Rendiconto annuale 2019. Il bilancio della Diocesi: la trasparenza diventa cultura nelle comunità
Rendiconto annuale 2019. Niente presentazione, ma anche quest'anno la Diocesi di Padova pubblica il suo bilancio certificato, già disponibile on line. Ampia risposta delle parrocchie a presentare il proprio rendiconto. Nascono tre fondazioni per altrettante rsa. I conti confermano che le parrocchie sono chiamate a un discernimento sui beni necessari oggi. La gestione dipende sempre dalle scelte pastorali
«Il dolore, l’incertezza, il timore e la consapevolezza dei propri limiti che la pandemia ha suscitato, fanno risuonare l’appello a ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra vita».
La direzione che papa Francesco traccia al numero 33 della recente enciclica Fratelli tutti sembra descrivere perfettamente il cammino che la Chiesa di Padova sta compiendo in questi quattro anni in cui ha preso con decisione la via della trasparenza pubblicando e certificando il proprio bilancio. Al termine di questo 2020, arriva dunque il Rendiconto 2019 dell’ente diocesi, degli enti collegati e delle parrocchie. Tutto il materiale è disponibile su diocesipadova.it, poiché la pandemia in atto non ha permesso una presentazione come negli anni scorsi.
Nella sua relazione di missione il vicario episcopale per i beni temporali della Chiesa, don Gabriele Pipinato, torna sulle parola del pontefice: «Papa Francesco parla a tutto il mondo, ma chiede a noi di partire, iniziando dalle nostre comunità cristiane dove viviamo divisioni e lacerazioni tanto umane ma anche tanto dolorose: ci chiede di far finalmente prevalere il “noi” della comunione. Solo insieme possiamo salvarci».
Al centro le comunità
Per il secondo anno il bilancio diocesano viene sottoposto alla revisione da parte di una società esterna, la PricewaterhouseCoopers (Pwc), scelta condivisa anche dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha sottoposto il proprio bilancio relativo a 2019 alla revisione contabile volontaria.
«Come Chiesa di Padova continuiamo pertanto ad assumerci l’impegno di dare ai cristiani un’adeguata rendicontazione economico-finanziaria – spiega Vanna Ceretta, economa diocesana – Non è un obbligo, ma una responsabilità perché, come ci dice il vescovo Claudio, “ci attende una verifica ben più rigorosa rispetto a quella del certificatore e una trasparenza molto più esigente rispetto a quella del mondo: è la coerenza con il Vangelo”».
Il grande lavoro, ancora una volta è stato fatto sul fronte parrocchiale. Nonostante la compilazione del bilancio sia gravosa, ben 423 comunità su 459 sono state puntuali nella presentazione. «Laici e presbiteri si sono impegnati davvero molto, è il segno che la cultura della trasparenza sta penetrando la nostra Chiesa a tutti i livelli – riprende Ceretta – D’altra parte emergono segni inequivocabili del bisogno di alleggerirci nelle strutture che abbiamo. Questi dati precedono la grande crisi legata al Covid, ma già segnalano un calo del 7-8 per cento nelle entrate. Il prossimo anno registreremo la grande perdita causata dallo stop alle messe e alle sagre». Ed è qui, che la riflessione di papa Francesco ritorna: «Dobbiamo tutti porci in discernimento: tenendo presente il legame con la storia della comunità, che gli stessi immobili rappresentano, chiediamoci oggi che cosa ci serve davvero. La gestione economica dipende dalle scelte pastorali, per questo è importante che il protagonista sia il popolo di Dio».
L’esempio proviene da Romano d’Ezzelino, dove la parrocchia di San Giacomo, proprio alla vigilia del lockdown si era presentata in curia, con parroco e consiglio per la gestione economica, per discutere la costruzione di nuove cucine per la sagra, il grest e altre iniziative. «È stato un incontro schietto – commenta il parroco, don Moreno Nalesso – La nostra comunità è molto vitale, tantissimi laici si impegnano su più fronti: non abbiamo capito subito la preoccupazione espressa dall’economato per la nostra intenzione di costruire. Quello che per noi era normale, ai loro occhi era faraonico». Poi però la prospettiva è cambiata. «Questa stretta allo stomaco iniziale ci ha fatto riflettere – continua don Moreno – Ci siamo confrontati a lungo nel consiglio pastorale e con il comitato sagra e ci siamo resi conto che risistemare gli spazi già esistenti per ricavare le cucine ci avrebbe dato la possibilità di migliorarli: rivedere la disposizione del bar e dell’auditorium ci consentirà di creare nuove dinamiche anche per i giovani. Ora c’è attesa per il via libera dalla curia».
La cura per gli anziani
Altro grande passo avanti che ha caratterizzato lo scorso anno si è registrato nella gestione di tre residenze di servizio per anziani storicamente legate ad altrettante parrocchie. Le case di riposo di Alano di Piave, Fonzaso e Quero, sono diventate altrettante fondazioni partecipata dalla Diocesi (per Quero l’iter è in fase di conclusione, ndr). «L’obiettivo di questa operazione è di dare una vera governance a queste strutture e di conferire loro solidità – spiega don Marco Cagol, già vicario episcopale per il territorio che ha seguito la nascita delle fondazioni – Abbiamo scelto una formula complessa che però ha concesso di mantenere le rsa ancorate alla parrocchia in cui sono nate: il passo successivo sarà generare strategie comuni tra gli enti. Oggi la gestione è al sicuro, le comunità sono chiamate ad accrescere queste strutture sul piano pastorale, rendendole centri di formazione alla carità e luogo di incontro e relazione con gli anziani».
I numeri
Il Rapporto annuale 2019 (disponibile in forma integrale su diocesipadova.it) conferma per lo scorso anno il disavanzo dell’ente Diocesi per 1 milione e 47 mila euro. La Diocesi ha investito un milione in pastorale, 1,8 per culto e religione, 3,1 milioni per la carità.
Per quanto riguarda le parrocchie, nel 2019 hanno avuto entrate per 52,4 milioni di euro e uscite per 46,5. La passività è passata da 80 a 74,2 milioni di euro con un netto calo di mutui e fidi.
Consigli per la gestione economica, nuove idee per il 2021
La pandemia da Covid-19 in atto non permetterà la formazione per i consigli per la gestione economica che negli ultimi anni, tra gennaio e febbraio, vedeva 1.200 laici partecipare. «Dal nostro punto di vista la relazione con i consigli e la formazione rimangono centrali – sottolinea Vanna Ceretta – per questo stiamo studiando nuove formule per raggiungerli, anche grazie alla Difesa del popolo».