Repubblica Centrafricana, Msf: "Attacchi incessanti contro pazienti e personale sanitario"

"Saccheggi a decine di strutture che sono state danneggiate e occupate da uomini armati":  è la denuncia della ong, costretta a sospendere temporaneamente le attività mediche. "Problema strutturale nei periodi di conflitto

Repubblica Centrafricana, Msf: "Attacchi incessanti contro pazienti e personale sanitario"

“Attacchi incessanti contro pazienti, personale sanitario e strutture sanitarie in Repubblica Centrafricana stanno causando la sospensione delle attività mediche nel paese, colpito da mesi da una nuova ondata di violenza. L’accesso alle cure per la popolazione è sempre più limitato”. E’ la denuncia di Medici Senza Frontiere, che opera nella regione dal 1997 dove gestisce attualmente 13 progetti, costretta a sospendere temporaneamente le attività mediche. “Da dicembre la ripresa del conflitto ha avuto un pesante impatto sulla popolazione e sull’assistenza sanitaria - spiega d Rhian Gastineau, capomissione di Msf in Rca - Siamo estremamente preoccupati per i ripetuti attacchi ai pazienti, agli operatori sanitari e alle strutture mediche"    "Negli ultimi sei mesi, i team di Msf sono stati testimoni di saccheggi a decine di strutture sanitarie che sono state danneggiate e occupate da uomini armati. - si legge in una nota - A causa delle incursioni armate negli ospedali molti pazienti sono stati esposti a violenza, abusi fisici, interrogatori e arresti. Gli operatori sanitari comunitari nelle aree rurali sono stati minacciati e aggrediti, mentre gli addetti alle consegne in motocicletta di medicinali salvavita e al trasporto in ospedale di pazienti feriti sono stati attaccati, feriti e derubati. Questi atti di violenza sono generalmente attribuiti dalle parti in conflitto a frange incontrollate dei vari gruppi armati".  

Msf sottolinea che, a causa della situazione, ha dovuto sospendere temporaneamente le attività mediche, dalle cure salvavita alla supervisione del personale di alcuni centri sanitari, dalla fornitura di medicinali al trasporto dei pazienti. “Sospendere le attività rende la popolazione ancora più vulnerabile e può causare morti evitabili di bambini e donne con complicanze durante la gravidanza o al momento del parto”, spiega Gisa Kohler, capo progetto di Msf in Rca. A Paoua, Bria e in altre zone, ad esempio, la situazione di crescente insicurezza ha impedito a Msf di visitare regolarmente i centri sanitari periferici supportati. Questo ha un profondo impatto sulla qualità delle cure fornite e provoca l’interruzione delle forniture di medicinali essenziali.  Ad aprile, a causa degli elevati rischi, l'organizzazione ha dovuto ridurre i trasferimenti di pazienti in motocicletta dalle zone rurali di Kabo. Di conseguenza il numero di pazienti trasferiti ogni mese si è quasi dimezzato. A giugno, gli operatori sanitari all’interno delle comunità in alcune zone intorno a Kabo sono riusciti a portare a termine solo un quarto del numero di visite settimanali che svolgevano solitamente, a causa della situazione di insicurezza generale.

La sospensione e la riduzione delle attività mediche in numerose aree in cui lavoriamo è davvero preoccupante, soprattutto adesso con la stagione delle piogge in corso che causa un picco di casi di malaria e altre malattie potenzialmente mortali”, conclude Kohler. Una delle conseguenze di questa crescente insicurezza, spiega l'organizzazione, è che molte persone hanno troppa paura di lasciare le proprie case per andare dal medico. Inoltre, molte équipe mediche sono state costrette ad abbandonare il luogo di lavoro alla ricerca di un posto sicuro. In alcune occasioni la violenza ha portato le persone a rinunciare dal recarsi presso le strutture ospedaliere alla ricerca di protezione, portando anche all’interruzione dei servizi sanitari. A volte, com’è successo a Kabo questo mese, già solo il timore di un nuovo attacco è bastato a creare un improvviso movimento di persone in preda al panico.   “Purtroppo non è la prima volta che episodi di violenza hanno un impatto a livello medico in Rca - afferma Gastineau  - Si tratta di un problema strutturale nei periodi di conflitto. I numerosi gruppi armati e il conflitto in corso hanno causato condizioni instabili, che si ripercuotono anche nelle zone considerate un tempo relativamente sicure, rendendo ancora più difficile l’accesso alle cure mediche per una popolazione che già fa fatica ad avere quelle di base"  Msf lancia un appello urgente al governo e a tutte le parti in conflitto affinché si rispetti la neutralità delle strutture mediche e si permetta alla popolazione di accedere all’assistenza medico umanitaria.  “Ora più che mai tutte le parti coinvolte nel conflitto dovrebbero rispettare ancor di più il diritto internazionale umanitario, inclusa la protezione di civili e strutture mediche, mezzi di trasporto e staff”, conclude Gastineau.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)