Ricominciare, sì, ma quando? Non si sa ancora quando e come riapriranno le scuole del nostro Paese
Mentre si annuncia l’intervento di Mattarella a Vo' Euganeo, proprio l’inizio dell’anno scolastico resta fortemente nell’incertezza.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aprirà l’anno scolastico a Vo’ Euganeo, in provincia di Padova. Non è un luogo come gli altri, perché questo Comune fino a poco tempo fa ben poco conosciuto, oggi ricorda a tutti, immediatamente, la tragedia del Covid: si tratta infatti del focolaio del Coronavirus in Veneto.
Vo’ è il Comune dove si contò la prima vittima italiana da Covid, Adriano Trevisan. Fu anche il primo Comune che prese una decisione forte nel segno del contrasto al virus: qui, su decisione del governatore del Veneto, Luca Zaia, vennero fatti i tamponi a tutta la popolazione e si innescò un meccanismo virtuoso per la lotta all’epidemia.
Ricominciare da Vo’ ha un significato simbolico forte ed è stata la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a ricordarlo subito, con un post su Facebook: “La scelta del Presidente della Repubblica di inaugurare il prossimo anno scolastico a Vo’ Euganeo è la conferma della sua grande attenzione per la scuola. Lo ringrazio”. La ministra parla di “un segnale bellissimo”, prima di ricordare che “quella di Vo’ è stata una comunità scolastica particolarmente colpita, che ha saputo reagire con forza all’emergenza”. Naturalmente, “sarà un onore essere presente come Ministra dell’Istruzione”.
Mattarella è da sempre molto attento ai temi della scuola e non mancano nella sua azione di presidente della Repubblica parole e gesti di cura verso il sistema educativo, il mondo scolastico inteso come una delle prime risorse del Paese. Anche la decisione di andare in Veneto conferma l’attenzione presidenziale.
Ma mentre si annuncia l’intervento di Mattarella, proprio l’inizio dell’anno scolastico resta fortemente nell’incertezza. Non si sa ancora, infatti, quando e come riapriranno le scuole del nostro Paese. Oltre alle discussioni che si protraggono sui temi della sicurezza – come attrezzare le aule scolastiche, come garantire “assembramenti” e insieme garanzie contro il contagio possibile ancora nel prossimo autunno – adesso interferiscono con la prossima apertura dell’anno scolastico anche il tema dell’election day, la data per le elezioni amministrative e l’incrocio con l’esigenza delle Regioni di non anticipare troppo per dare un po’ di respiro in più al mondo del turismo. Se la Ministra, infatti, pensava di dare il via alle macchine dal primo di settembre, ecco che da alcune regioni si insiste per mantenere le date abituali degli ultimi anni (dal 10 al 15 settembre); se i nove milioni di studenti e le loro famiglie dovessero tornare entro il 31 agosto si perderebbero 15 giorni di vacanze, in un tempo magari propizio per il settore turistico, già in sofferenza. Così adesso sembra che il primo settembre potrebbero cominciare solo quanti hanno avuto “debiti” da recuperare (ma è tutto da vedere). E infine ecco lo spauracchio delle elezioni il 20 settembre: si rischia di aprire le scuole qualche giorno prima e richiuderle subito, per ricominciare almeno una settimana dopo…. Immaginate il caos tra protocolli di sicurezza, mobilità ecc. ecc.
I problemi sono sul tappeto e non serve banalizzarli. Tuttavia, con buona pace dell’importanza dichiarata ogni anno dal nostro presidente Mattarella e dall’impegno di accendere sulla scuola i riflettori dell’attenzione di tutto il Paese, l’impressione è che il settore scolastico resti la cenerentola di turno. Tutto viene prima. Si potrebbero scrivere tante cose, ma in mente viene anzitutto una domanda: a quando un vero cambiamento?