Pnrr, un’opportunità per ridurre le diseguaglianze di genere

Nel documento di sintesi del convegno “Dati per contare”, Period Think Tank propone il superamento della famiglia come unità di analisi dei fenomeni economici e sociali, e l’individuazione di indicatori sulla qualità del lavoro e sui settori di impiego delle donne. “Mancano dati per misurare l’impatto”

Pnrr, un’opportunità per ridurre le diseguaglianze di genere

“L’arrivo dei fondi del Pnrr è una grande opportunità e, allo stesso tempo, una responsabilità, per realizzare cambiamenti profondi da tempo attesi e per colmare i divari di genere esistenti nel nostro Paese”. Giulia Sudano, presidente di Period, il think tank che, partendo dagli open data, produce ricerca, report data driven e policy per favorire il raggiungimento dell’equità di genere. Lo scorso 30 novembre, assieme alla Regione Emilia-Romagna, Period ha organizzato il convegno  “Dati per contare. Statistiche e indicatori di genere per un Pnrr equo”, durante il quale ha lanciato una chiamata a costruire una rete per una strategia per l’equità di genere nazionale, che unisca associazioni, gruppi, movimenti e le istituzioni territoriali.

“Per misurare l’impatto del Pnrr è necessario partire dall’analisi di dati disaggregati per genere e liberi da stereotipi, disponibili in formato aperto a tutti i livelli territoriali, da quello nazionale a quello comunale, e tra loro interoperabili – spiega Sudano –. Per avere questi dati servono investimenti ad hoc. Senza dati non è possibile monitorare l’impatto di genere delle politiche pubbliche, né tantomeno si può dare per raggiunto di fatto alcun obiettivo o traguardo in tema di diseguaglianze di genere”.

Nel Pnrr gli interventi con diretto impatto sulle donne rappresentano solo l’1,6 per cento del totale (3,1 miliardi di euro circa), e si concentrano nelle missioni 4 e 5 (istruzione e ricerca, e inclusione e coesione). Il 18,5 per cento dei fondi (35,4 miliardi di euro) riguarda misure che potrebbero avere riflessi positivi, anche indiretti, nella riduzione dei divari a svantaggio delle donne; mentre, per la parte restante degli interventi del Pnrr (77,9 per cento, pari a 153 miliardi di euro), la possibilità di incidere per ridurre divari di genere esistenti dipende in larga misura dai dettagli dell’attuazione. “Questo significa che questa attuazione andrà monitorata e ne andranno misurati gli impatti – afferma Sudano –. Narrazioni edulcorate costruite con indicatori parziali o impropri o addirittura senza alcuna lettura di genere dei dati, non solo non miglioreranno la condizione delle donne, ma ci esporranno perfino al rischio di peggiorarla. Sarebbe un errore clamoroso e inaccettabile”.

La giornata del convegno “Dati per contare” si è strutturata in tavoli di lavoro a cui hanno partecipato esperte e personale della pubblica amministrazione, che hanno prodotto, nei diversi ambiti, numerose proposte concrete. Tra queste, in tema di occupazione e imprenditoria, l'individuazione di indicatori sulla qualità e sui carichi di lavoro delle donne, anche nel lavoro di cura e domestico, e la misurazione della longevità delle imprese femminili. In tema di welfare, il superamento della famiglia come unità di misura e analisi dei fenomeni economici e sociali, e in particolare la raccolta di dati disaggregati per genere sull’accesso alle case pubbliche e al cohousing sociale.

“Con la nostra campagna #datipercontare , rilanciamo la richiesta a tutte le istituzioni, a partire dai Comuni, di raccogliere e disaggregare per genere i dati necessari a costruire una valutazione di impatto di genere preventiva delle azioni, dei programmi e dei progetti da attuare nel quadro del Pnrr e al loro monitoraggio”, conclude Sudano.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)