Produzione e inflazione, le due battaglie dei campi. L’agricoltura ha visto diminuire il suo Pil mentre i prezzi degli alimenti crescono

Nell’ambito del Pnrr, gli agricoltori hanno presentato progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura.

Produzione e inflazione, le due battaglie dei campi. L’agricoltura ha visto diminuire il suo Pil mentre i prezzi degli alimenti crescono

L’agricoltura segna il passo mentre l’inflazione continua a colpire i prodotti alimentari. Situazione delicata, quella dei campi e in generale della filiera agroalimentare, che merita tutta l’attenzione possibile soprattutto per quanto riguarda il potere d’acquisto delle famiglie. Senza dire delle difficoltà alle quali le imprese agricole devono rispondere.

Stando ai dati Istat riferiti al 2022, Coldiretti ha fatto rilevare che, in controtendenza rispetto all’andamento generale dell’anno, il valore aggiunto dei campi e delle stalle italiane è diminuito dell’1,8%. Si tratta del risultato, commentano i coltivatori, “dell’aumento dei costi energetici e dell’impatto dei cambiamenti climatici, tra maltempo e siccità”. Detto in altri termini, a pesare è stato il taglio dei raccolti in molti settori per effetto del clima anomalo e l’aumento dei costi di produzione che si è ampliato e consolidato nel corso del 2022 in buona parte per le conseguenze del conflitto in atto in Ucraina che ha prodotto una forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici.

Meno prodotto agricolo, quindi. E meno imprese agricole. Stando sempre alle stime dei coltivatori su dati Movimprese di Unioncamere, le aziende agricole sono in diminuite nel 2022 di -3363 realtà. Sembra, quest’ultimo, un numero contenuto, in realtà si tratta di un taglio importante della capacità produttiva del comparto.

Poi c’è il problema dell’inflazione. Che viene “spinta” proprio dai rincari dei prezzi degli alimentari con, dicono ancora i coltivatori, in cima alla classifica dei prodotti lo zucchero con un +54%, davanti all’olio di semi (+46%), soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al terzo posto c’è il riso con un +39%. Ma a soffrire dell’aumento dei prezzi ci sono pure alimenti di base come il latte, il pane, i formaggi. A conti fatti, si tratta di un aumento medio dei prezzi degli alimentari pari al 13,2%. Con le famiglie che sono costrette a tirare la cinghia. Così come, d’altra parte, le imprese agricole sono a loro volta alle prese con i rincari di una serie importante di materie prime.

È quindi una battaglia su due fronti quella che stanno combattendo non solo le aziende agricole ma di fatto anche le famiglie. E a ben vedere tutto il Paese. Da un lato, si tratta di riprendere a produrre a costi competitivi (tenendo anche conto però che alcuni elementi della produzione, come quelli climatici, non sono controllabili). Dall’altro, occorre fare i conti con redditi contenuti e costi in salita sul fronte del consumo al dettaglio. Ma serve anche investire. Che è poi quanto chiedono a gran voce tutti gli agricoltori. Anche per mezzo dell’intervento delle istituzioni a vari livelli. Coldiretti, per esempio, ha chiesto addirittura di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”. Richiesta probabilmente non realizzabile in pieno, ma che dà il segno di quanto elevata sia la pressione sul comparto. Anche se i progetti ci sarebbero già. Nell’ambito proprio del Pnrr, gli agricoltori hanno presentato progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura. Si tratterebbe di oltre 50 proposte che coinvolgono “migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti”. Insomma, le idee per fare bene ci sono.

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Fonte: Sir