Povertà a Roma, "il 14,1% della popolazione a rischio"
Rapporto Caritas “False ripartenze?”: quasi il 6% di cittadini romani arrivano alla fine del mese con grande difficoltà (8,2% in Italia), il 10,3% vive una condizione di “grave deprivazione materiale" e il 23,6% di disagio economico. Quasi il 45% della popolazione vive sola
Nel 2020 a Roma il 14,1% della popolazione è a rischio povertà, una “percentuale superiore a quella che si registra in altre grandi città come Torino, Firenze, Milano e Genova”. Quasi il 6% di cittadini romani, pur non rientrando nel gruppo di coloro a rischio povertà, dichiarano di arrivare alla fine del mese con grande difficoltà (8,2% in Italia) il 10,3% vive una condizione di “grave deprivazione materiale” e il l 23,6% di "disagio economico". Lo rivela del Rapporto “Povertà a Roma: un punto di vista. False ripartenze?”, realizzato dalla Caritas diocesana e presentata oggi. Un volume di 154 pagine che fotografa la condizione della capitale e documenta le numerose iniziative promosse dalle parrocchie di Roma negli ultimi due anni della pandemia.
Gli osservatori segnalano che “nella Capitale le disuguaglianze reddituali si stanno sempre più acutizzando se si considera che il 41,1% dei cittadini presenta un reddito individuale pari o inferiore a 15.000 euro mentre il 2,4% della popolazione romana può contare su redditi individuali superiori a 100.000 euro, pari al 18% del totale del reddito cittadino”. E la nazionalità rappresenta un “elemento di svantaggio”: i redditi medi procapite dei cittadini italiani sono di 27.633 euro, mentre nel caso di persone straniere cala a 14.458.
Il peso del "lavoro povero". Gli osservatori segnalano non solo il tasso di occupazione (69,9%) e quello di mancata partecipazione al lavoro (pari al 14,4%), ma anche il cosiddetto “lavoro povero”: il 21%dei lavoratori ha contratti a termine da più di 5 anni, "una condizione che riguarda coloro che si trovano nella cosiddetta trappola della precarietà", sottolineano. Ad essa si va ad aggiungere la situazione dei dipendenti con una retribuzione inferiore ai due terzi di quella mediana sul totale, che a Roma raggiunge il 13,5% dei lavoratori, con valori superiori a quelli del Lazio (11,1%) e a quella di alcuni altri grandi Comuni come Milano (12,5%), Bologna (11,5%), Genova (10,9%), Firenze (8,3%) e Torino (8,1%). Anche nella fattispecie del part-time involontario Roma si posiziona peggio di Firenze, Torino, Genova e Milano e sopra la media italiana dell’11,7%, con il 13,8% sul totale dei dipendenti.
Quasi il 45% della popolazione romana vive sola. Era il l 44,6% nell'anno precedente. Nella capitale crescono le famiglie costituite da una sola persona; in particolare i valori massimi di famiglie monocomponenti si registrano nel I Municipio (58,5%) e quelli minimi nel VI Municipio (36,6%). Se a livello nazionale (Rapporto BES 2020) quasi la metà della popolazione italiana si dichiara soddisfatta della propria vita in generale e il 33,4% delle persone sopra i 14 anni si dicono soddisfatte per le loro relazioni familiari, andando ad osservare le relazioni familiari dei cittadini romani si scopre che “il 33,2% delle persone esprime un giudizio molto positivo in termini di soddisfazione (con una lieve inflessione rispetto al dato nazionale)”.
La rete delle "parrocchie per la salute”. Durante il primo anno di pandemia, il 18% delle parrocchie ha predisposto un apposito servizio sanitario. Tra queste il 47% aveva attivi interventi di “consulenza psicologica”, il 36% di “dispensazione e raccolta farmaci”, il 34 % di “ambulatorio, visite mediche, visite specialistiche”, il 18% “collaborazioni con associazioni del territorio per visite mediche”. Lo evidenza un sondaggio realizzato dall’Area sanitaria della Caritas diocesana nel giugno 2021 in 87 centri di ascolto parrocchiali aderenti alla “Rete diocesana delle parrocchie per la salute”. Tra le richieste ricevute, anche da quelle che non hanno attivi servizi sanitari, spicca il “sostegno per acquisto di farmaci” (81%), “sostegno al pagamento di ticket sanitario” (47%), “accompagno a visite mediche” (44%), “sostegno per il reperimento di mascherine” (28%), “visite mediche specialistiche” (22%), “cure odontoiatriche” (9%). Nell’85% delle risposte le richieste di aiuto sono arrivate indifferentemente sia da persone italiane che straniere, mentre nel 13% dei casi le richieste hanno riguardato “soprattutto persone italiane”. Gli operatori parrocchiali hanno inoltre evidenziato che nel 71% dei casi a motivare il ricorso alla parrocchia sia stata la “mancanza di risorse economiche”; nel 48% perché la parrocchia è “luogo che ispira fiducia e in cui è possibile entrare in relazione”; nel 28% perché trovano “operatori qualificati per orientarli” verso il Servizio sanitario; nel 20% perché “non hanno altri riferimenti per avere informazioni”.