroporto sono di casa. O meglio, sono “a casa”. Da cinque anni. Da quando, cioè, una serie di disavventure e difficoltà li ha portati a perdere tutto. Da cinque anni dormono, nei loro sacchi a pelo, sulle sedie dell’aeroporto di Malpensa. Alle prime luci dell’alba sistemano le loro poche cose e si mettono in viaggio. Destinazione Varese. Una quarantina di minuti in treno e poi, tutti giorni (o quasi) raggiungono a piedi via Bainsizza, dove ha la sua sede il Centro diurno “Il viandante”. Qui Dolores e Attilio hanno trovato una seconda famiglia.

Problemi ad entrambe le gambe costringono Dolores su una sedia a rotelle. Una prima operazione, qualche tempo fa, le ha permesso di camminare per brevi tratti, sorretta dalle stampelle. Tra qualche settimana una seconda operazione – rimandata in precedenza a causa della pandemia – dovrebbe garantirle una maggiore autonomia nei movimenti. Ma nel frattempo c’è Attilio, sempre pronto a prendersi cura di lei. Per starle accanto non ha più potuto fare l’autista di camion.

Attilio e Dolores si intendono anche solo con uno sguardo. 59 anni lui, 50 lei, trent’anni di vita insieme e un’innumerevole serie di difficoltà che hanno cementato la loro storia d’amore. Storia a cui, però, mancava ancora l’ufficialità.

“Abbiamo progettato insieme di sposarci – racconta Attilio – pensavamo solo di andare in Comune e fare una firma e due pasticcini”.

Il loro sogno lo hanno condiviso con gli amici de “Il Viandante”: una cerimonia semplice semplice – loro non possono permettersi nulla di più –, in Comune a Varese, di fronte al sindaco Davide Galimberti, al quale hanno scritto una lettera.

Ma si può coronare una storia d’amore che dura tre decenni solo con una firma ed un paio di pasticcini? Certo che no.

E così è iniziato il passaparola. A Varese Dolores e Attilio sono molto conosciuti non solo al centro diurno “Il viandante”, ma anche tra quanti operano nel sociale. E tutti hanno voluto dare il loro contributo – anche piccolo – per far sì che martedì 30 agosto rimanesse scolpito negli occhi e nel cuore dei due novelli sposi.

In tanti hanno partecipato all’organizzazione della festa. La Caritas di Gallarate e Masnago ha provveduto all’abito bianco per Dolores e quella di Gallarate ha pensato a quello dello sposo. Maura Aimini, attivista per i senza fissa dimora che di professione è parrucchiera ed estetista, ha provveduto al trucco e all’acconciatura della sposa. Alla torta nuziale ci hanno pensato gli Alpini di Varese, mentre le loro mogli hanno preparato il bouquet della sposa.

Il pranzo di nozze si è svolto nel cortile della sede de “Il viandante”, dove è stato sistemato un gazebo che ha ospitato il tavolo degli sposi. Il menù è stato preparato con il cibo che viene donato al centro dal Banco alimentare. Carne e altre pietanze “di lusso” sono state acquistate grazie ad una serie di offerte arrivate, per l’occasione, da alcuni privati cittadini. E c’è stato anche chi si è presentato in via Bainsizza con una scatola di confetti. Perché in un matrimonio non possono mancare certo i confetti.

“Con tutti i volontari abbiamo partecipato volentieri a fare questa sorpresa a Dolores e Attilio che da 5 anni frequentano il nostro centro – racconta Mariarosa Sabella, presidente dell’associazione “Camminiamo insieme”, che gestisce “Il viandante” –. Grazie a grandi e piccoli amici di Varese che ci hanno sostenuto nell’organizzazione di questa festa”.

Un vero e proprio reportage, pubblicato sulla pagina Fb de “Il viandante”, racconta la preparazione della festa così come la giornata del matrimonio, che è stata una giornata di festa non solo per i novelli sposi, ma anche per i tanti “invisibili” che frequentano il centro di via Bainsizza.

Testimone di Attilio è stata Mariarosa Sabella, mentre testimone di Dolores è stato Davide Franzi, volontario dell’associazione “Pane di sant’Antonio”. A celebrare le nozze il primo cittadino di Varese. “È un momento bellissimo per voi – ha detto Davide Galimberti nella sala dei matrimoni di Palazzo Estense a Varese – si vede dai vostri occhi e dai vostri volti. Dopo trent’anni avete deciso di fare questo passo importante, circondati da affetto e di chi vi ha accompagnato in questo percorso. Vi auguro un futuro circondato dalle persone che oggi vi accompagnano e dalla vostra voglia di stare insieme”.

Con le offerte raccolte dai volontari de “Il viandante” è stato possibile organizzare anche tre giorni di “viaggio di nozze” in hotel, dove Dolores e Attilio hanno potuto dormire in un vero letto, invece che sulle sedie dell’aeroporto. E poi colazione in pasticceria e cena offerta.

La speranza dei due novelli sposi è ora quella di poter tornare presto ad una vita normale. “Chiediamo solo un lavoro e una piccola casa”, spiega Dolores. E c’è stato chi si è attivato subito per realizzare questo loro sogno. A 48 ore dalla festa, Attilio ha iniziato a lavorare, in prova, come aiuto in cucina. E mentre lui sarà al lavoro, i volontari de “Il viandante” si prenderanno cura di Dolores.

“Guardiamo oltre – invita Mariarosa Sabella – guardiamo le persone oltre a quello che ci appaiono. Non c’è più il barbone di una volta, con i pantaloni strappati. Ci sono uomini e donne pieni di dignità, che hanno sofferto e che hanno solo voglia di rialzarsi. Ma per farlo dobbiamo essere tutte le associazioni, piccole e grandi, unite e mettere ognuno le nostre capacità nel nostro piccolo. Senza pretendere di risolvere la vita alle persone. Dando loro semplicemente un sorriso, un abbraccio e della speranza. Ma queste speranze si devono concretizzare. Perché nessuno di noi ha il diritto di togliere la speranza e i sogni alle persone”.

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Fonte: Sir